Morto a Scalea il killer di Simonetta Lamberti
Antonio Pignataro, reo confesso del delitto. Era stato indagato in Calabria per uno spaccio di droga nell’alto Tirreno cosentino

COSENZA È morto nella sua casa di Scalea dove era detenuto ai domiciliari il boss di Nocera Inferiore Antonio Pignataro, reo confesso dell’omicidio della piccola Simonetta Lamberti (figlia di Alfonso, il magistrato antimafia di Cava dei Tirreni scomparso nel 2015) alla quale è intitolata lo stadio di calcio della cittadina metelliana. Pignataro da ultimo era stato indagato in Calabria per uno spaccio di droga nell’alto Tirreno cosentino. Il boss, 67 anni, aveva scontato una condanna a trenta anni di carcere per l’omicidio della piccola Simonetta avvenuto il 29 maggio 1982 quando i proiettili la colpirono in un agguato mentre si trovava col padre. Un sacrificio di sangue che sconvolse la vita e il lavoro del giudice a sua volta poi arrestato perché cercò nel clan avverso a quello degli assassini della figlia, 11 anni, una sponda per scoprire i killer. Pignataro, dopo 30 anni, confessò l’omicidio. Raccontò che aveva deciso di alleggerirsi la coscienza dopo aver visto un film, durante la detenzione in carcere, nel quale un sicario uccide per sbaglio una bambina. Le scene di quel pomeriggio, lungo la Provinciale che collega Vietri sul Mare (dove padre e figlia avevano trascorso la giornata al mare) e Cava de’ Tirreni (dove viveva la famiglia del procuratore) erano rimaste impresse nella mente di Pignataro, e quel film aveva scatenato i suoi sensi di colpa.
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