In un’Italia dove l’inflazione continua a pesare sui bilanci delle famiglie, la Calabria si distingue come la regione più “risparmiosa” del Paese. A rivelarlo è l’ultima analisi dell’Unione Nazionale Consumatori, che, sulla base dei dati Istat sui prezzi al consumo di marzo, ha stilato la classifica delle città e delle regioni italiane in base all’aumento del costo della vita.
A guidare la classifica delle città dove l’inflazione pesa meno è Catanzaro. Con un’inflazione tendenziale pari al +1,6%, il capoluogo calabrese registra un aumento della spesa media annua per famiglia pari a 283 euro, il più basso d’Italia. Un dato che assume particolare rilievo se confrontato con Bolzano – la città più cara – dove l’inflazione (+2,7%) si traduce in 782 euro di spesa in più all’anno.
Una vera e propria boccata d’ossigeno per i cittadini catanzaresi, soprattutto in un periodo segnato da rincari diffusi in tutta la Penisola, tra bollette, generi alimentari e carburanti.
Ma non è solo Catanzaro a brillare. Anche Cosenza entra nella top ten delle città meno care, piazzandosi al decimo posto con un’inflazione del +1,9% e un aggravio di spesa annua pari a 337 euro. Si tratta di un dato comunque contenuto rispetto alla media nazionale, che in molte città supera abbondantemente i 600 euro annui.
A livello regionale, la Calabria si posiziona in vetta come la regione meno colpita dall’inflazione, con un incremento dei prezzi del +2% e un conseguente aumento della spesa familiare annua pari a 339 euro. A seguire nella classifica della convenienza si trovano la Sardegna e il Molise.
Il divario tra Nord e Sud si fa sentire anche su questo fronte: basti pensare che in Trentino-Alto Adige – la regione più cara – l’inflazione ha raggiunto il +2,4%, comportando una stangata media annua di 682 euro a famiglia. Anche il Veneto e la Liguria superano ampiamente i 500 euro annui di rincari.
Se da un lato questi numeri confermano una situazione di relativa stabilità nei prezzi per la Calabria, dall’altro non mancano preoccupazioni legate al potere d’acquisto reale. Infatti, il contenimento dell’inflazione in regioni come la Calabria può anche riflettere una domanda interna debole e consumi più contenuti, spesso legati a redditi medi più bassi. (redazione@corrierecal.it)
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