La Fiamme Verdi nella Resistenza
Tra i tantissimi libri dedicati, nel tempo, alla lotta di Liberazione si segnala una recente pubblicazione licenziata dagli storici Marcello Flores d’Arcais e Mimmo Franzinelli, “Storia della Resiste…

Tra i tantissimi libri dedicati, nel tempo, alla lotta di Liberazione si segnala una recente pubblicazione licenziata dagli storici Marcello Flores d’Arcais e Mimmo Franzinelli, “Storia della Resistenza” (Edizioni Laterza e distribuito dal Corriere della sera, pagine 673, anno 2025). Cos’ha di speciale questo volume? Riesce a condensare in modo ordinato e pedagogico i tormentosi fatti accaduti dal 1943 al 1945 in un unico volume e con il corredo di un’utile cronologia con relative note e sigle.
Tra i tanti argomenti trattati c’è una ricca descrizione delle diverse brigate partigiane che hanno operato durante la Resistenza.
È noto che in quella lotta operarono diverse formazioni para-militari, chiamate quasi tutte “brigate”. La più importante delle quali fu la Brigata Garibaldi che rappresentava circa il 48% delle intere forze di combattimento. Essa faceva prevalentemente riferimento al Partito Comunista Italiano (PCI); nell’Italia centrale si chiamava Brigata Gramsci.
Poi c’erano, in ordine d’importanza per il volume degli aderenti, le Brigate Giustizia e Libertà che facevano capo al Partito d’Azione (PdA), le Brigate Matteotti che facevano riferimento al Partito Socialista Italiano (PSI), quelle cattoliche che si dividevano nelle Brigate Fiamme Verdi, nelle Brigate del popolo e nelle Brigate Osoppo.
Tutte le forze cattoliche facevano riferimento alla Democrazia Cristiana (DC) e al mondo cattolico in generale, insieme al movimento dei cattolici; in seguito definiti dagli avversari: “catto-comunisti”.
Poi c’erano le Brigate badogliane (partigiani azzurri), accomunati dalla fedeltà alla monarchia e ai militari. E ancora: l’Organizzazione Franchi di Edgardo Sogno che rappresentavano il Partito Liberale Italiano e il resto dei monarchici. Esistevano, inoltre, organizzazioni esplicitamente trotskiste, come la formazione Bandiera Rossa, nota anche come Movimento Comunista d’Italia, e formazioni di tendenza anarchica, come le Brigate Bruzzi Malatesta di Milano. E poi le brigate numericamente limitate come le Brigate Mazzini, che in Lombardia facevano riferimento ai repubblicani del PRI, le Brigate ebraiche, i gruppi di rom e sinti.
Il sito nazionale dell’Anpi dettaglia altri importanti combattenti, come i “Gruppi di Combattimento Cremona, Friuli, Folgore, Legnano, Mantova e Piceno che erano sei divisioni dell’esercito cobelligerante italiano, costituite nel settembre 1944 sulla base del precedente Corpo di Liberazione Italiano (CIL). Composti da più di 50.000 uomini, sono impiegati dall’autunno del 1944 fino alla primavera del 1945, in particolare sulla linea Gotica, in Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte. Nei Gruppi di Combattimento entrano interi reparti partigiani, realizzando una sintesi, che si rivela presto militarmente vincente, tra forze armate regolari e combattenti della guerra cosiddetta “irregolare”. L’esempio più importante di questa sintesi è rappresentato dall’inserimento ufficiale dalla 28a Brigata Garibaldi “Mario Gordini” nelle file del Cremona. I partigiani di Arrigo Boldrini, il comandante Bulow, e i soldati dell’esercito combattono insieme la battaglia sul Senio e liberano la zona del Delta del Po, arrivando fino a Venezia. I Gruppi Friuli e Folgore partecipano anch’essi alla battaglia sul Senio e poi, al fianco degli Alleati, alla liberazione di Bologna e dell’area circostante. Così si muove anche il Legnano, che però giunge a Brescia, Bergamo e Torino. Il Mantova, invece, non venne impiegato perché la fine della guerra arrivò prima del suo approntamento in linea. La convivenza tra due mondi così diversi, quello militare regolare e quello partigiano, non è stato sempre facile o scontata, ma nella realtà della lotta contro il nemico comune le difficoltà vennero superate dall’emergenza e dalla necessità dell’unità. Riemergeranno, tuttavia, in tutta la loro evidenza, a guerra finita, quando molti partigiani verranno allontanati dall’esercito”.
Poco si sa delle Brigate Fiamme Verdi (il suo giornale si chiamava “Ribelle”), il cui nome deriva dalle mostrine verdi degli Alpini. Esse ebbero tante diramazioni come quella mantovana che venne fondata clandestinamente nel gennaio 1944 da don Primo Mazzolari, al tempo parroco di Bozzolo, con lo scopo di propaganda a favore della Resistenza e sostentamento alle famiglie di partigiani.
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