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WORKING CLASS

Camerieri da incubo. Uno scrittore racconta il mondo (sommerso) della ristorazione

Attore e autore calabrese immigrato in Austria, Luigi Chiarella accende un faro sui ritmi e le distorsioni dei lavori precari

Pubblicato il: 18/05/2025 – 18:25
Camerieri da incubo. Uno scrittore racconta il mondo (sommerso) della ristorazione

COSENZA «Oggi che lavoro in mezzo a tante persone che arrivano, occupano un tavolo, mangiano e vanno via in continuazione, anche a me capita di parlare da solo. Il lavoro è fatto di comande, ordini, richieste e tempi stretti. Gira gira gira… vendi vendi vendi… vai vai vai. Per mantenermi lucido in mezzo a ritmi che sto ancora imparando a gestire, a fior di labbra mi racconto qualcosa». E fortunatamente ha deciso di raccontarlo a tutti, quel qualcosa, Luigi “Yamunin” Chiarella: è lui, calabrese che da anni vive a Vienna, l’autore di “Risto Reich. Il lavoro del cameriere”, un romanzo pubblicato da Edizioni Alegre nella collana WorkingClass diretta da Alberto Prunetti.
Il libro (presentato il mese scorso al Festival di letteratura working class di Campi Bisenzio) è un potente esperimento di autofiction in cui l’autore, con una scrittura secca e tagliente, offre una narrazione intensa e coinvolgente, basata sull’esperienza personale come cameriere immigrato a Vienna: attraverso uno stile ironico e drammatico, Chiarella esplora le sfide quotidiane del lavoro nei ristoranti, mettendo in luce le dinamiche di sfruttamento e il conflitto di classe spesso invisibile nel settore della ristorazione. Il risultato è un’analisi sociologica e politica, nel senso alto del termine, suffragato dall’aver toccato la carne viva del fenomeno.
“Risto Reich” – disponibile sia in formato cartaceo che Kindle su diverse piattaforme online tra cui Amazon, Giunti al Punto e Hoepli – è stato tra le altre cose presentato come “libro del giorno” nel programma Fahrenheit di Rai Radio 3, quasi una conferma del suo impatto e la sua rilevanza nel panorama letterario contemporaneo. Giovedì 22 maggio alle 18 l’autore ne parlerà alla libreria Ubik di Cosenza, il giorno dopo si replica alla stessa ora alla Ubik di Catanzaro.

Dire il vero

«Vero è dire ciò che deriva da un contatto» si legge in uno degli esergo scelti dall’autore e firmato Giorgio Colli. E Chiarella fa partire la sua cruda narrazione proprio dal contatto vivido con una realtà sommersa agli occhi dei più, a partire dai clienti stessi, o rimossa. Il protagonista del romanzo è come un criceto che si muove in una ruota, e rappresenta una figura universale che affronta pressioni costanti, cambiamenti di lavoro e una ricerca incessante di stabilità in un contesto lavorativo precario. Il romanzo si distingue per il suo ritmo serrato e per la capacità di dare voce a una realtà lavorativa spesso trascurata nei media mainstream, focalizzati più sul cibo che su chi lo serve.
Il protagonista di questa storia si chiama Luigi, ma il suo nome potrebbe essere Emilia, Valeria, Marco, Francesca. Il trasferimento a Vienna lo costringe, per sopravvivere, a reinventarsi cameriere nella capitale austriaca. Lavora tra le persone, ascolta, osserva, cammina tanto. Pur cercando sempre di lavorare al meglio, subisce aggressioni a ogni errore. Quando torna a casa, esausto e con pochi amici con cui uscire, scrive: uno sfogo e assieme una catarsi, come se raccontare il proprio vissuto fosse un lenitivo per le ferite da esso causate. Da questi appunti buttati giù in modo meticoloso e brillante nasce un corrosivo romanzo working class, con cui l’autore ci fa vivere i suoi dieci anni come cameriere immigrato in Austria: anni in cui cambia luogo di lavoro più volte: in alcuni casi viene licenziato, in altri si licenzia per uscire dal ricatto dell’eccessiva responsabilità scaricata sulle sue spalle.
Un racconto ironico e drammatico al tempo stesso, scritto con il ritmo incessante della vita lavorativa nei ristoranti – dai dai dai… veloce veloce veloce… – dove la fatica dei turni in sala si intreccia con la ricerca di un senso di stabilità e con i tentativi, necessariamente spuri e contraddittori, di esprimere il conflitto di classe in un contesto lavorativo individualizzato e con poche tutele. Tanto che quando il conflitto viene svelato sembra una magia.
Da anni nei mezzi di comunicazione di massa l’attenzione è focalizzata sul cibo e su chi lo prepara, non su chi lo porta al tavolo. Luigi Chiarella capovolge il punto di vista, apparecchiando una tavola vivida e complessa su un tema esplorato da poche voci critiche, nonostante ogni giorno milioni di persone attraversino gli spazi dei ristoranti, ignorando lo sfruttamento sottostante a ogni singolo ordine che viene mandato nelle cucine.
«Ci sono regole più severe per i gas di scarico delle auto – riporta Chiarella da “Risultato da lavoro” di Elfriede Jelinek – che per le persone che lavorano, da cui si pretende di tutto, che si possono anche distruggere di lavoro, e con questo non intendo l’orrenda distruzione attraverso il lavoro come l’hanno perpetrata i nazisti. Lo intendo in maniera più leggera e spensierata».

L’autore

Oltre a “Risto Reich”, il 49enne Chiarella – attore e autore teatrale che nel 2009 ha fondato con Roberta Cortese “Satyrikon”, fucina di progetti teatrali tra Italia e Austria – ha pubblicato “Diario di zona” (Alegre 2014), un altro lavoro che riflette sulle esperienze personali e sociali dell’autore: libri che rappresentano contributi significativi alla narrativa working class italiana, offrendo uno sguardo critico e autentico sulle condizioni di vita e di lavoro degli immigrati e dei lavoratori precari. Il Corriere della Calabria aveva raccontato la sua esperienza di “expat” nella serie Calabrians. (euf)

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