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Sequestrata e «ammazzata a bastonate»: la svolta nel cold case di Mariangela Passiatore

In due accusati per il sequestro di persona risalente al 1977. La conversazione chiave e il «brutto ricordo» di uno degli indagati

Pubblicato il: 23/05/2025 – 13:29
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Sequestrata e «ammazzata a bastonate»: la svolta nel cold case di Mariangela Passiatore

REGGIO CALABRIA Sequestrata, «ammazzata a bastonate in testa» e sepolta in un luogo nascosto. Dopo 48 anni, potrebbe essere fatta luce sul rapimento e omicidio di Mariangela Passiatore, 44enne scomparsa il 28 agosto 1977 a Brancaleoone, nella Locride, e mai più ritrovata. Un cold case rimasto fino ad oggi senza colpevoli, con gli unici sospettati assolti nel lontano 1980, e ora finito tra le migliaia di pagine redatte dagli inquirenti nella maxi inchiesta Millennium. L’operazione contro la ‘ndrangheta reggina ha portato all’arresto di 97 persone e oltre 200 indagati. Tra questi Michele Grillo e Pasquale Barbaro (cl.51) detto “u nigru” e fratello del defunto Giuseppe Barbaro: a entrambi viene contestato il reato di sequestro di persona.

Il sequestro nel 1977

Quella del 28 agosto 1977 era una delle ultime sere in Calabria per Mariangela. Durante la cena insieme al marito, l’imprenditore Sergio Paoletti, e a una coppia di amici, fanno irruzione cinque uomini armati portando via Mariangela e qualche gioiello, con il goffo tentativo di simulare una rapina e sviare le indagini. Si trattava, invece, di uno dei tanti sequestri della ‘ndrangheta nella terribile stagione degli anni 70-80 in cui decine di persone sparirono. Due le chiamate nei giorni successivi: la prima richiesta da un miliardo simulando la telefonata delle “Brigate Rosse”, la seconda da 150 milioni. Poi il silenzio più assoluto: niente più contatti con i sequestratori e di Mariangela non si è più saputo nulla. Vani gli appelli e le ricompense offerte dal marito per riavere il corpo. Un sequestro a cui potrebbe essere legato anche il misterioso omicidio, avvenuto due settimane dopo a colpi di lupara, di Giulio Cotroneo, amico di famiglia dei Paoletti che stava cercando di aiutare nelle ricerche.

Le indagini odierne

Oggi, a distanza di 48 anni, Grillo e Barbaro vengono iscritti nel registro degli indagati. L’accusa degli inquirenti si fonda su due elementi di fondo: le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Agresta e, soprattutto, una conversazione risalente al 2012 e captata dagli investigatori, in cui a parlare è proprio Michele Grillo. «Durante le indagini è emerso che un indagato ha avuto un ruolo importante nel sequestro» ha spiegato in conferenza stampa il comandante dei Carabinieri del gruppo di Locri Gianmarco Pugliese. Un’intercettazione chiave in cui Grillo si autoaccuserebbe di aver partecipato al sequestro di una «signora». «Ho una cosa, un ricordo brutto! Con una signora, guarda!» riferisce al suo interlocutore, senza sapere di essere intercettato in un procedimento della Dda di Milano. Nella conversazione entrambi fanno riferimento al vecchio periodo criminale, con Grillo che ricorda «una serie di episodi delittuosi particolarmente efferati in cui, in passato, era stato coinvolto». Un periodo che addirittura suscita nell’interlocutore una «sorta di nostalgia per un’epoca criminale d’oro che egli non aveva vissuto e che avrebbe voluto vivere». Grillo, pur non essendo mai stato condannato per associazione mafiosa, riporta condanne definitive per estorsione e – soprattutto – per sequestro di persona, quest’ultima con una pena di 18 anni inflitta nel 1988.

La conversazione sul sequestro Passiatore

Mariangela Passiatore nella conversazione non viene mai nominata, se non con l’epiteto di «signora» descritta «con problemi di salute e che necessitava di assumere medicine». Sono questi dettagli che consentono agli inquirenti di selezionare tra i vari sequestri irrisolti e senza un corpo ritrovato, arrivando così alla conclusione che si faccia riferimento proprio della moglie dell’imprenditore Paoletti. Nell’inchiesta si ricostruisce la conversazione in cui Grillo avrebbe detto che «si era allontanato dal luogo della prigionia e si era recato ad Africo per acquistare le medicine che l’ostaggio doveva assumere». Una volta tornato sul posto, avrebbe però scoperto che gli altri sequestratori «l’avevano ammazzata a bastonate in testa». Tutto perché «non riuscivano a contenere la reazione della donna». Un omicidio che lascia sconvolto lo stesso Grillo: «Se non siete capaci, non vi mettete avanti a fare gli uomini! Non fate le cose che sono più grandi di voi…» avrebbe commentato nel ricordare il tragico sequestro, criticando il comportamento degli altri sequestratori. Proprio per l’esito tragico del sequestro i rapporti tra i Barbaro e Grillo si sarebbero incrinati, tanto che anche a distanza di tanti anni restava «u malucori», ovvero «si mostravano offesi per la reazione di Grillo».

Nessuna misura cautelare per gli indagati

Nell’inchiesta gli inquirenti riprendono in mano l’intercettazione del 2012, questa volta confrontandola con le dichiarazioni di Agresta. Il pentito racconta di aver saputo dagli ambienti criminali del rapimento di una donna, che aveva bisogno di medicine, poi morta nel sequestro. Agresta racconta anche dei dissidi protrattasi per anni tra i Barbaro e Grillo in seguito a un sequestro, un passaggio per il gip collimante con quando emerso dalle parole di Grillo. Tuttavia, se nei confronti di Grillo emerge un quadro indiziario «più solido», per Barbaro è più «frammentario». Per entrambi gli indagati non è stata però ritenuta necessaria la misura cautelare. (ma.ru.)

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