Ecomafia, Calabria tra le regioni più colpite. Illegalità ambientale: Cosenza quinta provincia
Salgono anche Catanzaro e Crotone. Ma l’intera penisola è sotto assedio: oltre 30mila illeciti in un anno

La Calabria continua a essere uno dei fronti più caldi nella lotta all’illegalità ambientale. Secondo il nuovo rapporto Ecomafia 2024 di Legambiente, la regione si conferma quarta nella classifica nazionale per numero di reati ambientali, con 3.215 illeciti penali accertati nel corso dell’anno, in aumento rispetto al 2023. Particolarmente allarmante è il dato sugli arresti: 41 in totale, esattamente il doppio rispetto all’anno precedente.
La criminalità ambientale continua a insinuarsi nei gangli più vulnerabili del territorio calabrese, colpendo indistintamente coste, aree rurali, zone industriali e persino spazi protetti. A livello provinciale, la situazione è ancora più preoccupante: Cosenza scala la classifica nazionale fino al quinto posto assoluto, con 963 reati accertati, superando province storicamente più esposte come Avellino e Palermo. Anche Catanzaro e Crotone si confermano tra le prime venti province italiane per illegalità ambientale.
Classifica regionale nel dettaglio
La Campania svetta al primo posto con 6.104 illeciti penali, pari al 15% del totale nazionale, con un aumento delle persone denunciate (5.580), dei sequestri effettuati (1.431) e un totale di 50 arresti. La Puglia sorpassa la Sicilia e ritorna al secondo posto, con 4.146 reati, pari al 10,2% del totale nazionale, facendo registrare il maggior numero di arresti (69). Al terzo posto ritroviamo la Sicilia, con il 9,4% di illeciti penali.
Stabile al quarto posto nella classifica complessiva la Calabria (7,9% del totale nazionale) che, tuttavia, incrementa il numero di reati (3.215) e più che raddoppia il dato sugli arresti (41).
Tra le filiere illegali in particolare, la Calabria spicca nel ciclo dei rifiuti collocandosi al secondo posto con ben 1.137 reati, 1287 persone denunciate, 39 persone arrestate e 446 sequestri.
Nella classifica provinciale dei reati, che costituiscono le fattispecie più gravi, tra le prime venti posizioni si collocano ben 4 delle 5 province calabresi: con Catanzaro al secondo posto (319 reati), Reggio Calabria all’ottavo (239 reati), Crotone al tredicesimo e Cosenza al quindicesimo posto. Classifica a parte per quanto riguarda, invece, gli illeciti amministrativi nella stessa filiera dei rifiuti, che sono 400, mentre le sanzioni amministrative sono state 422.
Nel ciclo illegale del cemento la Calabria è invece settima nella classifica nazionale con 869 reati, 829 persone denunciate e 134 sequestri. A livello provinciale Cosenza segna il maggior numero di reati raggiungendo il quarto posto, Reggio Calabria è nona e Catanzaro sedicesima. Sono 1725 invece complessivamente gli illeciti amministrativi e 1759 le sanzioni amministrative.
Inoltre la Calabria è settima per reati contro gli animali (6,1% del totale): tra le prime venti posizioni si colloca Reggio Calabria al diciassettesimo posto con 143 reati. Considerando anche gli illeciti amministrativi, Reggio Calabria raggiunge il nono posto mentre Cosenza è dodicesima.
«I dati del rapporto Ecomafia 2025 confermano il quarto posto della Calabria con un pesante incremento complessivo (+ 303) del numero dei reati rispetto all’edizione 2024» commenta Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria. «La situazione più preoccupante è legata al ciclo di gestione dei rifiuti, nel quale, nella nostra regione, si è verificata una grave impennata di reati che portano la Calabria dal terzo ad un poco onorevole secondo posto e costituiscono una minaccia per l’ambiente, per la salute dei cittadini e per l’economia. La Calabria deve rendere concreto un cambiamento che coinvolge tutti gli attori della società calabrese, cittadini, imprese ed istituzioni, per realizzare sul territorio sviluppo sostenibile ed un’economia sana e circolare. È necessario l’impegno di tutti per non dover più vedere la nostra bella regione ai vertici delle classifiche dell’illegalità. È un tributo etico ed un dovere morale che dobbiamo anche alla memoria di chi, come il capitano di Fregata Natale de Grazia, ha dato la propria vita per rivelare la verità e ristabilire la giustizia sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi e sulle navi a perdere nel Mediterraneo».
«Noi, come piaceva dire al Capitano Natale De Grazia, odiamo le cose storte e siamo convinti che serve una forte rottura culturale su tutto il territorio regionale». Dichiara Daniele Cartisano, presidente circolo Legambiente Reggio Calabria-Città dello Stretto che aggiunge: «Non possiamo più tollerare questa forma strisciante di accettazione sociale che rende questi reati meno scandalosi di quanto dovrebbero essere. La denuncia, la mobilitazione civica, l’educazione alla legalità devono diventare strumenti quotidiani di resistenza. Ogni reato ambientale, ogni abuso edilizio, ogni atto di crudeltà verso gli animali rappresenta un’offesa non solo alla legge, ma alla dignità stessa del territorio e di chi lo abita. Restare indifferenti significa esserne complici».
Il Nord non è immune
Sebbene l’epicentro dell’illegalità ambientale resti il Sud, il Nord non è affatto esente. La Lombardia, con 2.324 reati, è la prima tra le regioni settentrionali e ottava nella classifica nazionale, seguita da Veneto (1.823 reati) e Liguria (1.720). Anche province come Brescia e Genova compaiono nelle prime venti per numero di illeciti. (redazione@corrierecal.it)
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