Morire di lavoro in Calabria: la strage silenziosa dei lavoratori calabresi
Salvatore Cugnetto è l’ultimo di una lunga scia di sangue. I dati della Calabria in “zona arancione” e la poca prevenzione nei cantieri

LAMEZIA TERME L’ultimo nome della lunga e tragica lista è Salvatore Cugnetto: il 55enne di Lamezia Terme era impegnato in un intervento di idrodemolizione quando è stato colpito al torace da una lancia ad alta pressione. L’incidente, su cui indaga la Procura di Cosenza, è avvenuto sul cantiere per i lavori di adeguamento sismico del viadotto Friddizza lungo l’A2. L’ennesima morte bianca avvenuta in Italia, circa 400 da inizio anno: numeri che rilanciano l’allarme sulla scarsa sicurezza sui posti di lavoro. Una strage silenziosa causata, spesso, da poca prevenzione e superficialità, con operai e dipendenti costretti a lavorare in situazioni precarie e pericolose. Gli “invisibili” lavoratori che trainano l’economia del paese, ma la cui sicurezza e i diritti spariscono dall’agone politico e ricompaiono solo quando la tragedia è ormai avvenuta.
I dati: nel 2024 26 morti sul lavoro in Calabria
I dati calabresi degli ultimi anni, seppur in lieve calo, sono sempre preoccupanti: la Calabria è nella cosiddetta “zona arancione”, che raccoglie le regioni con tassi d’incidenza infortunistica superiori alla media nazionale. Nel primo trimestre del 2025 – secondo rapporto Anmil – si registrano oltre 2000 incidenti sul lavoro, circa 757 riguardanti le donne. Nel 2024 sono stati oltre 8.800 gli infortuni denunciati, 26 quelli mortali rispetto ai 29 dell’anno precedente. A livello nazionale nel primo trimestre del 2025, secondo i dati Inail, le morti bianche sono in lieve calo del 2,7%, con un’incidenza che passa dallo 0,63 ogni 100 mila abitanti allo 0,60. Crescono in modo preoccupante (+51,3%) gli infortuni in itinere, ovvero nel tragitto tra casa e lavoro. Il settore più colpito è quello manifatturiero e delle costruzioni, seguito da trasporti e commercio.
Le morti in Calabria
Nei primi cinque mesi del 2025 sono già 5 le vittime, oltre a Salvatore Cugnetto: l’anno è iniziato con la morte di Francesco Stella, operaio 38enne di Lamezia caduto da una impalcatura alta 6 metri, stessa tragica sorte toccata a Maicol Affiatato, 26 anni, caduto dal capannone dell’azienda a Mantadoriccio. A febbraio, mentre lavorava ad un trasloco a Montalto Uffugo, Alessandro Guerra è rimasto schiacciato da un furgone il cui freno a mano si era sganciato. Nel Vibonese è morto dopo due mesi di ospedale Francesco Mandaradoni, vittima di un incidente mentre guidava il mezzo per la raccolta rifiuti. Roberto Falbo, operaio di 53 anni, è morto a marzo cadendo dal tetto di un capannone. A questi si aggiungono gli incidenti di operai autonomi impegnati in lavori agricoli, per lo più vittime di un ribaltamento del trattore. È quanto accaduto a un agricoltore di Ricadi, in provincia di Vibo Valentia, due giorni fa, ma anche a un 73enne di San Giorgio Albanese lo scorso 29 aprile e ad Antonio Occhiuzzo, 63enne morto a Roggiano Gravina. Nomi, non solo numeri, che riaccendono l’attenzione sulla strage invisibile delle morti bianche. Una piaga, in Calabria e in Italia, che ancora non accenna a fermarsi. (ma.ru.)
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