“Garanti” delle comunicazioni: gli hacker informatici al servizio dei boss della ‘ndrangheta
Il direttore della polizia postale Gabrielli annuncia il reclutamento di 200 ispettori informatici tra cui anche hacker che si sono “pentiti”

ROMA Oltre 200 ispettori cibernetici pronti a entrare in servizio nella polizia postale per fronteggiare il cybercrime nelle sue varie forme, capaci anche di mettere a rischio la sicurezza nazionale: tra questi non solo studenti universitari e informativi ma anche hacker che hanno deciso di passare dalla parte della legalità. A scriverlo è il “Corriere della Sera” che ha intervistato il direttore del servizio di polizia postale e delle telecomunicazioni Ivan Gabrielli. Nell’intervista Gabrielli descrive le varie modalità di “infiltrazione” criminale del cyberspazio, compresi gli attacchi a istituzioni e infrastrutture critiche. “Un fenomeno criminale collegato al traffico di droga, armi ed esseri umani dove vengono investiti i guadagni dei raggiri”, dice Gabrielli che sottolinea come le violazioni di banche dati e anche siti della pubblica amministrazione vengono spesso portate a termine “da hacker nigeriani e ivoriani in Africa ma anche sul nostro territorio, in Campania e in Calabria, in ambienti contigui alla criminalità organizzata. Gli stessi boss possono contare sul know how di queste persone che sono persino garanti delle loro comunicazioni con i sistemi criptati”. (redazione@corrierecal.it)
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