Tensioni e risse, Catanzaro e Cosenza “ground zero”. L’horror show dei congressi Pd
La fase congressuale nelle federazioni provinciali lacera i democrat calabresi, alle prese con le lotte tribali che vedono protagonisti “signori delle tessere” e (alcuni) eletti

CATANZARO Il dirigente dem che ne ha viste tante commenta sconsolato: «E’ un disastro, come forse mai in passato». E’ la sintesi perfetta che racchiude il senso di questi congressi provinciali del Pd che si stanno celebrando da ieri (e fino a domani) nei numerosi circoli calabresi. Nemmeno tutto secondo copione e secondo le previsioni: stavolta – stando alle notizie che arrivano dalle federazioni – sta andando anche peggio del copione e delle previsioni, già anticipate e descritte dal Corriere della Calabria e dal direttore Paola Militano. Furbizie e irregolarità di ogni tipo, sospetti di brogli, tessere moltiplicate come i pani e i pesci di biblica memoria, risse (non solo metaforiche, a quanto sembra), minacce, ricorsi, denunce persino alla magistratura penale. Certo, la posta in gioco è sicuramente altissima – in ballo ci sono le future candidature alle Regionali e alle Politiche – ma non può essere una giustificazione a questo horror film, e comunque in altre stagioni i congressi provinciali sono stati meno velenosi e meno divisivi. Era nell’aria, dicono molti analisti, secondo i quali era scontato che dopo un congresso regionale unitario le tensioni si sarebbero poi scaricate violentemente sui territori. Chissà se è davvero così. Forse no. Forse è semplicemente il Dna del Pd, quello delle lotte tribali a colpi di tessere.
I “ground zero” Catanzaro e Cosenza
I “ground zero” sono le federazioni Pd di Catanzaro e di Cosenza, dove gli accordi-scontri tra i big hanno provocato solo veleni e incendiato gli animi, producendo effetti destinati ad appesantire il lavoro delle commissioni congressuali (dalle provinciali fino a quella nazionale), che da lunedì in poi saranno chiamati a un surplus di lavoro visto quello che è successo e ancora sta succedendo nei circoli. A Catanzaro quello che era già alla vigilia il “caso Lamezia Terme” – scoppiato con la decisione del gruppo di Doris Lo Moro di non partecipare al congresso – si è amplificato fino a diventare incontrollato: uno dei due candidati alla segreteria provinciale, Francesco Pitaro, ne ha avuto abbastanza e si è sfilato dalla corsa contro l’altro candidato, il sindaco di Gasperina Gregorio Gallello (comunque in testa, a circa il 65% dopo le prime votazioni). Nel mirino c’è un presunto accordo tra le aree dei consiglieri regionali Ernesto Alecci, Amalia Bruni e della dirigente nazionale Jasmine Cristallo, accordo che – si fa intendere da fonti dell’area Pitaro – avrebbe di fatto reso completamente impraticabile il campo. Il risultato francamente al momento sembra quello di una federazione di Catanzaro di fatto delegittimata politicamente. Ma a Cosenza non si è da meno: in successione nella federazione più grande della Calabria – nella quale al momento ci sarebbe un testa a testa tra i due candidati alla segreteria, Pino Le Fosse, sostenuto dal gruppo Enza Bruno Bossio-Nicola Adamo-Carlo Guccione, e Matteo Lettieri, sostenuto dai consiglieri regionali Mimmo Bevacqua e Franco Iacucci – si è assistito alle dimissioni del presidente della commissione provinciale congressuale Salvatore Giorno, alla denuncia di brogli elettorali nel circolo di Rende con tanto di messa in stato di accusa dello stesso Bevacqua, e alla guerra di comunicati per rivendicare già una supremazia di una cordata sull’altra. Altrove va meglio, per la verità. Tensioni e “manfrine” – però fisiologiche – si registrano nella federazione Pd di Vibo Valentia, nella quale prevarrà per la segreteria la presidente delle Donne Democratiche Teresa Esposito, sostenuta tra gli altri dal consigliere regionale Raffaele Mammoliti e dall’ex consigliere regionale Luigi Tassoni. Così come abbastanza liscia sta procedendo la fase congressuale nelle federazioni di Reggio Calabria e di Crotone, nelle quali si erano registrate candidature uniche (più che unitarie): quella del veterano Peppe Panetta, il (giusto) nome di superamento tra le varie aree in competizione, a Reggio e quella dell’uscente Leo Barberio a Crotone. Ma Catanzaro e Cosenza sono i campi di battaglia che configurano in casa dem in Calabria un problema politico le cui conseguenze sono tutte da capire: sicuramente – si fa intendere dai vertici del Pd Calabria – appena completati i verbali di voto il segretario regionale riconfermato all’unanimità, Nicola Irto, farà le sue valutazioni, oggettivamente necessarie per evitare il definitivo “de profundis” del partito, oggi forse più di ieri ancora nelle mani dei “signori delle tessere”. Anche perché i congressi provinciali del Pd dovevano servire – hanno detto in continuazione nelle scorse settimane i vertici dem – per costruire l’alternativa al centrodestra alla Regione e al governo: per ora sembra che stiano servendo solo a perpetuare l’immagine del “partito degli eletti” e a regolare i conti interni tra i big. (a. cant.)
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