«Il Mediterraneo è un disastro». Tra guerra e speranza: la ricetta di Prodi dall’Unical
L’ex premier ospite di Unimed. «Il dramma di oggi è che la democrazia pensa solo alle elezioni successive e i dittatori si pensano eterni»

COSENZA Qual è i ruolo del Mediterraneo in uno scenario internazionale segnato dai venti di guerra? Il Mediterraneo deve assumere un ruolo centrale. La situazione attuale è un disastro». Non usa giri di parole Romano Prodi, già presidente del Consiglio dei ministri, all’Unical per partecipare a Unimed 2025: l’assemblea delle Università del Mediterraneo. «Dobbiamo partire almeno dai giovani, sono anni che inseguo il sogno delle Università miste: solo con gli studenti riusciremo a risolvere un problema che politicamente non trova soluzione». L’Unical è senza dubbio il luogo adatto per ripartire a trent’anni di distanza dal processo di Barcellona, con cui nel 1995 l’Unione europea insieme ad altri 12 Stati della regione mediterranea, lanciarono il Partenariato euromediterraneo con l’obiettivo di delineare una strategia comune per la pace. Un argomento evidentemente attuale. «L’Unical è uno dei pochi bei segnali del Mediterraneo, non c’è dubbio, ed è per questo che io sono venuto volentieri, proprio per sottolineare anche il ruolo che il Mediterraneo d’Italia deve avere in una Università come questa. Abbiamo tanti begli Atenei, ma il “nuovo” è rappresentato da quello di Arcavacata. Credo sia un bell’esempio».
La debolezza del Mediterraneo e la speranza
Costanti flussi migratori, scoperte di gas al largo delle coste, giochi di potere e le acque del Mediterraneo trasformate in un campo di battaglia. «Occorre creare una rete per cui non comanda nessuno, ma animata dalla grande solidarietà fra i paesi del Mediterraneo. E ci vorrà molto tempo», suggerisce Prodi. Che aggiunge: «L’ostacolo vero è che questo progetto è vecchissimo, lo feci io quando ero Presidente della Commissione Europea: il dramma di oggi è che la democrazia pensa solo alle elezioni successive, mentre i dittatori si pensano eterni». Prima di congedarsi dai cronisti, Prodi si sofferma sul mancato rinnovamento della classe dirigente italiana. La risposta è lapidaria: «Se parliamo dei problemi della classe dirigente non la finiamo più». (f.benincasa@corrierecal.it)
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