Pio la Torre, gli uomini e i quaquaraquà

43 anni fa Pio La Torre, parlamentare comunista che aveva presentato la proposta di legge per l’introduzione dell’aggravante mafiosa, fu ucciso insieme al suo autista. Ad ucciderlo non furono solo i corleonesi ma anche parte della politica siciliana. Che lo emarginò salvo poi consacrarlo successivamente. Pio La Torre, citando Sciascia, era un uomo in mezzo a tanti quaquaraquà. E il grande scrittore siciliano lo stimava da tempo. Ne elogiò, insieme a quella del missino Niccolai, la relazione di minoranza in commissione antimafia. Era un comunista integerrimo, esponente di un partito che diede al Paese martiri come Cesare Terranova nella lotta alla mafia.

Dopo tanti decenni la mafia ha cambiato volto. Non uccide più ma fa affari diversamente. Ricicla decine di miliardi l’anno dai proventi della droga. Che non vi siano più i Pio La Torre è acclarato mentre prosperano ancora i professionisti dell’antimafia. Donne e uomini di ogni latitudine che puntualmente fanno dichiarazioni ovvie e retoriche, che inneggiano alla legalità senza avere una storia politica sufficiente. La Torre scrisse la storia della politica siciliana, per molti versi imbarazzante. Sciascia profetizzò che la politica avrebbe incensato gente come La Torre salvo poi fare affari con imprenditori che “olezzano di mafia”. Ricordarlo con un inchino è il minimo che si possa fare. Ma senza offenderlo con la retorica.

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato