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la ricostruzione

L’avvocato calabrese «socialmente pericoloso» ma re delle aste

Nel mirino della Procura due legali a capo di due società e coinvolti nell’inchiesta “Default”. Sequestro da 30 milioni di euro

Pubblicato il: 05/07/2025 – 19:40
di Giorgio Curcio
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L’avvocato calabrese «socialmente pericoloso» ma re delle aste

VIBO VALENTIA Si sarebbero aggiudicati cespiti immobiliari di valore ingente, tramite l’investimento di capitali la cui origine sarebbe quantomeno di provenienza dubbia. I protagonisti sarebbero alcuni professionisti che, insieme a presunti prestanome, «avrebbero costituito un’associazione a delinquere» avente come sede operativa la città di Messina. Di questa presunta associazione, peraltro finita sotto processo dopo l’inchiesta “Default”, farebbero parte gli avvocati Andrea Lo Castro e Francesco Bagnato, classe 1962 di San Calogero, nel Vibonese, entrambi dichiarati «socialmente pericolosi». In particolare, l’avvocato calabrese è considerato tale tanto per una condanna per estorsione consumata nel settembre del 2002, quanto il suo coinvolgimento nell’inchiesta in cui è accusato di aver preso parte all’associazione costruita dal 2011 sino al 2017.

Il sequestro

Gli uomini della Guardia di Finanza di Messina hanno eseguito un decreto di sequestro patrimoniale, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura Distrettuale della Repubblica, per un valore complessivo di stima pari a 30 milioni di euro. Tra i beni sequestrati anche un tipico podere nobiliare, immerso nel verde della Toscana, composto da una casa colonica ed abbellito da una pregevole cappella sconsacrata che si ritiene possa coincidere con un’antica rocca risalente al Medioevo. In base alle ricerche storiche, l’immobile sarebbe appartenuto alla famiglia Chigi che su questa rocca fece erigere anche la chiesa ancora esistente dedicata a San Bartolomeo. La Chiesa, ad unica navata, risale al 1200.

Le due società

Sotto sequestro sono finite la “Sicaimm srl” e la “2B srl” di cui la prima è socio unico Francesco Bagnato mentre della seconda si dividono al 50% le quote. La Sicaimm srl, secondo il gip nell’ambito dell’inchiesta “Default”, è stata considerata «società funzionale agi interessi illeciti dei due indagati». Nel procedimento sarebbe emerso che «Lo Castro, in qualità di amministratore di fatto della “Sovis Srl”, ne avrebbe depauperato il patrimonio, avendo ceduto alla “2B Srl”», di cui era socio e amministratore di fatto unitamente a Bagnato, «un credito esigibile di 195.000 euro, pagandolo solo 20.000». Per gli inquirenti, e come riportato dal gip, i due soci avrebbero «costituito la società al solo fine di aggiudicarsi alle aste giudiziarie una moltitudine di immobili così, sostanzialmente, reinvestendo i fondi illeciti accumulati nel corso degli anni».

I fondi sospetti

La Sicaimm, infatti, tra il 2015 ed il 2016 si è aggiudicata all’asta oltre 70 immobili. Gli inquirenti hanno messo in fila una serie di acquisti di immobili e terreni che, secondo l’accusa, sarebbero stati acquistati potendo contare su redditi di lecita provenienza poiché, come risulterebbe dalle indagini, il nucleo familiare di Bagnato «non aveva la capacità economica per effettuare i relativi acquisti». Acquisizioni di terreni e beni immobili che, come ricostruito dalla Guardia di Finanza, avvenivano attraverso l’aggiudicazione alle aste e l’emissione di assegni circolare a tranche e bonifici.

«Socialmente pericolosi»

Secondo gli inquirenti, dunque, Lo Castro e il calabrese Bagnato hanno manifestato la loro pericolosità sociale «dai primi anni 2000 sino al 2018 attraverso manifestazioni criminali sistematiche, variegate e spesso connotate da accenti di disvalore oltremodo allarmanti, manifestazioni che, però, hanno, nella pressoché totalità dei casi, garantito loro l’accesso a profitti illeciti». Dati patrimoniali alla mano, «non hanno di fatto mai percepito redditi di natura lecita che gli potessero permettete di sostenere gli ingenti acquisti ed investimenti conclusi».
Per queste ragioni, dunque, il gip ha disposto il sequestro di beni immobili a: Spadafora, Santa Teresa di Riva, Venetico, Rometta. E poi Santa Marina Salina, in provincia di Messina, San Calogero, Roccalumera, Messina, Villafranca Tirrena, Milazzo. E poi il 30% della quota della società “Editrice Meridionale srl”, il 25% della quota della società Imita immobiliare srl, la società SICAIMM srl semplificata e la 2B Srl. (g.curcio@corrierecal.it) 

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