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l’intervista

Sannino: «Dispiaciuto per la retrocessione del Cosenza. Il ds Roma? È un ragazzo d’oro»

L’ex tecnico rossoblù a “I Fatti del Calcio”: «Quella rossoblù è una piazza ambita, ma i progetti ormai non esistono più. Oggi decide solo chi mette i soldi»

Pubblicato il: 08/07/2025 – 11:35
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Sannino: «Dispiaciuto per la retrocessione del Cosenza. Il ds Roma? È un ragazzo d’oro»

COSENZA Le parole di Beppe Sannino, ex allenatore del Cosenza, risuonano come un misto di rammarico e disincanto. Ospite dell’ultima puntata de I Fatti del Calcio, programma condotto da Giuseppe Milicchio su L’Altro Corriere tv (canale 75), il tecnico ha commentato con toni sinceri la retrocessione del club calabrese e, più in generale, lo stato attuale del calcio italiano.
«Sono dispiaciuto che il Cosenza sia retrocesso – ha detto Sannino – una piazza come Cosenza è ambita, non ho mai sentito un allenatore dire “io a Cosenza non ci vado”. Io ci sono stato, in una situazione particolare, quando c’erano due Cosenza. Ho vissuto la città, conosco l’ambiente».
Un pensiero che unisce stima per la piazza e realismo sulle dinamiche attuali del calcio professionistico. Secondo Sannino, il vero ago della bilancia oggi è il presidente: tutto ruota intorno alle sue decisioni.
«Un presidente, finché lo è, prende lui le decisioni. È normale. Così com’è normale che una città si aspetti scelte importanti. A Cosenza, negli ultimi anni, ci sono stati momenti difficili con Guarascio».
A conferma della fragilità del ruolo di allenatore, Sannino ha portato un esempio personale recente: la sua esperienza a Bellinzona, in Svizzera.
«Ero arrivato in Serie B per salvare una squadra ultima in classifica. Ce l’abbiamo fatta, abbiamo fatto il record di punti. Mi stavo preparando per il ritiro, poi la sera prima mi chiama il presidente e mi dice che ha venduto la società. Sono rimasto senza squadra. Purtroppo i presidenti fanno i loro interessi».
Alla domanda se accetterebbe un ritorno a Cosenza, Sannino non si tira indietro, ma mostra consapevolezza: «I progetti ormai non esistono più. Se uno lavora, lo fa per passione e per voglia di mettersi in gioco, sapendo che può anche rischiare. In Italia non sono tanti gli allenatori che decidono chi prendere o cosa fare: tutto è nelle mani dei presidenti. Sono loro a mettere i soldi, e bisogna accettarlo sperando che lo facciano per il bene della società e della città».
Il tecnico ha parlato anche di Domenico Roma, dirigente accostato al Cosenza nelle ultime settimane e con cui ha condiviso esperienze passate.
«Ha fatto il suo percorso, non credo gli sia stato regalato nulla. È un ragazzo d’oro, gli auguro il meglio. Ogni direttore sportivo ha i suoi allenatori, e un presidente deve saperlo: se non si seguono le indicazioni di un ds, si rischia. Allenatore e direttore devono convivere bene». (redazione@corrierecal.it)

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