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l’indagine

“Dulbecco”, il «Sistema Scicchitano»: interventi non autorizzati, gestione dei pazienti e compensi senza ricevuta

Le accuse mosse dalla procura di Catanzaro al dirigente medico di Oculistica. Segnalate operazioni «abusive alla cataratta»

Pubblicato il: 15/07/2025 – 18:54
di Fabio Benincasa
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“Dulbecco”, il «Sistema Scicchitano»: interventi non autorizzati, gestione dei pazienti e compensi senza ricevuta

COSENZA Interventi senza autorizzazione, gestione autonoma dei pazienti, compensi senza emettere ricevuta fiscale. Sono alcune delle accuse mosse dalla procura di Catanzaro nei confronti di Marco Scicchitano, uno degli indagati nell’ultima inchiesta sulla “Dulbecco e in passato coinvolto nell’inchiesta denominata “Batticuore“. Il camice bianco, dirigente medico del Reparto di Oculistica, è finito ai domiciliari. Chi indaga sospetta che il medico abbia effettuato talune prestazioni bypassando le competenze dell’ufficio A.L.P.I. (.Attività Libero Professionale Intramoenia), accumulando dal 2019 al 2022 «in nero, almeno 197 prestazioni mediche, appropriandosi dei relativi compensi ammontanti nel complesso a 78.344,50 euro».
I fatti contestati sarebbero stati commessi in concorso con Anna Rita Procopio (indagata), infermiera del Reparto di Oculistica. La dipendente dell’Ao Pugliese Ciaccio di Catanzaro è considerata «alter ego organizzativo e longa manus esecutiva di Scicchitano nella gestione dell’impresa illecita». La donna, infatti, avrebbe gestito le prenotazioni, occupandosi dell’organizzazione dello studio medico e dando indicazioni ai pazienti sulle modalità del pagamento. Tra gli indagati che avrebbero agito in concorso figurano anche Riccardo Sperlì, infermiere, Rossella Viscomi e Mariateresa Debora Lanatà entrambe dipendenti Amministrative dell’Alpi. Secondo l’accusa, sarebbero state loro ad indirizzare «direttamente a Scicchitano e a Procopio gli utenti che si recavano per prenotare visite oculistiche intramoenia, cosi bypassando la prenotazione aziendale». Altra figura finita al centro delle indagini è Luigi Mancuso, dirigente responsabile dell’ufficio A.L.P.I. «consapevole di tutta l’attività illecita finora descritta, titolare, in virtù della funzione ricoperta, dell’obbligo giuridico di garanzia di impedirla e di arrestarne la prosecuzione». Maurizio Gigliotti, infine, amministratore della Emmegi Hospital srl avrebbe fornito «allo studio medico di Scicchitano le lenti intraoculari per l’esecuzione delle operazioni abusive di cataratta, nonché il materiale sanitario necessario all’attività dello studio professionale; al fine di occultare lo svolgimento “in nero” dell’attività professionale di Scicchitano».

Fatture e bonifici dei pazienti

Nel mirino della procura di Catanzaro sono finite le condotte di Scicchitano, legato dal vincolo di esclusività con l’Azienda Ospedaliera pubblica. Situazione che avrebbe spinto il medico a pagare in contanti «parte delle forniture alla Emmegi Hospital srl» a fronte della necessità dell’amministratore della società di «fatturare le forniture di lenti intraoculari e di materiale sanitario all’ambulatorio illecito». L’indagato – non potendo «apparire come destinatario delle fatture» – avrebbe chiesto ai pazienti sottoposti ad intervento di cataratta di effettuare «un bonifico di vario importo a titolo di pagamento di parte dei compensi professionali direttamente alla ditta». Che, a sua volta, avrebbe riconosciuto a Scicchitano «una provvigione per ogni cliente procurato e dunque per ogni fattura emessa».

Il “Sistema” Scicchitano

La procura non usa mezzi termini è identifica il modus operandi presumibilmente attivato dagli indagati come parte di un «sistema» in grado di consentire a Marco Scicchitano di svolgere «irregolarmente l’attività intramuraria, nel suo studio privato
a Catanzaro, in un altro studio a San Sostane e una ulteriore attività medica non autorizzata dall’Ao in un Poliambulatorio a Satriano Marina».
Ma come funzionava il presunto sistema? I pazienti interessati a sottoporsi a visita o ad usufruire di una qualsiasi prestazione contattavano direttamente Scicchitano o la sua segretaria, «in altri casi si recavano o contattavano telefonicamente l’ufficio ALPI, dove ricevevano indicazioni di prendere contatti» diretti con il medico. Chi indaga ravvisa la prima regolarità: «né il medico, tantomeno le addette all’ufficio ALPI, espletavano la regolare procedura di prenotazione che consisteva nell’inserimento, in tempo reale, tramite le postazioni pc dell’ufficio, delle richieste nel sistema gestionale delI’ALPI». I pagamenti ottenuti per la prestazione effettuata erano gestiti dall’indagato che «in modo del tutto arbitrario, decideva se mettere al corrente o meno la propria Azienda della prestazione professionale effettuata e del relativo compenso incassato».

Gli interventi «abusivi» di cataratta

Stesso sistema, precedentemente citato, sarebbe stata utilizzata anche per gli interventi abusivi di cataratta, dove – in alcuni casi – sarebbero stati inseriti «anche dati non veritieri con riferimento alla tipologia di prestazione». Questi tipi di intervento – dal mese di giugno 2021 sono oltre 100 quelli annotati dagli investigatori – sarebbero stati effettuati nello studio privato di Scicchitano. Una prestazione non consentita in regime di intramoenia allargata perché «poteva essere effettuata solo in ambiente ospedaliero». Ovviamente quelle elencate rappresentano delle ipotesi di accusa formulate dalla procura, ora gli indagati avranno la possibilità di difendersi e dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati. (f.benincasa@corrierecal.it)

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