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Giacomo Mancini non si sfratta, «per spostare la statua serve l’accordo delle parti»

Lo sfratto finito in tribunale. La famiglia: «Cosenza non è Gomorra». I legali: «È come spostare la statua di Telesio da piazza XV Marzo»

Pubblicato il: 08/02/2025 – 14:17
di Fabio Benincasa
Giacomo Mancini non si sfratta, «per spostare la statua serve l’accordo delle parti»

COSENZA Gli stand degli artigiani riempiono Corso Mazzini, nel tratto che conduce a Palazzo dei Bruzi, esattamente davanti la statua di Giacomo Mancini: quella al centro della diatriba – ora giudiziaria – tra la Fondazione e il Comune deciso a sfrattare l’opera per destinarla altrove. Un sopruso per la famiglia del “Leone Socialista” che alla ricezione della seconda pec da parte del sindaco Franz Caruso ha deciso di rivolgersi agli avvocati Oreste e Achille Morcavallo. Questa mattina, la conferenza stampa, davanti la statua della discordia.

La posizione della famiglia Mancini

«Sul Mab c’è posto giustamente per gli artigiani ma non c’è posto per Giacomo Mancini, ma Caruso deve capire che questa è Cosenza e non è Gomorra e il comune deve essere una casa di vetro e non una guapperia». Va giù duro Giacomo Mancini – nipote del Leone socialista – ai nostri microfoni. «Le leggi devono essere rispettate, ad iniziare dal sindaco che è un cittadino come gli altri. Questo sfratto viola ogni regola, ogni legge, straccia un contratto, una convenzione stipulata tra Comune e Fondazione che indicava in questo luogo quello più adatto per posare la statua, la Fondazione ha deciso immediatamente di presentare il ricorso e chiedere al Tribunale che venga fatta giustizia».
Ancora più netto il commento di Pietro Mancini, presidente della Fondazione. «Ho ricevuto la solidarietà di tanti cosentini che hanno compreso che non si trattava di una protesta astratta ma di un simbolo che appartiene alla regione, alla memoria di migliaia di Cosentini. Sono certo che Giacomo Mancini da lassù approvi questa nostra battaglia, contro di noi ci sono quelli che dietro scartoffie, che i legali tra l’altro avranno modo di confutare, si dimostrano senza cuore, senza memoria e senza anima e sono quelli che non hanno avuto il coraggio di misurarsi con Giacomo Mancini in vita perché lo temevano». Pietro Mancini dice di aver ricevuto «una bella telefonata dell’ex ministro del Marco Minniti, anche da esponenti del centrodestra ho avuto solidarietà e quindi andremo avanti». E infine, la chiosa. «Vogliamo far sì che, al contrario di quello che prevedeva la legge del banchiere inglese Grisham, stavolta la moneta cattiva non scacci quella buona».

Il ricorso

Sulla natura del ricorso, arrivano le delucidazioni degli avvocati Oreste Morcavallo e Achille Morcavallo. «La cosa che più dispiace e indigna è l’atteggiamento inopportuno e illegittimo che costringe a ricorrere al tribunale. Non mi sarei mai aspettato di procedere con un atto giudiziario per un atteggiamento assurdo e inconcepibile. Il Comune, in sostanza, ha intrapreso un procedimento come se si trattasse di un rapporto con un cittadino privato ma invece parliamo di un patrimonio culturale, storico, a livello nazionale. È come se si volesse spostare la statua di Telesio da piazza XV Marzo», dice Oreste Morcavallo. Che aggiunge: «Mi pare un comportamento illegale – non solo dal punto di vista legale e cercheremo di dimostrarlo all’udienza di marzo – ma di una inopportunità politica, sociale, storica».
Sul ricorso è intervenuto l’avvocato Achille Morcavallo. «Il procedimento d’urgenza è veloce ed ha dei tempi molto stretti. Il tribunale dovrà decidere se sospendere o meno la procedura avviata dal Comune di Cosenza per rimuovere la statua. Noi sosteniamo che alla base vi sia un contratto di comodato e questo deve essere rispettato da ambedue le parti. Per poter spostare la statua è necessario l’accordo delle parti», sottolinea il legale cosentino. «E’ il comune che individua la posizione davanti al municipio – precisa Morcavallo – Mancini deve stare in mezzo ai cittadini, come ha sempre fatto nella sua vita da illustre statista». (f.b.)

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