Fine del patto criminale tra catanesi e calabresi. Il diktat del boss: «Mandateli via a pedate»
La presa di posizione di Orazio Salvatore Scuto dopo le accuse dei grossisti per un debito di droga. «Argomento chiuso»

LAMEZIA TERME A risolvere gli attriti tra siciliani e calabresi non era bastato neanche l’intervento del boss Orazio Salvatore Scuto. Al punto di buttare tutto all’aria. Tutto – come avevamo ricostruito in questo articolo – era nato per via del mancato pagamento di poco più di 70mila per una partita di droga acquistata da un elemento ritenuto appartenente alla famiglia Laudani. Una situazione “incresciosa” che aveva fatto arrabbiare, e non poco, Orazio Salvatore Scuto, al punto di aver ordinato ad alcuni dei suoi uomini di pestare il suo “quasi omonimo” o «quello che porta il mio stesso cognome» dirà lui stesso in una conversazione intercettata.
I tentativi (falliti)
In mezzo, un paio di incontro con la controparte calabrese, e un primo pagamento del debito. Situazione risolta? Neanche per idea, anzi. I calabresi – come emerso dalla ricostruzione degli inquirenti della Distrettuale antimafia di Catania nell’inchiesta “Lumia” che ha portato all’arresto di 8 soggetti – si sarebbero mostrati piuttosto indispettiti dalla situazione, ritenendo “colpevole” delle scarsa affidabilità mostrata da Pino Scuto, anche Salvatore Faro. Un fatto, questo, che avrebbe mandato su tutte le furie il boss Orazio Scuto. Le fibrillazioni tra il gruppo catanese e i grossisti calabresi erano ormai evidenti al punto che, in seguito a un incontro fissato per il 15 dicembre 2022 con i grossisti, Orazio Scuto avrebbe disposto di bloccare tutto. «E come è finita… stiamo facendo discussione…» «eh, lo mandate a casa e via…». Questo il tenore del dialogo intercorso tra il boss e Ivano Aleo. Ma non è tutto.
«Argomento chiuso»
Come emergerà dal prosieguo del dialogo, infatti, Aleo racconta ancora al boss come i calabresi ritenessero colpevole «Turi», cercando sponda da Scuto perché si chiudano i rapporti con tale Antonio il calabrese. «Eh, assicutatelo (cacciatelo in siciliano ndr) e basta, di butto eh…» «la colpa? Ma che scimunito ci devi dire…». Orazio Scuto, evidentemente irritato per la situazione e per le “mancanze di rispetto” dei calabresi, invitata i suoi uomini a cacciarli via «a pedate», assicurandosi peraltro che «non tornassero più», perché, come ordinerà ancora ad Aleo «non deve venire più questo da noialtri».
Via ogni remora, dunque, e ogni disponibilità coi calabresi. Questo, dunque, il diktat di Orazio Salvatore Scuto “U Vetraro”, «responsabile per il gruppo di Aci Catena» del clan Laudani o “Mussi i Ficurinia”. E, poco dopo, dai suoi uomini otteneva la conferma: rotto ogni rapporto coi calabresi. A mettere il sigillo, lo stesso boss: «Argomento chiuso». (g.curcio@corrierecal.it)
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