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I VERBALI

‘Ndrangheta, il “cambio fronte” di Caparrotta e la faida Piscopisani-Patania. Il pentito: «Mancuso spingeva per la vendetta»

I racconti alla Dda di Francesco Fortuna. «I Bonavota spingevano per una tregua, secondo “Scarpuni” era inaccettabile non vendicare un padre»

Pubblicato il: 10/02/2025 – 19:01
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, il “cambio fronte” di Caparrotta e la faida Piscopisani-Patania. Il pentito: «Mancuso spingeva per la vendetta»

VIBO VALENTIA «Basilio Caparrotta fino alla fine degli anni ‘90 faceva parte della cosca Petrolo-Matina-Bartolotta, avversa a quella dei Bonavota. Poi, dopo la scarcerazione per un omicidio a Lamezia, ha sofferto una detenzione comune con Carmelo Lo Bianco detto “Bocchino” e con un esponente dei Pelle Gambazza, i quali erano molto vicini ai Bonavota, motivo per il quale hanno interceduto per appianare le divergenze tra Caparrotta ed i Bonavota, cosa che in seguito avvenne, prima ancora della scarcerazione». Lo ha raccontato ai pm della Distrettuale antimafia di Catanzaro il pentito Francesco Fortuna (cl. ’80), i cui verbali sono stati acquisiti nell’appello del processo “Rinascita-Scott”.

I messaggi per i Bonavota

«Basilio Caparrotta frequentava in modo particolare Domenico Bonavota e Domenico Cugliari ed il suo ingresso all’interno della cosca è avvenuto in modo graduale dopo la scarcerazione», ha raccontato ancora. La “carriera criminale” di Caparrotta, dunque, lo avrebbe portato a veicolare dei messaggi per conto della cosca, «presenziava alle riunione del sodalizio, partecipava insieme agli altri alla spartizione dei proventi estorsivi e capitava che lo stesso si interfacciasse anche con le ditte per chiudere le estorsioni», spiega ancora il pentito Fortuna.

La faida tra Piscopisani e Patania

Lo stesso Caparrotta, secondo il collaboratore di giustizia, si sarebbe alla faida tra i Piscopisani ed i Patania. «Tra il 2011 e il 2012, voleva mettere pace tra le due cosche, come voleva Domenico Bonavota», dopo la morte di Fortunato Patania. Per come raccontato dal collaboratore, infatti, «Domenico Cugliari e Domenico Bonavota, in quel periodo sottoposti a misure restrittive, hanno cercato di favorire la pace tra le due famiglie, incaricando proprio Caparrotta Basilio per interfacciarsi con le due famiglie per cercare di giungere ad una tregua», spiega Fortuna «dal momento che questi aveva buoni rapporti con entrambe le fazioni». Secondo il racconto del pentito uno spiraglio per la pace ci sarebbe stato ma «i fratelli Patania ponevano il problema se Pantaleone “Scarpuni” Mancuso fosse a conoscenza di questo proposito di rappacificazione e, in seguito, dissero ai Bonavota che si erano interfacciati loro stessi con Mancuso e che non erano più disposti a far pace».

Il ruolo di “Scarpuni” Mancuso

Infine, sempre secondo il racconto del pentito Fortuna, un esponente del loro gruppo «si è recato direttamente da Scarpuni Mancuso, il quale disse che per lui poteva anche mettersi pace ma che, se fosse stato al posto dei Patania, non avrebbe accettato di non vendicare la morte di un padre». E, a questo punto, «i Bonavota hanno capito che la strada per giungere alla pace non era praticabile» proprio perché, secondo Fortuna «Mancuso, sebbene avesse negato il proprio dissenso alla tregua, stava istigando i Patania a perseguire i propri intenti vendicativi». In buona sostanza, secondo Fortuna, «aveva finto di non avere interesse allo scontro tra quei due gruppi, ma in realtà stava spronando i Patania ad andare avanti». (g.curcio@corrierecal.it)

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