Il “non finito” è in vendita: finisce il sogno della casa per i figli che dovevano tornare
Villoni e palazzotti lasciati a metà, mansarde, piani sopraelevati, pilastri abusivi. Per molti l’attesa del ritorno è finita

Se vi fa piacere vi racconto quello che ho scoperto andando a Trebisacce. La settimana scorsa avevo scritto che i prezzi alti degli alberghi a inizio maggio nella cittadina dell’alto Jonio cosentino bandiera blu mi sembravano un’ottima notizia, segno di vitalità dell’economia del turismo. E spiegavo perché, si può leggere qui. Una delle prime cose che faccio quando vado in un posto (anche solo per una mezza giornata) è guardare il mercato immobiliare.
È, in verità, quasi un comportamento ossessivo, mi fermo alle agenzie, chiedo, come se dovessi trasferirmi in quale posto il mese dopo, controllo i siti, guardo anche nei paesi immediatamente vicini per capire se ci sono occasioni più convenienti, delle case che mi piacciono verifico le distanze dai principali servizi, se ci sono negozi, scuole nelle vicinanze, la stazione. Non so da cosa derivi questa mia verifica compulsiva, ma ormai “la malattia” è conosciuta e accettata in famiglia, al punto che se mi muovo e arrivo in un posto con marito e figli sono propri loro i primi a prevenirmi per aiutarmi, «guarda si vende quella casa lì, segnati il numero».
È stato proprio mio marito a segnalarmi un’agenzia immobiliare a Trebisacce, deliziosa, sul lungomare, una piccola oasi in stile mediterraneo bianca e blu che sembrava di essere a Mykonos. Si riceve solo su appuntamenti. Ma la titolare, una bella donna di mezza età, si annuncia fotografata davanti alla porta per comunicare, in più lingue (compreso l’ungherese) che in un mese ha concluso 85 transazioni internazionali. Cioè ha venduto 85 case a stranieri. Comincio a mettere insieme gli elementi e le ragioni che stanno contribuendo a determinare il prezzo mediamente alto degli alberghi, compreso quello in cui sono stata (albergo ottimo, sia detto).
Non so di che nazionalità siano gli stranieri nuovi cittadini di Trebisacce. So che un fenomeno analogo c’è già stato a Scalea con i russi. Ma il dato sociologico più interessante frutto della mia ricerca sul mercato immobiliare è una scoperta che riguarda il “ pezzo grosso” dell’arte urbanistica calabrese, il “non finito”.
Ebbene, moltissimi immobili sono in vendita, i famosi terra-tetto unifamiliare con i mattoni ancora a vista, quelli con le finestre murate per intenderci e le porte senza infissi, o quelli ancora più “basici”, solo con scheletri di cemento. Villoni e palazzotti lasciati a metà, mansarde, piani sopraelevati, pilastri abusivi buttati nelle proprietà private nella seconda metà del secolo scorso, in attesa di ultimarli per dare una casa a figli mai tornati. È una storia arcinota, studiata nel suo attentato sistematico alle regole a al paesaggio al punto tale da farne uno stile, un unicum calabrese. Per molti l’attesa del ritorno, realisticamente, è finita. Un po’ come quando conservi nell’armadio un vestito di quando eri magra e dopo vent’anni decidi che è arrivato il momento di disfartene perché non rientrerai mai nella vecchia taglia. I figli di seconda, terza generazione, nati e cresciuti altrove in Italia e nel mondo, non hanno nessuna intenzione di tornare a vivere nella casa dei padri e dei nonni. L’edilizia incompiuta, centinaia di metri quadrati indivisi con possibilità di essere trasformati in vari appartamenti, è ora sul mercato. In verità, considerato che si tratta di opere abusive, è difficile capire come gli immobili possano essere negoziati. Però ci sono.
Ho fatto una verifica per zona, per capire se il fenomeno fosse diffuso in tutta la regione o concentrato solo in qualche punto. Dai miei campionamenti empirici (controlli in tutto l’Alto Jonio, e poi nel Crotonese, nel Reggino, in paesi campioni come Filadelfia, Gioia Tauro e Belvedere) il fenomeno è tendenzialmente escluso lungo la costa dell’Alto tirreno dove in realtà molti immobiliti incompiuti sono stati poi terminati. Ma è fortemente riscontrabile altrove (in alcuni comuni a forte concentrazione criminale c’è anche un altissimo numero di aste giudiziarie e questo è un discorso a parte), in maniera piuttosto uniforme. E non è una svendita, i prezzi sono anche sostenuti. C’erano vecchi sogni familiari in quelle case alzate nella notte senza controlli e con consenso sociale. Forse il prezzo alto contiene anche la resistenza ad accettare l’idea che la vita ha preso un’altra piega. (redazione@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato