ROMA La Seconda sezione penale della Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore generale in relazione all’assoluzione di Domenico Lucano e di altri imputati per alcuni reati di truffa in danno dello Stato e ha rigettato lo stesso ricorso inerente alle assoluzioni per tutte le altre truffe e ai reati di falso (questi ultimi ascritti solo a Lucano). Rigettato altresì il ricorso proposto da Lucano in relazione alla condanna per un reato di falso e al trattamento sanzionatorio: viene confermata dunque la condanna a 18 mesi (con pena sospesa). E’ quanto hanno deciso i giudici in relazione al processo che ha visto imputato Mimmo Lucano, europarlamentare e sindaco di Riace coinvolto nell’inchiesta “Xenia” della Procura di Locri per presunti illeciti legati alla gestione dell’accoglienza dei migranti a Riace.
Al centro della discussione, questa mattina, il ricorso in Cassazione presentato dalla Procura generale di Reggio Calabria contro la sentenza della Corte d’Appello che ha ridotto da 13 anni e due mesi a un anno e sei mesi di reclusione la condanna che era stata inflitta in primo grado dal Tribunale di Locri a Lucano.
Nel processo di secondo grado Lucano è stato assolto da tutti i reati per i quali era stato condannato in primo grado dal Tribunale, ad eccezione di un singolo episodio di presunto falso. Per la condanna che gli è stata comminata in appello, 18 mesi di reclusione con pena sospesa, gli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, suoi difensori, hanno presentato anche loro ricorso in Cassazione.
Il ricorso della Procura generale era incentrato sulle intercettazioni che sono state giudicate inutilizzabili dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. In aula l’accusa ha sottolineato che «c’erano tutti i presupposti per disporre le intercettazioni».
Il procuratore generale aveva quindi chiesto un appello bis in relazione alle intercettazioni in merito all’ipotesi di truffa e il rigetto del ricorso su altri due punti.
Per la difesa il ricorso della Procura di Reggio Calabria è da considerarsi “inammissibile”. In particolare l’avvocato di Lucano, Andrea Daqua, ha parlato dell’inammissibilità del ricorso per genericità e infondatezza nel merito” nel caso delle intercettazioni. Inoltre il legale di Lucano aveva chiesto ai giudici l’accoglimento del ricorso presentato dal sindaco di Riace (m.ripolo@corrierecal.it)
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