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IL RICORDO

San Benedetto da Norcia e Amedeo Ricucci, distanti nel tempo e distinti per la fede

Uniti dallo stesso impegno: giustizia e fraternità per i popoli

Pubblicato il: 11/07/2025 – 13:19
di Ennio Stamile
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San Benedetto da Norcia e Amedeo Ricucci, distanti nel tempo e distinti per la fede

Per noi dell’associazione San Benedetto Abate oggi è un giorno particolare. Nel mentre celebriamo Benedetto da Norcia, Patrono d’Europa, fondatore del monachesimo Occidentale, che con la sua eredità spirituale e culturale continua ad informare e formare le nostre persone, ricordiamo l’anniversario di un amico: Amedeo Ricucci, morto tre anni orsono in un hotel di Reggio Calabria, mentre stava ultimando un suo reportage proprio sulla sua amata terra di Calabria. Un amico non solo personale, ma della stessa nostra Associazione, di cui aveva espresso diverse volte il desiderio di volersi associare in vista della sua imminente pensione. Con Amedeo avevamo trascorso una ventina di giorni in Africa, ospite della nostra sede beninese, dove si era recato per uno dei suoi diversi reportage dal titolo “F come Fame”, andati in onda su Tv7 speciale del TG1. Sono stati giorni davvero intensi, dove abbiamo condiviso idee, progetti e sogni, assieme a difficoltà e preoccupazioni che in Africa si affacciano quando meno te lo aspetti. Così, una mattina ci svegliammo con i sintomi del Covid che ci aveva contagiato tutti tranne il cameramen, Michele Cristofoletti. Amedeo se ne stava lì su quel terrazzo africano un po’ infastidito, certo, per la presenza di un ospite poco gradito, a continuare il suo lavoro in compagnia del suo immancabile sigaro toscano. Sono certo che se fosse ancora tra noi, lo avremmo visto recarsi come reporter nella terra martoriata di Gaza, dove oltre ad una infinita strage di innocenti, perpetrata da uno dei peggiori governi che un Paese democratico possa mai augurarsi, quello a guida del premier Benjamin Netanyahu, sul quale spicca un mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte Internazionale penale, organo indipendente istituito nel 2001 attraverso un trattato chiamato Statuto di Roma di cui fanno parte 124 paesi, compresa l’Italia. Israele non ha firmato lo Statuto e quindi non riconosce la giurisdizione della Corte. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. La Casa Bianca ha infatti condannato fermamente la sentenza, mentre Pechino ha chiesto alla Corte di mantenere una “posizione oggettiva”. Oltre cinquantamila i morti a Gaza dall’inizio del conflitto la maggior parte civili e tra questi bambini. Amedeo, per nulla avvezzo a farsi ingabbiare nelle “logiche” politiche, che da sempre tentano, anche nei Paesi democratici ad “addomesticare” la Stampa, avrebbe certo denunciato questa orribile, ingiustificata ed ingiustificabile, strage di innocenti, ai quali vanno aggiunti ben 232 reporter che sono stati uccisi dall’inizio della guerra. Dal 7 ottobre 2023, giorno dell’inizio del conflitto, “sono morti a Gaza più giornalisti che in entrambe le guerre mondiali, compreso i più recenti conflitti messi insieme, con una media di 13 lavoratori dei media uccisi al mese”, come ricordato di recente anche da un articolo di Valerio Giacoia pubblicato sul mensile LEFT di questo mese. La drammatica vicenda di Gaza, ma anche il caso del criminale libico Almasri, – rimpatriato con tanto di volo di stato da parte del governo italiano che, ricordiamolo, attraverso il suo premier si era impegnato a non dare pace per “tutto il globo terraqueo” a chi si sarebbe macchiato di crimini di ogni specie contro gli immigrati – ha messo in evidenza ancora una volta i limiti del diritto internazionale, ma anche della stessa ONU. Coloro che hanno dimestichezza, con questa branca del diritto, sanno che il fine ultimo del diritto internazionale è la collaborazione e l’integrazione mondiale nel rispetto della legalità internazionale che, nei casi su ricordati, è andata a farsi friggere. Al di là dei limiti del diritto internazionale e degli stessi organismi sovranazionali, che occorre assolutamente rivedere se vogliamo che il diritto e la giustizia siano la bussola costante per ogni autentica democrazia, conoscendo profondamente lo spirito professionale ed umano di Amedeo, avrebbe detto o scritto che stringere la mano ai criminali ed ospitarli nei propri Paesi significa direttamente o indirettamente giustificare il loro operato. Se evitare di stare accanto è suggerito per i mafiosi, per cui si consiglia vivamente che vengano isolati in tutti i modi perché non si sentano accolti e giustificati dalla società civile, non vedo perché non si debba fare altrettanto con i criminali come Netanyahu. Scusa Amedeo se ti faccio fare il cronista anche da morto, ma sono certo che avresti detto proprio questo. (redazione@corrierecal.it)

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