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Furgiuele a Brescia: militanza e «pensiero unico». Storia di una serata identitaria

Il deputato leghista lametino nei giorni scorsi ha presentato il suo libro “Il militante ignoto” nella sede di “Brescia ai bresciani”, gruppo locale di “destra-destra”

Pubblicato il: 01/07/2025 – 11:42
di Francesco Veltri
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Furgiuele a Brescia: militanza e «pensiero unico». Storia di una serata identitaria

«Una serata vera, intensa, piena di volti, storie e passione». Così il deputato Domenico Furgiuele ha commentato sui suoi canali social la presentazione del suo libro, Il militante ignoto, avvenuta nei giorni scorsi a Brescia. L’evento, ospitato dal gruppo locale “Brescia ai bresciani”, ha rappresentato l’ultima tappa del tour militante del parlamentare calabrese della Lega, che ha scelto di raccontare sé stesso e la propria visione della politica tra gli applausi di una platea che si definisce «contro il pensiero unico» e a favore del ritorno dell’Italia agli italiani.
Per l’onorevole, già noto per una certa disinvoltura nell’uso di simboli storici (vedi alla voce “Xª Mas”, ma lui giura fosse X Factor), l’incontro bresciano è stato l’occasione per ribadire i propri valori: militanza, identità, strada. A proposito di Xª Mas, nei giorni del Festival Trame a Lamezia Terme, il parlamentare calabrese aveva commentato così la partecipazione di Roberto Saviano e Diego Bianchi (alis Zoro) all’evento: «Anche lui (Zoro) è tornato quest’anno a ridosso della campagna elettorale, per sostenere il centrosinistra. Risultato? La loro sconfitta. Come se Trame fosse ormai una tappa obbligata per chi vuole strizzare l’occhio a una certa sinistra, raccontando Lamezia come una città da redimere, invece che da rispettare. Io ribadisco con forza: Lamezia è molto di più di una narrazione caricaturale sulla mafia».
Zoro, uno che le polemiche le dribbla con il sorriso, aveva risposto con la consueta ironia: «Né io né tantomeno Saviano abbiamo bisogno di cercare visibilità qui, semmai è Saviano che dà visibilità alle cause del festival. Quello di Furgiuele è un mondo alla rovescia, come il libro di Vannacci… Non lo conoscevo fin quando l’ho visto in aula fare il segno della X Mas mentre altri cantavano Bella Ciao, salvo poi dire a un cronista che era il simbolo di X Factor».

Chi sono “Brescia ai bresciani”?

Formalmente apartitici, ma nella pratica schierati molto chiaramente nella destra più estrema, i membri di “Brescia ai bresciani” sono noti per un’attività politica piuttosto vivace. Non nuova alle cronache, la sigla è emersa negli anni in diverse occasioni: nel 2015, ad esempio, alcuni loro esponenti insieme a quelli di Forza Nuova furono identificati dalle forze dell’ordine tra i manifestanti di estrema destra che cercarono di inserirsi in un corteo pro-migranti organizzato da Anpi e comitati antifascisti nella zona di Collio a favore del diritto d’asilo con l’intento di portare abiti ai profughi.
Nel 2020, poi, l’account Instagram del gruppo è stato bloccato da Meta per un’iniziativa chiamata “Brescianistan School Cup”, che proponeva una sorta di torneo tra scuole con il maggior numero di studenti stranieri. L’obiettivo? Scovare quella “più mista”. Una competizione che il quotidiano Repubblica, per voce del giornalista Paolo Berizzi, definì senza mezzi termini «un censimento razzista». Loro, invece, hanno parlato di atto di «censura» e hanno reagito aprendo una pagina su Pornhub. Di recente il movimento si è pubblicamente opposto alla revoca della cittadinanza onoraria al duce Benito Mussolini nel Comune di Collebeato.

Marinetti, simboli e ambiguità

La sede del gruppo, chiamata Avantgarde, è decorata con l’immagine di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del futurismo, che nel Ventennio aderì al fascismo e scrisse il suo ultimo testo proprio per la Xª Flottiglia Mas, il corpo militare della Rsi fondato da Junio Valerio Borghese, promotore nel 1970 di un fallito colpo di Stato.
Nel frattempo, il portavoce del gruppo bresciano, Roberto Gatta Zini, lo scorso gennaio è stato ospite di una trasmissione locale dove, incalzato dalla classica domanda «Siete fascisti, sì o no?», ha risposto così: «Nessuna delle due». Aggiungendo poi un’elusione filosofica degna di un dibattito accademico: «Il fascismo, diceva Rauti, è un bacino della memoria dalla quale qualcuno crede che si possa attingere qualcosa. Da un punto di vista invece meramente attuale pensiamo sia una definizione totalmente fuori dal tempo».

Simboli e riferimenti culturali

La presentazione del libro di Furgiuele si è svolta in un contesto politicamente definito, caratterizzato da simboli, riferimenti culturali e una precisa identità di gruppo. La partecipazione del parlamentare calabrese e la scelta del luogo riflettono un’impostazione comunicativa e politica che privilegia ambienti e interlocutori affini alla sua visione. Resta ai lettori il compito di interpretare il significato di queste scelte e il loro impatto nel panorama politico e culturale contemporaneo. (f.veltri@corrierecal.it)

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