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Fondi per migranti alla ‘ndrangheta: sequestri per 2,5 milioni di euro a Isola Capo Rizzuto

Nel mirino della Guardia di Finanza l’associazione che gestiva il centro Sant’Anna. Avrebbero distratto i fondi per favorire appartenenti alle cosche locali per un danno erariale da 34 milioni

Pubblicato il: 28/06/2025 – 9:51
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Fondi per migranti alla ‘ndrangheta: sequestri per 2,5 milioni di euro a Isola Capo Rizzuto

CROTONE Un valore di oltre 2,5 milioni di euro tra abitazioni, magazzini, terreni agricoli e disponibilità finanziarie è la cifra del sequestro eseguito dalla Guardia di Finanza di Crotone nei confronti di un’associazione di volontariato di Isola Capo Rizzuto. Il provvedimento di sequestro conservativo è stato richiesto dalla Procura regionale della Corte dei conti diretta da Romeo Ermenegildo Palma su iniziativa del vice procuratore generale Giovanni Di Pietro al fine di preservare, dopo la sentenza di condanna di primo grado e in pendenza dei termini di impugnazione, il credito erariale accertato di 34 milioni di euro.

L’operazioni Jonny e le indagini sul Sant’Anna

Il sequestro rappresenta l’epilogo delle indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, dalle quali sarebbe emerso come gli amministratori dell’associazione abbiano distratto fondi pubblici destinati alla cura dei migranti, per favorire interessi personali e di terzi, ivi compresi soggetti appartenenti alle cosche locali, cagionando il rilevante danno erariale. Gli approfondimenti richiesti dall’Autorità Giudiziaria contabile scaturiscono, in particolare, dagli elementi emersi nell’ambito dell’operazione “Jonny”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, che, nel 2017, portò al fermo di 68 indagati e al sequestro di beni per oltre 60 milioni di euro facendo luce, tra l’altro, sulle condotte illecite realizzate attraverso la citata associazione, quale gestore dei servizi erogati a favore del centro di accoglienza per migranti Sant’Anna di Isola di Capo Rizzuto, dai vertici della stessa. Questi ultimi, infatti, approfittando delle ingenti risorse finanziarie provenienti dai contratti di appalto stipulati nel tempo con gli Enti pubblici, si sarebbero appropriati e avrebbero finanziato, attraverso un articolato sistema di fatture false emesse dalle compiacenti società di catering subappaltatrici del servizio di ristorazione, le locali cosche di ‘ndrangheta. L’attività svolta testimonia il costante presidio assicurato dalla Corte dei Conti e dalla Guardia di Finanza nella tutela della spesa pubblica e, in particolare, nel settore degli appalti, finalizzato alla repressione delle più sofisticate forme di illecita gestione delle risorse pubbliche e delle frodi ai danni dello Stato, garantendo che quanto proveniente dai bilanci dell’Erario e dell’Unione Europea venga impiegato correttamente nei settori cui è destinato.

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