L’esito delle elezioni comunali in provincia di Cosenza conferma, in maniera inequivocabile, che qui stanno le urne più “vere”. La partecipazione, l’esperienza, la conoscenza diretta delle problematiche e delle persone a cui è meglio affidare le loro possibili soluzioni sfuggono al condizionamento della narrazione massmediatica e alle mistificazioni propagandistiche dei social.
È ormai un fatto assodato che l’elettore, magari nella stessa cabina, esprima preferenze di taglio diametralmente opposto a seconda che voti per il consiglio comunale o per la Camera. Le fondamentali differenze si colgono nella consapevolezza con cui si vota – comprensibile se solo si pensa a quanto sia diverso esprimere una preferenza per una persona conosciuta dall’apporre una impersonale croce su un simbolo, identificativo, nella migliore delle ipotesi, di un volto leaderistico che mai si avrà il privilegio di conoscere senza l’intermediazione di uno schermo – e nel rapporto di strettissima prossimità tra cittadino e rappresentanza comunale.
Tutto questo si risolve in una più sentita responsabilità dell’elettore, alla quale consegue (è quasi inevitabile) una più sentita responsabilità dell’eletto, il quale, tuttavia, nelle realtà di provincia, nonostante la buona volontà, può impattare contro il muro dei più alti livelli istituzionali. E però, se poi capita che prossimità e solidarietà caratterizzino non soltanto il rapporto Cittadino-Comune ma anche quello Comune-Comune, ecco che possono presentarsi opportunità di deciso sviluppo per vaste aree di territorio.
Così, oggi, nella provincia cosentina, c’è un filo rosso che unisce la maggior parte delle rappresentanze comunali in un municipalismo sociale che, se ci sarà la forza e la capacità di tradurre in termini di socialismo municipale, potrà finalmente imprimere una svolta per i cittadini. Dal Tirreno allo Jonio, dalla Sila al Pollino, passando per la Valle del Crati, la Valle dell’Esaro ed il Savuto, con un’area urbana baricentrica, è ora possibile che i Comuni si uniscano – senza bisogno di città uniche – per la concreta realizzazione dell’ospedale della Sibaritide, dell’Hub di Cosenza e del Policlinico universitario di Arcavacata.
E non è la sola questione sanitaria ad unire: davvero ci sarebbero le condizioni per proporre una visione che dai municipi difenda l’irrinunciabile diritto dei cittadini all’alta velocità ferroviaria e alla capillarità della rete; una visione che metta insieme le potenzialità portuali e marittime di questa terra da est a ovest, da Corigliano-Rossano e Trebisacce a Paola e Cetraro; che tuteli nei servizi il valore delle aree montane da Castrovillari a Spezzano della Sila e delle aree interne da Acri a Mormanno e da Malvito a Caloveto (a titolo meramente esemplificativo, essendo coinvolti molti più comuni); un amalgama municipale che può guardare al mondo del lavoro con l’implementazione del salario minimo comunale – sulla scia di quanto già fatto a Firenze e Napoli e che il gruppo di Adesso! sta cercando di portare a Milano – esteso ad una amplissima fetta di provincia. Queste sono le sfide lanciate dai cittadini. La loro impermeabilità ai tentativi di conquista di taluni agglomerati parapolitici e la loro strenua resistenza, in ambito comunale, alla volgarità populistica della politica da social network meritano di essere ripagati con concretezza negli obiettivi e strenua inventiva nella loro realizzazione.
In due parole: socialismo municipale.
*avvocato
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