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l’inchiesta della dda

Il “pacco” di soldi falsi in cambio della cocaina: la truffa dei catanesi ai calabresi

Il piano folle ideato da alcuni appartenenti al gruppo Nizza dei Santapaola e portato a termine nel 2020. Sullo sfondo l’omicidio di un pusher

Pubblicato il: 14/07/2025 – 6:59
di Giorgio Curcio
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Il “pacco” di soldi falsi in cambio della cocaina: la truffa dei catanesi ai calabresi

LAMEZIA TERME Un episodio sorprendente, sia per la portata, sia per le ripercussioni che uno sgarbo del genere avrebbe potuto causare.
Ci vuole un pizzico di incoscienza per giocare un brutto scherzo ad alcuni fornitori di droga calabresi. Eppure, alcuni esponenti del gruppo Nizza del clan Santapaola-Ercolano di Cosa nostra non lo hanno solo pensato, ma anche portato a termine. Vicenda raccontata da alcuni collaboratori di giustizia, e riemersa nell’ultima inchiesta della Dda di Catania che questa mattina, su ordine del gip, ha portato all’arresto di 38 soggetti nel corso di un blitz condotto sul campo da 200 carabinieri del Comando provinciale di Catania, con il supporto dei Reparti specializzati dell’Arma – tra cui lo Squadrone Eliportato “Cacciatori di Sicilia” e il 12^ Nucleo Elicotteri.

La truffa ai calabresi

Una truffa in piena regola, ideata nei dettagli. Come? Organizzare l’acquisto e la cessione di un carico di 3 chili di cocaina e, al momento del pagamento, consegnare ai fornitori calabresi un pacco (nel vero senso del termine) con all’interno non i contanti, ma fogli di giornale. La controparte siciliana legata ai Sanfilippo, infatti, dopo aver portato a termine un primo acquisto di droga, aveva notato che i calabresi non controllavano la borsa dei soldi, attraverso uno scambio che avveniva senza formalità. Un eccesso di fiducia e sicurezza, quindi, che ha portato i catanesi ad escogitare il piano. L’attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile di Catania aveva effettivamente trovato riscontro. E i fatti parlavano di come Michael Agatino Sanfilippo, Martino Carmelo Sanfilippo e Salvatore Sam Privitera, tra ottobre e novembre 2020, avrebbero ordito una vera e propria “truffa” ai danni di due calabresi, Bruno Cidoni e Antonio Pezzano, effettivamente realizzata. 

Le dichiarazioni dei pentiti

A supportare le indagini ci hanno pensato poi le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia: Salvatore Scavone e lo stesso Salvatore Sam Privitera. Il pentito Scavone, in particolare, ha puntato il dito contro Giovanni Magrì (cl. ’94) di Catania finito oggi in carcere, uno di quelli che avrebbe partecipato alla truffa. «(…) a questi fornitori venne consegnato uno scatolo contenente soldi falsi e fogli di giornale dopo che i fornitori avevano consegnato 4 kg di cocaina. Preciso che furono Vincenzo Timonieri e Giovanni “Addia” (Costanzo ndr) – anche lui tra gli arrestati – ad occuparsi di prelevare la cocaina e consegnare il denaro falso, anche se ricordo vagamente che con loro ci fossero altri a guardare la strada, ma furono Timonieri e Giovanni “Addia” a fare lo scambio», spiega ancora il pentito Scavone. E ancora: «Magrì e Sam Privitera organizzarono la truffa e credo che di questa organizzazione anche Michael Sanfilippo fosse a conoscenza: il guadagno della vendita dello stupefacente venne diviso tra Magrì, Privitera, Timonieri e Giovanni “Addia”». Dichiarazioni confermate anche dall’altro pentito, Salvatore Sam Privitera, peraltro uno dei protagonisti della truffa. «Magrì è stato protagonista delia truffa ai fornitori calabresi, anche se io la chiamo rapina perché gli abbiamo praticamente scippato la cocaina», spiega in un interrogatorio risalente al 10 luglio dello scorso anno. «La trattativa era stata portata avanti da me», ha raccontato ancora Privitera, «da Michael Sanfilippo e da Enzo Timonieri e forse da Ninni Sanfilippo».

L’omicidio Timonieri e i sospetti sui calabresi

La truffa, peraltro, si lega ad un altro grave episodio: l’omicidio di Enzo Timonieri, pusher assassinato con tre colpi di pistola in testa e poi seppellito nelle dune di Vaccarizzo nel 2021, il cui corpo fu ritrovato grazie alle dichiarazioni dei killer, i fratelli Michael e Ninni Sanfilippo. L’episodio di “lupara bianca” nel frattempo sarebbe stato strumentalizzato da Privitera per cercare di sviare i sospetti su di lui legati proprio all’omicidio Timonieri, la cui scomparsa era stata imputata di fatto ad una presunta ritorsione dei calabresi truffati. Come ricostruito in fase investigativa, a consegnare il pacco di soldi finti ai calabresi c’erano Timonieri e Costanzo. Entrambi, dopo aver prelevato il prezioso carico e consegnato le banconote false, si sarebbero poi dati alla fuga repentina. (g.curcio@corrierecal.it)

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