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Diamante, basta un post e divampa il derby calabro/campano

Il Comune contro i vandali del week end, i napoletani si discolpano ma qual è la strategia per gestire l’impatto turistico?

Pubblicato il: 07/04/2025 – 14:01
di Lucia Serino
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Diamante, basta un post e divampa il derby calabro/campano

Basta un post, qualche foto, e si accende il derby Calabria/Campania. Dove? A Diamante, sotto il profilo ufficiale dell’amministrazione comunale che esclama, proprio nel senso che mette il punto esclamativo: “Diamante non merita questo”. Il “questo” sono gli avanzi di qualche bicchierata giovanile del venerdì sera, calici di plastica con cannuccia nera lasciati per terra, sugli scalini, davanti alle porte, con annesse cicche di sigarette. Anche bottigliette d’acqua e persino una consumata buccia di banana. Ci sarà qualche astemio tra gli “incivili” della notte. Nulla che non potesse essere smaltito l’indomani, magari tra comprensibili smadonnate, dai signori della pulizia urbana. Sia chiaro, il disprezzo per il decoro urbano è un comportamento insopportabile.

Sarebbe divertente oltre che interessante, in un sempre ricorrente conflitto tra generazioni, fare una classifica delle deregulation generazionali, tra le abitudini dei più “en âge” che portano a zonzo fido sprovvisti del nettoyage nécessaire, e la scapigliata adolescenza in genere colpevole di tutti i mali dell’oggi e del domani (responsabilità che per la proprietà transitiva sale poi nell’albero genealogico).
La miccia, silente ma pronta ad esplodere a quanto pare, che è divampata a Diamante è la discussione sul grado di civiltà regionale, perché tra i sempre connessi (metto anche la sottoscritta nella categoria) si sono affacciati anche alcuni napoletani, diciamo napoletani come sinonimo onnicomprensivo, perché Diamante è approdo estivo e amato di città e province di tutta la Campania. Proprio ieri, avendo avuto necessità di un elettrauto e di un mobiliere, tra una chiacchiera e l’altra (usiamo così noi napoletani) entrambi i miei interlocutori si sono dichiarati con notevole tasso di soddisfazione e felicità esistenziale, cittadini acquisiti di Diamante, essendo proprietari da lungo tempo di “prime case” nella cittadina tirrenica. Una statistica indicativa (che andrebbe, questo sì, fiscalmente controllata). Ma torniamo alla discussione. “Gli incivili, dunque, non siamo noi, fosse capitato d’estate avreste dato la colpa a noi…”, è, in buon sintesi, l’elegante fionda arrivata da oltre il Pollino, tra un chi sei tu e chi sono io, in uno scortese e poco cordiale tenzone che dovrebbe far riflettere – lo scrivo da tempo – sulle strategie di un nuovo modello di sviluppo turistico in uno dei posti più belli e accorsati della Calabria. “Prima di partire per un viaggio occorre armarsi di civiltà”, ha detto qualche giorno fa al Corriere del Mezzogiorno Tony Tammaro, nientemeno proprio lui, che la colpa è tutta sua se resiste un’evidente frustrazione, nella Calabria tirrenica del Nord, del tutto ingiustificata a mio avviso, del sentirsi invasi d’estate da ciurme partenopee inesorabilmente considerate tamarre. Che poi è giusto far sapere che il litorale domizio è stato bonificato e i bagni si possono fare pure lì e l’anno scorso hanno pure avuto la bandiera blu, quindi attenzione a dare addosso a chi potrebbe non avere più interesse a venire da queste parti, sia detto per inciso e per le previsioni di business.
La discussione, a mio avviso, dovrebbe elevarsi un poco. La questione della sostenibilità turistica è complicata, anche dal punto di vista della cittadinanza temporanea, perché è difficile modulare sulla bilancia il rapporto tra “cosa mi porti tu e cosa ti offro io”. L’altro giorno ad Amalfi è stata firmata una “Carta” per un nuovo rapporto tra città turistiche e residenti. Insieme ai sindaci della Costiera amalfitana c’erano gli amministratori di Arzachena, Capri, Cortina d’Ampezzo, Courmayeur, Pinzolo (Madonna di Campiglio) Polignano a Mare, Roccaraso, Taormina. Hanno ribadito che il turismo è una fortuna ma occorre un allineamento strategico per implementare la qualità dei servizi e la vita dei residenti in vista della stagione estiva: chiedono una serie di cose, come poteri normativi per gestire i picchi nelle loro località, flessibilità nelle assunzioni a tempo determinato per il controllo del territorio, per l’informazione turistica, per la pulizia dei luoghi, oggi agganciate a vincoli anacronistici e assolutamente non rispondenti alle esigenze dei Comuni turistici, maggiore flessibilità nella fiscalità locale per avere leve finanziarie idonee ai bisogni. E allora, dov’era Diamante? O Tropea per restare alla Calabria. Non si va dove non si è invitati? Ma i problemi non sono gli stessi? Non è che gli americani, ammesso che se ne vedano ancora quest’anno, non lasciano bicchieri a terra. Anche più dei napoletani. Allora, il sindaco di Diamante, oltre a pubblicare post su facebook contro i vandali del week end, può agganciarsi alla combriccola degli altri sindaci di posti turistici del tutto simili per problemi e necessità a quello che amministra? O ci sono flussi turistici di serie A e serie B? La Carta di Amalfi è il primo vero tentativo di governare l’impatto dell’overtourism da parte delle amministrazioni locali. Non è l’unico. Nell’ambito della finanza pubblica avanza sempre più un nuovo modello particolarmente indicato proprio per i Comuni a forte attrazione di presenze.
Si moltiplicano sempre di più le occasioni di confronto e visione su una nuova stagione di passaggio, dalla “finanza etica”, come l’abbiamo conosciuta finora, a nuovi strumenti di investimenti misurabili non solo per rischio e rendimento ma anche per impatto. Parola chiave di un nuovo modello economico che si faccia carico della responsabilità dei cambiamenti sociali ed ambientali di un mondo sotto pressione, in un contesto di crisi permanente che dalla pandemia da Covid-19 non si è più fermato, aggravato dalle crisi internazionali, dagli effetti sul mercato delle materie prime e dell’energia, con i governi e le istituzioni sempre più a corto di risorse pubbliche e i bisogni sociali in forte aumento. Si va verso un modello di equity, in cui l’apporto delle risorse pubbliche non è più soltanto uno “sponsor finanziario” ma un coinvestimento in progetti che presentano potenzialità in termini di sviluppo per poter agire sul territorio e accrescere la qualità della vita dei residenti e dei cittadini temporanei. Questa è certamente una prospettiva che dovrebbe tenere ben presente l’ente erogatore, cioè la Regione, che viene sistematicamente chiamata in causa per azioni a fondo perduto. Ma da parte delle amministrazioni locali una strategia c’è? Per ritornare alla nostra Diamante, gioiello che non ha nulla da invidiare ai convitati di Amalfi, qual è la strategia di sostenibilità e di gestione dell’impatto turistico per la prossima stagione? Faremmo meglio a confrontarci su questo sulle nostre bacheche. Se mettiamo i punti esclamativi alimentiamo solo inutili guerre all’interno delle proprie comunità. E non ne sentiamo proprio il bisogno in questo momento. (redazione@corrierecal.it)

(Foto Comune di Diamante)

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