Naufragio di Cutro, ministeri citati come responsabili civili
Ammessa la costituzione di parte civile per le principali Ong, rigettata quella della Regione Calabria

CROTONE Passano da 113 a 88 le parti civili nel processo sui presunti mancati soccorsi all’imbarcazione il cui naufragio a Steccato di Cutro è costato la vita a 94 persone tra cui 35 minori con un numero imprecisato di dispersi. Sono 25, infatti, le parti civili non ammesse dal gup del tribunale di Crotone Elisa Marchetto che stamane ha sciolto la riserva sulle eccezioni presentate dai difensori dei quattro militari della Guardia di finanza e dei due della Guardia Costiera accusati dalla procura della Repubblica di Crotone di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Lo scorso 26 maggio i difensori degli imputati avevano chiesto l’esclusione di 27 tra associazioni, partiti ed enti – ritenendo infondate le richieste – e di 67 persone tra superstiti e vittime della strage sia per questioni formali nella presentazione della costituzione di parte civile che per la mancata verifica di rapporti di parentela.
Ministeri citati come responsabili civili
Il ministero dell’Economia e delle finanze, il ministero delle Infrastrutture ed il Fondo di garanzia delle vittime della strada presso il Consap sono stati citati come responsabili civili nel processo contro i sei militari imputati dalla Procura della Repubblica di Crotone per il presunto ritardo nei soccorsi all’imbarcazione. Inammissibili invece le richieste di citazione per ministero dell’Interno e presidenza del Consiglio dei ministri. A rispondere del reato di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, sono Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale della Guardia di finanza e del Reparto operativo aeronavale (Roan) di Vibo Valentia; Alberto Lippolis, comandante del Roan di Vibo Valentia; Antonino Lopresti, ufficiale in comando tattico e controllo tattico al Roan di Vibo Valentia; Nicolino Vardaro, comandante del gruppo aeronavale di Taranto; Francesca Perfido, ufficiale di ispezione all’Italian maritime rescue coordination center (Imrcc) di Roma; e Nicola Nania, ufficiale di ispezione al Centro secondario del soccorso marittimo (V Mrsc) di Reggio Calabria.
Il gup, rigettando le eccezioni della difesa, ha ammesso come parte civile tutti i superstiti ed i familiari delle vittime del naufragio sostenendo che le contestazioni della difesa “attengono al merito” e che “l’effettiva sussistenza e consistenza potrà e dovrà essere dimostrata nel corso del processo”. Ammessa la costituzione di parte civile per le principali Ong: Handrbreit – Nautical Safety solutions GGMBHm, Emergency, Sea Whatch, Sos Mediterranee Italia, Mediterranea Saving Humans, Sos Humanity poiché, ha scritto il gup, “si occupano di soccorsi in mare, perseguendo quale primario obiettivo, nel quale sono immedesimate, la tutela della vita e l’incolumità individuale”. Tra le richieste non ammesse, invece, ci sono quelle presentate dai due pakistani, Hasab Hussein e Khalid Arslan che sono stati condannati perché riconosciuti colpevoli di essere tra gli scafisti del caicco naufragato.
Tra gli altri il gup ha rigettato la costituzione di parte civile della Regione Calabria (per la quale era stata comunque chiesta la revoca dalla stessa parte) e, tra le altre, quelle di Rifondazione Comunista, Arci nazionale, Mem.Med. Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione, Melting Pot, Cittadinanza attiva e dell’associazione Sabir che è stata in prima linea nell’assistenza ai superstiti ed alle famiglie delle vittime in occasione del naufragio. L’udienza preliminare proseguirà il 9 giugno prossimo. Non è certo che la decisione sulla richiesta di rinvio a giudizio per i militari sia presa in quella data.
Nel collegio difensivo gli avvocati: Giuseppe Di Renzo, Giovanni Rotundo, Cataliotti e Vetere
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