Cosenza calcio verso il Guarascio XV? Cronaca di un tempo immobile
A meno di epifanie imprenditoriali dell’ultima ora, il club si appresta a inaugurare l’anno numero 15 dell’era “guarasciana” in un limbo senza ambizioni, senza certezze e senza fine

COSENZA Ora che l’estate si allunga pigra e le altre squadre iniziano a montare ambizioni e attese, nella città dei Bruzi, più che entusiasmo, si mastica un gusto amaro: quello del tempo immobile. Lo stesso tempo che da quattordici anni scorre lento, anzi, ristagna, sotto il nome ormai proverbiale di Eugenio Guarascio. A meno di epifanie imprenditoriali dell’ultima ora, sarà lui, ancora una volta, a sedere sul trono del “San Vito-Marulla”, nonostante l’eco insistente di una piazza che non lo acclama, anzi. Il Cosenza si avvia alla stagione numero 15 dell’era Guarascio (7 anni di serie B, 6 di C e 2 di D), tra promesse sospese, comunicati in fotocopia e un presente societario più opaco del bilancio.
Il grande sonno della cessione
Quella della cessione sembra essersi trasformata col tempo in una favola, ma di quelle che si raccontano a voce bassa, per non disturbare troppo la realtà. Maggio è stato il mese degli annunci e delle illusioni: il 14, ormai lo sanno anche le pietre, Guarascio parlava di «una situazione concreta pronta a definirsi a brevissimo». Dopo una decina di giorni una nuova nota in cui si confermava che «le trattative proseguono positivamente», ma intanto si pianificava il ritiro per la stagione 2025/26. Il tutto con la solita, puntuale ambiguità: da una parte si parla di addio, dall’altra si lavora come se nulla stesse per cambiare.
Il nome dell’imprenditore Vincenzo Oliva (l’ultimo in ordine di tempo dopo Vrenna, i fondi esteri e Citrigno ad interessarsi all’acquisizione del pacchetto di maggioranza della società), cosentino attivo nel modenese, è emerso con discrezione, senza mai diventare protagonista. E intanto, l’amministratore unico Rita Scalise ha risposto alle sollecitazioni del sindaco Franz Caruso con il più classico dei refrain: «certe operazioni richiedono tempo». Senza capire, o far finta di non capire, ancora una volta, che è proprio quel tempo, ormai, a essere finito.
I numeri e le parole che non tornano
Il quadro finanziario del club da tempo aggiunge altri interrogativi e il ricorso a un consulente esterno – l’ex Brescia Luigi Micheli – chiamato a “mettere a posto” i conti per l’iscrizione al campionato (a cui la Covisoc venerdì scorso ha dato parere positivo), negli ultimi tempi ha prodotto ulteriori perplessità tra tifosi e addetti ai lavori.
Una società, quella rossoblù, che si dice in vendita ma continua a muoversi come se dovesse restare, che parla di solidità finanziaria ma opera all’insegna della prudenza (per non dire del risparmio): anche qui, le parole non coincidono con i fatti.
Tecnici a mezzo servizio e calciatori col trolley
La situazione sportiva non è da meno. Massimiliano Alvini è ancora sotto contratto, ma il suo nome rimbalza più per le incertezze che per i progetti. Lo stesso discorso vale per il direttore sportivo Gennaro Delvecchio, formalmente ancora in carica ma già con lo sguardo altrove. Una rosa solo apparentemente numerosa, con qualche fedelissimo e molti elementi che sembrano più desiderosi di partire che di restare. Micai, Florenzi, Garritano, Ricciardi, Zilli e forse D’Orazio, Venturi e Mazzocchi: nomi che sulla carta raccontano una squadra con una discreta (ma non ottima per una C da protagonisti) base di partenza, ma nella pratica sembrano avvolti in un limbo, in attesa di capire che ne sarà del futuro. E allora, chi allenerà il Cosenza? Chi ne sarà il direttore sportivo? E soprattutto: con quale ambizione ci si presenterà ai nastri di partenza di un campionato che mai come quest’anno pullula di rivali attrezzate e piazze affamate?
Lorica, il ritiro tra i pini e le proteste?
Dopo anni di ritiri svolti fuori regione, il Cosenza tornerà in Calabria. Lo farà a Lorica, località dell’altopiano silano che non è solo suggestiva cornice naturale, ma anche geograficamente vicina alla città. Ed è proprio questa vicinanza a far temere nuovi momenti di tensione. Perché se negli ultimi anni la distanza aveva in parte attutito le contestazioni, quest’anno le proteste, accentuatesi nell’ultima disastrosa stagione, potrebbero “seguire” la squadra fin sul prato silano. E in un momento in cui servirebbe serenità, il rischio è che il ritiro si trasformi nell’ennesimo palcoscenico del dissenso. Anche su questo aspetto una dirigenza maldigerita da un’intera città dovrebbe riflettere.
Una promozione che resta eccezione
In chiusura torniamo su una domanda: se, come sembra al momento, dovesse restare, con quali ambizioni Guarascio affronterà il suo 15esimo anno di regno rossoblù? Ancora barricato nel suo castello? A distanza di sette anni, quella promozione in B ottenuta partendo da quinti e completata con un playoff irripetibile, appare sempre più come un’eccezione statistica. Un colpo di fortuna più che un frutto di programmazione. Da allora, il club ha vissuto di rendita, cercando di restare a galla senza costruire nulla, senza amare la sua creatura e il suo popolo. È anche questa esperienza a far vivere nello sconforto la tifoseria. In mancanza di una svolta, la terza serie rischia di trasformarsi in un nuovo inferno rossoblù. (fra.vel.)
Foto Cosenza calcio: Guarascio con Riviere
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