«La separazione delle carriere una “favoletta” che non risolverà i problemi della giustizia»
Il procuratore Salvatore Curcio: «L’abuso d’ufficio era un’importante anticamera per reati più gravi». Sul narcotraffico: «Ancora non si è consapevoli delle reali dimensioni del fenomeno»

LAMEZIA TERME Dalla riforma della giustizia alla lotta alla ‘ndrangheta, dall’abuso di ufficio al narcotraffico internazionale. Salvatore Curcio, procuratore della Repubblica di Catanzaro, torna a Lamezia, dove è stato alla guida della Procura per 8 anni, ospite del talk show del festival Trame. Sollecitato dal giornalista Pietro Comito, ha ripercorso le tappe della sua carriera, iniziate proprio a Lamezia, dove «nel 1992 ho tenuto il mio primo processo di dibattimento contro la mafia». Da allora numerosi processi condotti contro le principali famiglie di ‘ndrangheta lametine e calabresi, prima di tornare definitivamente a Catanzaro. «Era un’altra epoca, c’era un alto modo di fare e concepire le investigazioni. Se io ripenso a come abbiamo iniziato l’antimafia a Catanzaro con collaboratori di basso livello e di bassa conoscenza, raschiando il fondo del barile delle risorse, le tecniche che ci sono oggi sembrerebbero fantascienza in quel contesto storico».
«L’abuso d’ufficio era importante per arrivare a reati più gravi»
Tanti aspetti sono cambiati anche a livello legislativo, forse compiendo passi indietro rispetto a prima. In particolare, è stato molto discusso l’intervento che ha depenalizzato l’abuso d’ufficio: «Una legge costituzionalmente legittima» premette Curcio. «Si trattava comunque di un reato così difficile da provare in giudizio che io in 36 anni di carriera avrò visto solo due persone condannate. Statisticamente era inesistente, ma aveva una sua importanza perché le investigazioni sui reati gravi come corruzione, concussione o traffico di influenza illecite difficilmente vengono immediatamente individuati dalla polizia giudiziaria o dal pubblico ministero. Si è sempre iniziato tramite un fascicolo, normalmente contro ignoti, per il delitto di abuso d’ufficio». Con l’abrogazione quindi «è venuta meno un po’ quell’anticamera necessaria dell’investigazione di un certo livello, che consentiva a tutti noi di aprire di aprire gli “squarci”. Dal punto di vista delle tutele è sicuramente un passo indietro».
«La separazione delle carriere non risolve i problemi»
Il procuratore discute poi della riforma della giustizia, al centro di diverse polemiche tra la magistratura e la politica. «La separazione delle carriere è diventata un po’ una favoletta cavalcata da larghi strati dell’avvocatura e presentata spesso come la panacea di tutti i mali della giustizia. Io vi posso assicurare che, anche laddove si arrivasse a una separazione delle carriere, i tempi per definire un processo penale saranno sempre gli stessi, le penurie di risorse e di personale saranno sempre presenti e caratterizzeranno il sistema giudiziario italiano». Anche a chi contesta che un pm prima compie le indagini e, poi, da giudice potrebbe pronunciarsi su di esse, Curcio è netto: «Un’eresia. Già da tempo per cambiare funzioni dovevo farlo fuori regione. Quindi se tu hai fatto il pubblico ministero a Lamezia e vuoi diventare giudice, te ne devi andare dalla Calabria. C’era già uno sbarramento non indifferente, ora ulteriormente temperato dal fatto che puoi cambiare funzioni nella vita una sola volta. Tutta la categoria dei magistrati d’Italia registra un cambio di funzioni che è pari allo 0,70%, cioè meno dell’1%». «Guardate che – continua il procuratore – il nostro sistema giudiziario, per quanto sia continuamente vilipeso e abbia le sue criticità, altrove ce lo invidiano e lo hanno sempre fatto. In Francia il Pubblico Ministero fa poco o nulla, qua c’è sempre una garanzia di autonomia e indipendenza. Ma se noi cominciamo a minare questa garanzia del pubblico ministero e lo allontaniamo dalla cultura del giudice peggioriamo la situazione e il pm diventa una sorta di superpoliziotto».
L’evoluzione della ‘ndrangheta e il narcotraffico
Il procuratore, cambiando argomento, compie poi un lungo excursus storico sulla lotta alla ‘ndrangheta. Da Galassia, «il primo maxi processo contro la ‘ndrangheta in contemporanea ad Olimpia che si teneva a Reggio Calabria» allo “sbarco” in Germania. «Noi, come Procura di Catanzaro dell’epoca, sbarchiamo in Germania il 26 ottobre del 1993 e andiamo a prendere il primo collaboratore di giustizia. Circa 25 anni prima di Stige e 14 anni prima della strage di Duisburg, noi c’eravamo già nel 1993 e abbiamo proseguito catturando anche latitanti». Tante indagini anche sul narcotraffico: «Non illudiamoci di averlo azzerati, perché siamo completamente fuori strada. Ancora oggi non si ha consapevolezza delle reali dimensioni del fenomeno. Nel 2007, l’Istituto Eurispes uscì fuori con un dossier che si chiamava ‘Ndrangheta Holding, dove stimava i guadagni in 44 miliardi di euro. Cioè, il prodotto interno lordo complessivo di paesi come Slovenia, Estonia, Lituania, messi insieme. Di questi 44 miliardi di euro, il 66% era guadagnato attraverso il narcotraffico» spiega Curcio, che cita anche un esempio concreto del reale valore del giro illecito di cocaina: «Consegnai 800 kg di cocaina sequestrati per la valutazione chimico tossicologa. Era cocaina pura tra il 90 e il 97-98%, che non viene messa in commercio per il rischio di overdose. Quindi sarebbe stata poi tagliata e da 1 kg di cocaina pura se ne poteva estrarre almeno 3-4 kg, per un valore di quel carico di oltre un miliardo e 300 milioni di euro». (ma.ru.)
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