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Dolore e commozione a un anno dalla strage di migranti al largo di Roccella

Indelebile l’orrore di un viaggio che ha lasciato solo 11 sopravvissuti. A Roccella e Reggio Calabria le iniziative per ricordare le vittime

Pubblicato il: 17/06/2025 – 13:36
di Mariateresa Ripolo
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Dolore e commozione a un anno dalla strage di migranti al largo di Roccella

REGGIO CALABRIA Corpi straziati da un viaggio che dalla speranza di una vita migliore si è trasformato in una tragedia immane che ha colpito intere famiglie e una comunità, quella di Roccella Jonica, che non può e non vuole dimenticare. E’ trascorso esattamente un anno dalla strage di migranti che si è consumata nella notte tra il 16 e il 17 giugno al largo delle coste calabresi. avvenuta a un anno di distanza dalla strage di Steccato di Cutro, e vissuta a Roccella Jonica, dove i corpi dei migranti sono stati trasportati nelle ore successive al naufragio dell’imbarcazione.

La tragedia

Di quei tragici istanti rimangono i ricordi di chi è sopravvissuto e ha avuto la forza di raccontare l’orrore di un viaggio che ha lasciato solo undici sopravvissuti. Erano più di 60 – secondo i racconti dei superstiti – i migranti a bordo della barca a vela partita dalla Turchia e naufragata – a seguito di uno scoppio a bordo – al largo delle coste ioniche calabresi nello specchio di mare al limite delle aree Sar di competenza della Grecia e dell’Italia a circa 100 miglia dalla Calabria.

migranti roccella ionica
I primi soccorsi

Poche le informazioni ufficiali fornite dalla Prefettura di Reggio Calabria e dalla Guardia Costiera dai primi momenti in azione in mare, con i primi corpi arrivati nottetempo sulla banchina del porto delle Grazie.

migranti morti roccella
L’arrivo dei primi corpi

Tra i corpi recuperati in mare molti quelli di bambini. Furono 56 le vittime in totale.
Gli undici sopravvissuti, ricoverati negli ospedali di Locri, Polistena, Soverato e Reggio Calabria, presentavano ustioni su tutto il corpo e fratture multiple. «Sono immagini che non dimenticheremo mai, sembrava di stare in guerra», raccontarono i volontari della Croce Rossa, intervenuti tra i primi. Tra i superstiti anche una bambina di dodici anni che fu ricoverata nella Pediatria di Locri. Sul suo corpo i segni dell’esplosione.
«Difficile descrivere quello che ci siamo trovati davanti, per la prima volta in tanti anni di soccorsi abbiamo chiesto il supporto psicologico», ha raccontato dopo la tragedia Concetta Gioffrè, presidente della Croce Rossa-Comitato Riviera dei Gelsomini.

Il ricordo

Dopo la tragedia, la Chiesa di Locri-Gerace, oltre a mobilitarsi per l’accoglienza dei superstiti del naufragio, ha accolto l’invito del vescovo e ha partecipato a una fiaccolata e veglia di preghiera sul Lungomare della cittadina della Locride. Mentre a un mese e mezzo dal naufragio venne organizzato un momento di raccoglimento e preghiera, concomitante con il rientro nei paesi di origine delle salme di alcuni migranti, con una messa in suffragio delle vittime che il vescovo di Locri, monsignor Francesco Oliva, ha ricordato con commozione.
Fu il cimitero di Armo, a Reggio Calabria, ad accogliere 22 salme. Tanti i corpi senza un nome e un’identità. Decine le famiglie distrutte.
E oggi a distanza di un anno, nel reggino si stanno svolgendo le celebrazioni in ricordo di non ce l’ha fatta. Questa mattina la cerimonia al porto di Roccella Jonica, poi l’iniziativa al cimitero di Armo promosso dalla Rete 26 Febbraio. Nel pomeriggio, sempre a Roccella Jonica, il seminario su”Verità e Giustizia per tutte le vittime dei naufragi”. 
(m.ripolo@corrierecal.it)

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