REGGIO CALABRIA «Franco non è solo componente della cosca, è imperatore. Essendo il fratello piccolo e sempre il cocco di Petro, è stato quello che ha creato tanti mal di cuore tra tanti componenti della cosca (…)». È il collaboratore di giustizia Giuseppe Stefano Tito Liuzzo (cl. ’68) a tratteggiare la figura criminale di Francesco Labate, il classe ’66 raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nel blitz “Monastero” della Dda di Reggio Calabria che ha inflitto l’ennesimo colpo alla cosca Labate, egemone al Gebbione, periferia Sud della città dello Stretto. Considerato «pienamente affidabile» dagli inquirenti, Liuzzo ha indicato Franco Labate quale «soggetto da sempre al vertice della ‘ndrina dei “Ti Mangiu”».
A proposito di Franco Labate, il pentito ha raccontato al pm Ignazitto nel 2019: «(…) perché loro stanno in casa al mare vicino la Dia, là a mare, lui ha una specie di villetta che penso abbia un valore… lui che cosa ha fatto? Si è preso tutti i beni e gli ha dato i soldi ai fratelli così i beni dalla moglie non gli possono essere sequestrati…». E racconta ancora: «Con Franco abbiamo avuto diverse volte discussioni perché è un tipo molto impulsivo, io sono pure fatto a modo mio. Lui seguiva la famiglia, tutto ciò che è interesse della famiglia Labate e tutto il territorio». Alla domanda del pm Ignazitto su fino a quando ha avuto a che fare con Franco Labate, il pentito chiarisce: «(…) Perché non lo so quando lui è uscito, sono stati assolti nel processo dove c’era Pino Candido, sono stati arrestati sia luì che il fratello… l’ultima volta c’eravamo visti quando lui era uscito dal carcere, voleva che gli mandassi le fasce di ferro di fronte a Mucciola dove ha fatto prima un rustico…». Il pentito Liuzzo, delineando la personalità di uno degli storici luogotenenti della cosca quali Domenico “Mimmo” Foti noto come “Vecchia Romagna”, lo descriveva come alter ego dei tre fratelli Pietro, Michele e, per l’appunto, Franco Labate. «(…) sono gli occhi di Pietro Labate, i vestiti in poche parole di Franco Labate, le mani sono di Michele voglio dire ecco una persona proprio… diciamo che lui si farebbe ammazzare per loro, si metterebbe davanti al loro petto…».
Considerazioni simili anche per il fratello, Michele Labate. «(…) quando parliamo di Michele Labate è come se parliamo di Pietro Labate, un imperatore. Michele, il fratello di Pietro con cui io ho sempre avuto un rapporto splendido, di Michele io posso solo parlare bene… Ha un impero economico, un impero proprio…». E, al pm, racconta un altro dettaglio rilevante. «Michele mi ha salvato la vita, nel periodo della “guerra” erano sotto casa mia che mi dovevano fare un attentato… poi un’altra volta, sempre Michele assieme a Franco e altri hanno fatto scappare una moto con due persone a bordo con giubbini scuri e caschi, stiamo parlando degli anni ’90…». E ancora: «Per dire la verità, ci siamo visti al carcere di Reggio Calabria… lui è bravissimo a fare i dolci, lui faceva torte io gli mandavo tipo le pizze, abbiamo parlato tante volte…». (g.curcio@corrierecal.it)
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