Farmacia dei servizi, Pd annuncia un’interrogazione in Consiglio regionale
«L’interruzione della sperimentazione scelta grave e inaccettabile, la Regione spieghi cosa è successo», scrive il gruppo dem. Critiche anche dal M5S

CATANZARO Il gruppo del Pd in Consiglio regionale esprime forte preoccupazione per la decisione, comunicata agli operatori sanitari, di interrompere la sperimentazione della farmacia dei servizi in regime convenzionato per i cittadini esenti a partire dal primo luglio. «Una scelta tanto improvvisa quanto inaccettabile – spiegano i consiglieri dem in una nota -, che colpisce duramente le comunità più fragili e rischia di compromettere un modello virtuoso pensato per rafforzare la sanità territoriale, potenziare la prevenzione e ridurre le liste d’attesa. Il protocollo tra Regione e Federfarma Calabria, adottato con il Dca n. 189 del 4 luglio 2023, definiva la farmacia dei servizi come un presidio sanitario di prossimità fondamentale, in grado di erogare prestazioni come ECG, holter cardiaco e pressorio, e spirometria, garantendo un accesso capillare alle cure, specie nelle aree interne e nei piccoli comuni dove spesso le farmacie rappresentano l’unico riferimento sanitario. La denuncia ricevuta da un farmacista della provincia di Cosenza – continua la nota – evidenzia bene la gravità della situazione: in un paese di mille abitanti, dove la farmacia è rimasto l’unico presidio sanitario, questa decisione si traduce in un’ulteriore negazione del diritto alla salute. Per molti cittadini, soprattutto anziani e fragili, la possibilità di effettuare esami vicino casa può significare una concreta possibilità di salvezza. Ci preoccupa, inoltre, – sottolineano i dem – che la comunicazione della sospensione dei servizi sia arrivata solo il 2 luglio, con effetto retroattivo dal primo, segno di una gestione improvvisata e poco rispettosa dei cittadini e dei professionisti sanitari coinvolti. Smantellare la farmacia dei servizi significa non solo vanificare anni di sperimentazione, ma anche alimentare le disuguaglianze e acuire le difficoltà di un territorio che già oggi presenta i peggiori indicatori sanitari nazionali. Alla luce di quanto accaduto – conclude la nota – il gruppo del Pd presenterà un’interrogazione in Consiglio regionale per chiedere chiarimenti immediati alla giunta Occhiuto: vogliamo sapere se vi siano effettivamente motivi legati all’esaurimento dei fondi, come comunicato agli operatori, e se siano state valutate soluzioni alternative per garantire la continuità del servizio».
L’intervento di Tavernise
«Una vergogna istituzionale che grida vendetta. La Regione Calabria ha comunicato a giochi fatti la sospensione di prestazioni sanitarie fondamentali per migliaia di cittadini esenti. In molti piccoli comuni dell’entroterra queste prestazioni rappresentano l’unica forma di assistenza accessibile. Negare tutto questo con una mail, senza preavviso, è un insulto alla dignità delle nostre comunità.» Così a sua volta il capogruppo regionale M5S Davide Tavernise, che ha raccolto la testimonianza di un farmacista della provincia cosentina. «Siamo in un piccolo centro con mille abitanti, dove l’unico presidio sanitario rimasto è proprio la farmacia. Dove fare un elettrocardiogramma in tempo può significare salvare una vita. Dove la distanza dagli ospedali non è un dettaglio, ma una condanna. E invece si taglia, si chiude, si ignora. Questa è barbarie amministrativa, altro che programmazione sanitaria.» «Per la Regione, la sanità non è più un diritto universale, ma un costo da tagliare. E per i cittadini dei piccoli comuni resta solo l’abbandono. Si bloccano servizi essenziali con la scusa dell’“esaurimento fondi”, ma senza alcuna trasparenza, senza soluzioni, senza nemmeno il rispetto di comunicarlo in tempo utile.» Tavernise richiama anche il contesto nazionale: «Il piano strategico nazionale per le aree interne 2021-2027 parla apertamente di “cronicizzato declino” per questi territori. Una frase vergognosa, che fotografa perfettamente il disegno politico in atto: non invertire la rotta, ma accompagnare i piccoli borghi alla morte lenta. È un’eutanasia istituzionale, mascherata da pianificazione». «Noi diciamo no a questo disegno. Le comunità più piccole non vanno accompagnate al declino, ma sostenute e valorizzate. Basta tagli, basta rassegnazione. Chiediamo risposte immediate dagli organi competenti e il ripristino urgente dei servizi sospesi. Se non sarà la Regione a cambiare rotta, lo faremo noi. Con coraggio, con determinazione, con la forza di chi ogni giorno vive e difende i territori dimenticati.»
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