RENDE “Negli oltre dieci anni di autogestione dello Sparrow – Spazio Precario Autogestito, non ci siamo mai entusiasmatx per le competizioni elettorali a Rende e, nonostante il momento politico cruciale, non ci ha dato un’impressione molto diversa la competizione attuale – come sempre incentrata sulle liste e sui nomi, più che sui contenuti”. E’ quanto si legge in una nota dello Sparrow – Spazio Precario Autogestito sulle elezioni a Rende. “Tra pochi giorni, la cittadinanza di Rende sarà chiamata alle urne per concludere, finalmente, la triste stagione del commissariamento, ma non abbiamo sentito grandi idee sul presente e sul futuro della città – che ha vissuto una regressione a dormitorio e luogo di consumismo acritico – né tantomeno dell’immensa periferia rendese. Crediamo che in questa fase, dopo l’esperienza del commissariamento e la schiacciante vittoria del NO al referendum per la città unica, il territorio e la cittadinanza di Rende meritino un dibattito più approfondito, che rimetta al centro i bisogni sociali e la redistribuzione delle risorse. La nostra esperienza rappresenta un esempio lampante del recente declino della politica a Rende. Nel 2013 abbiamo ridato vita a un luogo abbandonato dalle istituzioni scolastiche e lo abbiamo reso un punto di riferimento per il territorio sul piano dell’aggregazione, delle attività artistiche e culturali, della connessione con altre realtà territoriali, collettivi, associazioni, comitati e singolarità. Un esempio di questo percorso è stato il Coordinamento Territoriale Decidiamo Noi, sorto nel 2017 all’indomani dell’incendio dell’area della ex-Legnochimica, che ha promosso un processo di rivendicazione di spazi di democrazia diretta, sfociato nell’approvazione del Regolamento dei Beni Comuni (delibera n.72 del 28/12/2018) e nella successiva sperimentazione del meccanismo dei Beni Comuni nel quartiere di Villaggio Europa.
Negli anni successivi, durante la pandemia, abbiamo percorso il territorio rendese fino alle contrade più periferiche, nell’ambito delle attività di volontariato delle realtà del territorio coordinate dalla Terra di Piero, che hanno di fatto sopperito alle drammatiche mancanze istituzionali sul piano dei servizi sociali. Per tutto questo tempo, nonostante non abbiamo mai partecipato alle competizioni elettorali, abbiamo sempre riscontrato un atteggiamento dialogante dalle amministrazioni comunali: tanto la giunta Cavalcanti quanto le successive giunte Manna hanno sempre riconosciuto il valore meritorio delle nostre attività e hanno fatto valere la volontà comunale (ente proprietario della struttura) anche in momenti in cui si alzavano minacce di sgombero. Quando le condizioni strutturali dello spazio si sono aggravate fino a rendere urgente una ristrutturazione, abbiamo intrapreso un percorso (che definiamo virtuoso) di collaborazione con l’amministrazione per ristrutturare lo spazio e procedere al riconoscimento dello Sparrow come Bene Comune. Lo scioglimento dell’amministrazione Manna e il conseguente insediamento della triade dei Commissari hanno interrotto questo processo. Parliamo a ragion veduta di “triste stagione” del commissariamento. L’evidente bisogno di spazi sociali nel territorio urbano rendese, testimoniato dalle centinaia di attività promosse in dieci anni e da quelle ancora in cantiere, è stato sacrificato sull’altare della scuola-azienda. Zero confronto, zero dibattito, zero coerenza con le finalità dei fondi utilizzati. Invece di occuparsi della cosiddetta “ordinaria amministrazione”, i commissari prendono decisioni politiche, stravolgono quelle precedenti, rifuggono ogni contraddittorio: sindaci senza consenso, o moderni podestà?
La tendenza governativa a ridurre gli spazi di democrazia reale era già evidente senza l’operato dei suoi commissari, non serve sottolinearla oltre. Serve invece, ancora più di prima, spingere percorsi di democrazia reale e partecipazione dal basso – servono dunque, ancora, i Beni Comuni. La possibilità di affidare come Beni Comuni le strutture pubbliche inutilizzate, per svolgere all’interno attività sociali proposte dalla comunità secondo le esigenze del territorio, rappresenta un’occasione concreta per invertire questa tendenza e ridare all’idea di politica un valore genuino, oltre la mera rappresentazione di interessi.
Crediamo che gli spazi sociali siano una risorsa inestimabile per la città, punti di riferimento per il fermento sociale e artistico, per la proposta politica e culturale. Tutelare questi luoghi, insieme a tutte le forme di partecipazione diretta alla vita collettiva, significa tutelare la comunità e il territorio.
Che cosa ne pensano le varie compagini politiche in competizione a Rende? Dieci anni di autogestione e attività sociali gratuite hanno un valore, oppure sono sacrificabili? Come pensano di utilizzare il patrimonio pubblico inutilizzato, gli spazi chiusi e quelli abbandonati?
Rivolgiamo queste domande alle candidate e ai candidati nella speranza di aprire un dibattito, non incentrato solo sulla nostra esperienza, ma che riguarda tantissime esperienze associative del territorio, spesso costrette a svolgere le proprie attività senza la possibilità di avere una sede operativa idonea.
Nelle prossime settimane pubblicheremo dai nostri canali una piccola inchiesta sugli spazi pubblici inutilizzati e abbandonati nel territorio rendese. Ci auguriamo possa essere l’occasione per aprire un confronto aperto e consapevole su questi temi”.
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