Il clan Condello, i rapporti con i Bertuca e gli interessi criminali «spostati da Gallico a Villa San Giovanni»
Il ruolo «apicale» di Demetrio Condello. Gli incontri «riservati» con Vincenzo Bertuca e i timori che «potessero essere intercettati»

REGGIO CALABRIA Interessi criminali che si erano gradualmente spostati da Gallico a Villa San Giovanni. Un vero e proprio «disegno» che aveva portato a incontri tra Demetrio Condello con Vincenzo Bertuca, elementi di vertice delle omonime cosche di ‘ndrangheta. I rapporti tra i clan operanti sul territorio reggino vengono raccontati e analizzati nelle pagine delle motivazioni della sentenza emessa in secondo grado del maxi processo “Epicentro”, terminato con 44 condanne. Alla sbarra gli esponenti delle più potenti famiglie di ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Il processo, che nasce dalle tre inchieste “Malefix”, “Metameria” e “Nuovo corso”, ha messo in luce l’egemonia della cosca “De Stefano”, attorno a cui ruotavano le ‘ndrine Tegano, Molinetti, Libri, Condello, Barreca, Rugolino, Ficara, Latella, Zito e Bertuca.
Il ruolo apicale di Demetrio Condello
«Sono state già evidenziati – scrivono i giudici nelle motivazioni – gli elementi che inducono a ritenere che fosse Demetrio Condello ad avere assunto sul territorio, da un certo momento in poi, il controllo della cosca, operando in autonomia anche nei rapporti con le altre famiglie». A fornire un contributo per ricostruire dinamiche e rapporti del clan reggino sono le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Cristiano, il quale ha raccontato che Demetrio Condello era arrivato al vertice dell’omonima cosca «a seguito all’arresto degli altri esponenti apicali (Domenico Condello, Bruno Antonino Tegano, Andrea Vazzana, Paolo Tripodi)». Tutti i collaboratori di giustizia – rilevano i giudici – «convergono nell’indicare Demetrio Condello come il soggetto che aveva un ruolo autonomo all’intemo della cosca, quantomeno a far data dall’arresto di Andrea Vazzana nel luglio 2015».
Gli interessi del clan a Villa San Giovanni
Un ruolo che – secondo quanto emerge – veniva riconosciuto anche in relazione al rapporto che Condello aveva con l’esponente di spicco di un’altra cosca, Vincenzo Bertuca, all’epoca uno degli elementi di vertice della cosca operante nel territorio di Villa San Giovanni. Consorteria con la quale Demetrio Condello aveva necessità di relazionarsi nell’ambito di «un disegno che tendeva spostare proprio verso Villa San Giovanni gli interessi criminali della sua famiglia». «I Condello – scrivono i giudici – avevano gradualmente spostato il centro dei loro interessi da Gallico a Villa San Giovanni e si erano avvicinati più ai Tegano che ai De Stefano». Secondo quanto raccontato dal collaboratore Cristiano, «Demetrio Condello aveva imposto una ditta per l’installazione di luminarie nel centro commerciale Perla dello Stretto in occasione delle festività natalizie del 2015». Sempre secondo Cristiano, Bertuca, «allorché aveva avuto bisogno di parlare con i Condello per le estorsioni nel centro commerciale “La Perla dello Stretto” di Villa San Giovanni, si era incontrato con Demetrio Condello che veniva ritenuto il soggetto più autorevole all’interno della famiglia. Diversi di tali incontri erano avvenuti in una autocarrozzeria di Campo Calabro».
Gli incontri «riservati» con Bertuca
E a raccontare qualcosa di più è sempre Cristiano. Nell’interrogatorio del 16 febbraio 2017, il collaboratore di giustizia riferisce di avere accompagnato in quattro occasioni Vincenzo Bertuca a incontrarsi con Demetrio Condello in un’autocarrozzeria a Campo Calabro. «Si trattava di incontri riservati», nessun altro era ammesso: «Loro si chiudevano in un’officina, in un’autocarrozzeria a Campo Calabro e discutevano di cose che io non entravo mai, non mi faceva entrare». Che gli incontri fossero particolarmente riservati è dimostrato dal fatto che gli accompagnatori di Condello e Bertuca non venivano ammessi alla discussione. «Ciò che Condello temeva, – scrivono i giudici – peraltro, era proprio che il colloquio potesse essere intercettato», tanto che Condello aveva spostato l’incontro «perché si era insospettito per la presenza di antenne».
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