ROMA Il Conclave affascina i credenti e i milioni di laici che, pur disertando le messe domenicali e condividendo il modus vivendi delle società secolarizzate, si lasciano suggestionare dalla Chiesa Cattolica Apostolica Romana. E abbiamo visto la sincera apprensione che ha suscitato la morte di Papa Francesco e l’estesa curiosità verso i passaggi austeri che conducono all’elezione del Vescovo di Roma.
Eppure, quei riti rilucenti di una gloriosa scenografia, densi di simboli che hanno radice nel vecchio e nuovo Testamento, il “Libro dei libri” come lo definisce Roberto Calasso, e negli innumerevoli documenti sottoscritti dai Vicari di Cristo, sorprendono per la vistosa lacuna che le tv, i social network e la carta stampata di tutte le latitudini ci mettono sotto gli occhi: non danno spazio e parola alla donna. Segnalano una mancanza inaccettabile.
Il pieno di maschi e il vuoto di donne, infatti, collide con i diritti delle donne sanciti nelle Costituzioni occidentali e con le lotte per l’uguaglianza negata alle donne dalle autocrazie fondamentaliste dell’Islam; ma collide anche con la fratellanza universale propugnata dai Vangeli, che in nessun rigo giustificano la discriminazione e la segregazione religiosa delle donne. Anzi, come disse Papa Francesco, «non c’è salvezza senza la donna».
Eppure, alla donna, nonostante le innovazioni introdotte dal Papa argentino, continua ad essere precluso il sacerdozio e la sua partecipazione nella Chiesa è ammessa soltanto per ruoli di servizio, laterali e subordinati.
E dunque, al di là del fascino di riti millenari e dell’autorevolezza di Papa Francesco, che con l’incisività dei suoi messaggi per la pace, la tutela del creato e la giustizia sociale ha reso meno soli i popoli di un mondo finito in una centrifuga, c’è da chiedersi fino a che punto si può avere fiducia di un’assemblea che, sebbene si avvalga dell’ispirazione dello Spirito Santo, è composta da 133 elettori esclusivamente maschi. Quasi sulla base di un assunto non misterioso ma infondato, ossia che Dio sia maschio. Quasi che la Chiesa di Cristo sia rimasta intrappolata nell’opinione di San Paolo: «Le donne nelle assemblee tacciano, perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice la legge. Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea».
Non c’è dubbio che la Chiesa è andata oltre le discettazioni dettate dalla misoginia patriarcale e che al suo interno nessuno sostenga più che “la donna è la porta dell’inferno”, anzi, come ha detto Papa Francesco, «Senza la donna non c’è salvezza».
Fra l’altro, nei Vangeli l’attenzione di Gesù alle donne è sovversiva; la risurrezione è annunciata a due donne, Maria Maddalena è la prima a vedere Cristo dopo la morte e davanti al sepolcro, mentre i dodici erano scappati, c’erano Maria di Magdala e l’altra Maria. Le donne intraprendenti e di carattere sono tante nel vecchio Testamento e nella storia del culto cristiano, sicché, con l’ottimismo della volontà, c’è da augurarsi che ci si metta in marcia, affinché la trave nell’occhio che imbarazza la Chiesa di maschi sia rimossa. Un Conclave di cardinali maschi e donne sarebbe più sfolgorante, più evangelico e più giusto. (redazione@corrierecal.it)
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