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Curcio all’Unical: «Basta con questa rassegnata assuefazione alla ’ndrangheta»

Così il procuratore della Dda di Catanzaro parlando a 120 studenti del corso di Pedagogia dell’Antimafia a Scienze dell’Educazione

Pubblicato il: 07/04/2025 – 21:20
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Curcio all’Unical: «Basta con questa rassegnata assuefazione alla ’ndrangheta»

RENDE Contro la ’ndrangheta non basta l’azione repressiva dello Stato ma è fondamentale la costruzione di un nuovo protagonismo dei cittadini che passi da una rivolta delle coscienze.
Questo è il messaggio del discorso che il procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Salvatore Curcio, ha tenuto questo pomeriggio all’Università della Calabria sulla necessità di una rottura pedagogica nei confronti della cultura mafiosa delle sudditanze e della prevaricazione.


Parlando a 120 studenti e studentesse che frequentano il corso di Pedagogia dell’Antimafia a Scienze dell’Educazione, il procuratore ha lanciato un forte richiamo alla responsabilità civica e alla lotta etica contro la pedagogia criminale. Curcio ha più volte ribadito – riprendendo figure iconiche nella lotta antimafia, come Paolo Borsellino e Rosario Livatino – l’importanza di riappropriarsi del proprio ruolo di cittadini, esortando gli universitari a «non considerare lo Stato come corpo estraneo», ma piuttosto a rispondere con azioni concrete alla grammatica dell’omertà e dell’indifferenza.
«Basta con questa rassegnata assuefazione alla ’ndrangheta – ha detto il procuratore: dobbiamo recuperare lo status di cittadini e rompere con quello di sudditi per chiudere la stagione degli alibi ed aprire quella di un profondo rinnovamento etico-culturale». Il magistrato nativo di Soverato ha invitato i giovani a una chiara e netta scelta di campo per recuperare un nuovo senso di appartenenza alla Calabria che passa prioritariamente da una consapevolezza dei diritti, che non possono essere più derubricati a favori («la sudditanza esige favori»), e dall’assunzione di rinnovate responsabilità di cittadinanza. «Non è più tempo di tacere», ha detto il procuratore di Catanzaro, e «dobbiamo passare dalle parole ai fatti» per contrastare, e sconfiggere, la mentalità della prepotenza e dell’indifferenza.


Altro tema discusso è il senso delle istituzioni: «Chi rappresenta lo Stato deve essere credibile. È una questione fondamentale soprattutto per i cittadini che hanno bisogno di riferimenti certi». Il massimo esponente della procura catanzarese, riprendendo l’I care di don Milani, ha delineato una compiuta pedagogia sociale dell’impegno civile in riferimento alla crisi della famiglia, al disagio sociale e al ruolo inclusivo della scuola, alla necessità di un’antimafia sociale concreta e coerente, per concludere il suo appassionato intervento nella direzione di una educazione umanizzante che metta al centro della sua prassi il valore inalienabile della dignità umana. Dall’io al Noi, per chiudere una volta per sempre in Calabria la stagione delle sudditanze: il cambiamento è possibile perché dipende esclusivamente dalla volontà dei cittadini e delle cittadine.

L’iniziativa si è aperta con i saluti istituzionali del prorettore, Francesco Raniolo, e del comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, Andrea Mommo. Rossana Adele Rossi, coordinatrice del Corso di Studio Unificato in Scienze dell’Educazione e Scienze Pedagogiche, e Salvatore Critelli, coordinatore del Dottorato di Ricerca in Geologia, Ingegneria e Scienza della Terra Sostenibile e della Transizione Energetica, hanno aperto i lavori della discussione, conclusa da Ines Crispini, presidente del Comitato Unico di Garanzia, e coordinata da Giancarlo Costabile, docente di Antimafia.
A conclusione della manifestazione, il procuratore Curcio, accompagnato dal neo procuratore di Cosenza Capomolla, ha incontrato il rettore dell’UniCal, Nicola Leone.

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