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Il piano di Bellocco per uccidere Beretta: la buca, la calce viva e la finta fuga a Nizza

L’omicidio doveva avvenire entro il 15 settembre 2024 ma è stato Beretta ad uccidere l’amico e rampollo del clan 11 giorni prima

Pubblicato il: 07/05/2025 – 6:57
di Giorgio Curcio
Il piano di Bellocco per uccidere Beretta: la buca, la calce viva e la finta fuga a Nizza

LAMEZIA TERME Andrea Beretta doveva essere ucciso entro il 15 settembre 2024. Un piano studiato nel dettaglio da chi, ormai, aveva deciso la sorte di colui il quale, fino a quel momento, guidava la Curva nord dell’Inter, ma non solo: aveva in mano i guadagni di quel negozio che faceva gola, da tempo, ad Antonio Bellocco e ad altri suoi sodali. È il contenuto emerso dall’ultima inchiesta della Dda di Milano che, in queste ore, ha portato all’arresto di altre 7 persone in quello che è un ulteriore stralcio dell’operazione “Doppia Curva” dello scorso settembre che aveva già fatto luce sugli affari illeciti gestiti dai capi ultrà di Milan e Inter, legati a doppio filo con esponenti della ‘ndrangheta. 
A svelarli agli inquirenti è stato Daniel D’Alessandro (cl. ’95) arrestato nelle scorse settimane su ordine del gip Daniela Cardamone in relazione all’omicidio di Davide Boiocchi, altro capo ultrà nerazzurro freddato la sera del 29 ottobre del 2022 sotto casa nel quartiere Figino, periferia Ovest di Milano. Gli inquirenti già dal blitz dello scorso 30 settembre erano sulle tracce di D’Alessandro. La sua abitazione è stata poi perquisita il giorno dopo mentre è stato lui a chiedere di essere condotto in ufficio per fornire indicazioni utili alle investigazioni. 

Beretta Ferdico omicidio

Il progetto e il ruolo di “Pinna”

Secondo il suo racconto, dunque, l’omicidio di Andrea Beretta era un progetto al quale avrebbero preso parte più persone, «ciascuna con un compito ben preciso, con la possibilità che una non sapesse dell’altra». Tra queste, oltre ad Antonio Bellocco, Marco e Gianfranco Ferdico, c’era un individuo con l’incarico di sparare a Beretta e soprannominato “Pinna”. Quest’ultimo, detenuto ammesso al lavoro esterno presso un’officina, avrebbe avuto poi il compito di occuparsi del cambio delle macchine ad omicidio compiuto: l’auto di Beretta sarebbe stata portata a Nizza per dissimulare una sua intenzione di scappare all’estero essendo munito di un documento falso. La storia, come sappiamo, andò diversamente: fu proprio Bellocco ad essere ucciso da Beretta lo scorso 4 settembre nella Smart bianca, davanti alla palestra “Testudo” a Cernusco sul Naviglio. L’ex capo ultrà della Nord poi decise di collaborare con la giustizia, sapendo – come ha ammesso lui stesso – di non avere più alcuna via d’uscita.

Il tranello per attirare Beretta

Ad ideare il progetto? I due Ferdico e Antonio Bellocco, il rampollo dell’omonimo clan di ‘ndrangheta il cui presunto piano omicidiario non si concretizzerà mai. È ancora D’Alessandro a spiegare agli inquirenti quello che doveva essere il piano: Beretta in buona sostanza doveva essere attirato in un tranello che consisteva nel convincerlo ad effettuare un recupero crediti presso un non meglio precisato individuo abitante in una cascina prossima alla “piscina” di Cernusco sul Naviglio. Una volta giunto qui, Beretta sarebbe stato drogato o stordito per poi essere portato in un luogo di campagna, colpito con arma da fuoco e sotterrato in una buca. Poi, per sotterrarlo, era stato incaricato di acquistare calce viva presso il negozio “Leroy Merlin” di Carugate, cosa che confermava di avere fatto nel mese di luglio 2024, pagando in contanti.

beretta bellocco

Ma perché Beretta doveva essere eliminato secondo Bellocco e i Ferdico? il progetto nasceva dai sospetti secondo cui l’ex capo ultrà dell’Inter «si fosse appropriato indebitamente dei guadagni della Curva senza dividerli in parti eguali» fatto, questo, risalente ad un anno dall’omicidio dello stesso Bellocco e, in particolare, alla partita di finale di Champions League di Istanbul. In quel momento, infatti, si era deciso di chiudere i conti dell’annata sportiva. Per l’esecuzione materiale dell’omicidio erano stati eseguiti, dallo stesso D’Alessandro e Marco Ferdico sopralluoghi nel luogo prestabilito, per valutarne la fattibilità. Il piano omicidiario studiato per far fuori Beretta prevedeva diverse soluzioni che, a partire dalla metà di luglio 2024 circa, iniziavano a prendere concretezza.

Bellocco casa sua Pioltello

È in questo periodo, infatti, che era avvenuto l’ormai noto incontro all’interno del box dello stesso rampollo di ‘ndrangheta, dove Beretta era stato condotto e poi minacciato da Bellocco e un suo familiare di origini calabresi. Come lo stesso ex capo ultrà e poi collaboratore aveva raccontato, in quella occasione «entrambi lo minacciarono, a suo dire in maniera rilevante, rappresentando di essere lì in nome e per conto della famiglia Bellocco che pretendeva la parte mancante dei guadagni della Curva». In questa occasione, il compito di D’Alessandro – come lui stesso ha raccontato agli inquirenti – era stato quello di portare sul posto un ulteriore calabrese, giunto in Lombardia a bordo di un monovolume nero, e lasciarlo all’interno dell’appartamento di Bellocco per poi riprenderlo più tardi. (g.curcio@corrierecal.it)

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