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l’uomo dei misteri

Il viaggio in Calabria di Francesco Pazienza, l’ex «faccendiere» e agente segreto che incontrò don Stilo

Morto ieri a 79 anni, raccontò di come il sacerdote di Africo “bloccò” un aereo per lui. Dalla P2 e la strage di Bologna alla cena con gli Araniti a Sambatello

Pubblicato il: 23/06/2025 – 17:12
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Il viaggio in Calabria di Francesco Pazienza, l’ex «faccendiere» e agente segreto che incontrò don Stilo

GENOVA Se n’è andato portando con sé segreti e misteri della storia repubblicana italiana. Lo chiamavano il «faccendiere», anche se lui preferiva identificarsi come un «disubbidiente»: a prescindere dall’epiteto, resta una delle figure più “oscure” e misteriose degli ultimi 60 anni. È morto ieri a 79 anni Francesco Pazienza, ex agente del Sismi, i servizi segreti italiani, nella sua dimora in Liguria, dove si era ormai ritirato dopo la condanna per depistaggio sulla Strage di Bologna. Solo uno dei grandi casi avvolti nella nebbia in cui Pazienza, in un modo o nell’altro, si è “ritrovato” coinvolto, citato da collaboratori di giustizia o interrogato dal pm di turno. La lista di misteri in cui si trova anche il nome di Pazienza è lunga: dalla P2 al crack Ambrosiano, dal caso Orlandi ad Ali Ağca. E, tra le ultime inchieste, anche una partita da Reggio Calabria sullo “Stato Parallelo”, che ha cercato di far luce sugli intrighi tra Stato, massoneria e ‘ndrangheta. Ascoltato al processo disse di aver incontrato alcuni esponenti della ‘ndrangheta calabrese e rivelò un aneddoto su don Giovanni Stilo di Africo.

I misteri di Pazienza: la P2 e il liberamento di Cirillo

Laureato in medicina, l’ex agente segreto ebbe una rapida ascesa all’interno degli ambienti finanziari italiani e internazionali. Oltre al Sismi, diventa consulente finanziario di Roberto Calvi per il Banco Ambrosiano, si trasferisce in Francia e successivamente negli Usa, dove instaurerà un forte rapporto con ambienti governativi e con la famiglia mafiosa dei Gambino. Pazienza è stato condannato due volte, una per il depistaggio sulla strage del 2 agosto 1980 e una proprio per il crack ambrosiano. Fu lui stesso a confessare l’esistenza – mai accertata – di un Supersismi, una struttura sovraordinata e “deviata” rispetto ai servizi segreti italiani. «Il Super Sismi ero io con un gruppo di persone che gestivo in prima persona» dichiarò in un’intervista nel 2009 a Milena Gabanelli. Un ruolo da intermediario lo ha avuto anche nel caso del sequestro dell’assessore campano Ciro Cirillo, per il quale ha negoziato con la Nuova camorra organizzata fino alla sua effettiva liberazione «dopo solo dieci giorni» dal suo colloquio con i vertici della mafia napoletana. Così come sempre oscuri sono rimasti i suoi legami con la P2 e Licio Gelli: una informativa del 1980 lo inserisce tra i massoni piduisti, ma mai è stato trovato il suo nome nella lista. Pazienza ha raccontato anche di aver partecipato a una cena con Pablo Escobar, il celebre narcotrafficante con cui si ritrovò seduto alla stessa tavola.

Il viaggio in Calabria

Gli intrighi di Pazienza lo portarono anche in Calabria nel 1978, quando partecipò a una cena a Sambatello, nel Reggino, a casa della famiglia Araniti, storico clan di ‘ndrangheta, ospite di Domenico Araniti, che in quell’occasione «indossava un busto per un proiettile che aveva preso». L’ex agente segreto conobbe anche uno dei De Stefano e, soprattutto, don Giovanni Stilo di Africo, un «personaggio incredibile». Sentito a Reggio Calabria nel corso del Processo contro Scajola e altri, Pazienza ha raccontato un aneddoto su con Stilo a dimostrazione di come il sacerdote, la cui figura è sempre stata controversa, «comandasse» in Calabria. Dopo la classica mangiata «alla meridionale» Pazienza racconta di quando “bloccò” un aereo sulla pista per far salire in ritardo l’agente segreto: «Dovevo andarmene e prendere l’aereo, lui chiamò l’aeroporto e disse che l’aereo era in ritardo di due ore, così potevo restare. Quando poi sono salito sul volo trovai l’aereo e tutti i passeggeri in pista che stavano aspettando solo me». A chi gli contesta l’aver incontrato senza scrupoli personaggi dall’alta caratura criminale, Pazienza rispondeva: «Io seguo il metodo anglosassone: se una persona è per strada e non è in galera quella persona può essere incontrata. Io non sono ipocrita, c’è gente che fa affari con queste persone e dice di non conoscerle, io non faccio affari ma non nego di conoscerle». (ma.ru.)

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