CATANZARO Il danno subito dall’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio”, nel corso degli ultimi anni, è stato ingente. Sia perché continuamente depredata di farmaci e apparecchi medicali acquistati dalle ditte aggiudicatarie delle varie gare bandite, ma anche perché non ha mai riscosso i compensi erogati dai pazienti ai medici operanti in regime di intramoenia allargata. Il quadro ricostruito dalla Procura di Catanzaro è a tinte fosche e racchiude, in poche righe, l’esempio di uno dei peggiori mali della nostra regione, con gravi ripercussioni sul sistema sanitario e l’assistenza medica in Calabria. Così come emerso dall’inchiesta “Batticuore” firmata dal gip di Catanzaro Sara Mazzotta, infatti, l’utilizzo per fini privati del materiale medicale sottratto al reparto di Oculistica dell’ospedale “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro «era talmente sistematico da parte del medico Marco Scicchitano che, in un’occasione, lo stesso fu “dirottato” per assolvere alle esigenze sanitarie del “Centro Polispecialistico Mediterraneo srl” di Sellia Marina».
Due CryoTreq del valore economico complessivo di 851,56 euro consegnato al “Centro Polispecialistico Mediterraneo” di Sellia Marina per il loro utilizzo sanitario. E poi materiale medicale vario tra cui camici, guanti, aghi, siringhe, provette, medicinali, bisturi per un valore economico di 5.804,48 euro. Tre lentine fornite da due aziende e confezioni sterili sigillate contenenti materiale TTR-tessuti tecnici riutilizzabili. Questi solo alcuni dei furti documentati dalla Guardia di Finanza nel corso del periodo investigativo. Una prassi resa possibile perché – secondo l’accusa – chi era tenuto a catalogare il materiale dall’ospedale acquistato e a monitorare le giacenze dei magazzini dei reparti, «non avrebbe svolto i suoi compiti fedelmente» tenendo la contabilità interna «in modo a dir poco approssimativo, atteso che il valore delle giacenze in deposito veniva alterato tramite “scarichi”, attraverso la rete informatica, del tutto arbitrari». Un sistema che avrebbe permesso, almeno nel reparto di Oculistica del “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro di non conoscere del tutto la consistenza e il numero dei dispositivi, farmaci e prodotti medicali presenti o che sono stati utilizzati per le esigenze del reparto, proprio perché impossessarsi del materiale per il personale medico e paramedico era semplicissimo.
Fari puntati, quelli della Procura e della Guardia di Finanza insieme al Nas di Catanzaro, su Marco Scicchitano, dirigente medico in servizio presso il reparto di Oculistica e attualmente direttore facente funzioni della Soc “oculistica”, sospeso, e per il quale la Procura aveva chiesto gli arresti domiciliari. Incurante dei suoi orari di lavoro prestabiliti, secondo l’accusa «avrebbe eseguito, con la complicità del personale dell’ufficio Alpi, prestazioni intramurarie all’interno degli spazi aziendali, senza versare alcunché all’azienda ospedaliera di appartenenza». Secondo la Procura, Scicchitano negli anni si sarebbe «creato intorno una vera e propria struttura di personale, costituita da infermieri e personale dell’ufficio Alpi (che ovviamente operava in danno dell’ospedale) e di mezzi, essendo riuscito anche ad allestire una sala operatoria non autorizzata». Al suo servizio gli inquirenti hanno individuato gli infermieri Annarita Procopio e Riccardo Sperlì. I due, attivati dal loro “capo”, «avrebbero sottratto dai locali ospedalieri il materiale medicale necessario alla struttura medica privata; in secondo luogo, nonostante fossero legati all’azienda sanitaria “Pugliese-Ciaccio” da un rapporto di lavoro esclusivo, lavoravano privatamente nello studio del dottor Scicchitano, prendendo dai pazienti le prenotazioni per gli interventi chirurgici e assistendo il medico». Ancora secondo gli inquirenti, il personale dell’Alpi «o non registrava e perciò consentiva te prenotazioni delle visite che avrebbero dovuto essere effettuate nello studio privato» e avrebbe anche consentito che «il sanitario trattenesse indebitamente la gran parte dei compensi riscossi in contanti». Nel gruppo capeggiato da Scicchitano, inoltre, gli inquirenti hanno inserito anche l’imprenditore Maurizio Gigliotti, amministratore della “Emmegi Hospital” e, grazie al medico, in grado di «vendere lenti direttamente al paziente che doveva sottoporsi agli interventi di cataratta agli occhi, in alcuni casi già acquistate dal Pugliese-Ciaccio».
Tra i casi emblematici ricostruiti dalla Guardia di Finanza c’è il “prestito” di due dispositivi CryoTreq sottratti al “Pugliese-Ciaccio” e dirottati al “Centro Polispecialistico Mediterraneo srl” di Sellia Marina. Ad attivarsi – sempre secondo gli inquirenti – il dottore Scicchitano, con l’ausilio dei due infermieri Procopio e Sperlì, per il tramite di Maurizio Gigliotti. «…senti Marco una cosa, mi devi fare un favore… me lo puoi fare un favore… me li puoi prestare tu due cryo…?». È 28 ottobre del 2022 quando Scicchitano riceva la richiesta da Maurizio Gigliotti. «Due cryo monouso… si…». «O anche uno se ti riesce», spiega ancora Gigliotti. Scicchitano spiega poi al suo interlocutore che contatterà la Procopio e gli farà sapere. Così come ricostruito dagli inquirenti, dunque, il recupero dei dispositivi sanitari era avvenuto attraverso due infermieri “infedeli” e il loro prelievo dai locali del reparto di oculistica dell’ospedale Pugliese-Ciaccio, dove entrambi svolgevano servizio. Il primo era stato sottratto dall’ospedale da Sperlì; il secondo, invece, non più in corso di validità perché scaduto, è stato consegnato all’intermediario Gigliotti dalla Procopio».
A confermare la ricostruzione è stata una perquisizione effettuata dai Carabinieri del Nas di Catanzaro proprio nel “Centro Polispecialistico Mediterraneo srl” di Sellia Marina. È il 5 novembre 2022 e all’interno della struttura vengono ritrovate e sequestrate due confezioni di CryoTreq sprovviste di documentazione fiscale comprovante la provenienza. La perquisizione, inoltre, getta nel panico il gruppo. Alle 10.35 viene intercettata una conversazione telefonica intercorsa tra l’amministratrice unica della struttura sanitaria e l’infermiera Annarita Procopio, invitata a “spogliarsi” del camice e a sedersi in sala d’attesa «e fingersi una mera osservatrice degli interventi chirurgici con finalità didattica». I controlli del Nas mettono in agitazione anche Scicchitano, preoccupato «che l’attività di perquisizione condotta dai militari potesse essere estesa anche al proprio studio privato. «Com’è andata a finire secondo te?» «è andata a finire che hanno messo tutto a verbale» «…però non gli hanno fatto a ora nessuna diciamo sanzione…» «questo non lo so, so che hanno trovato cose scadute, bende, presidi insomma… ma tutto bene Marco?» «No, no, solo per sapere». Questa l’emblematica conversazione intercettata dagli inquirenti qualche ora più tardi. Protagonisti del dialogo Marco Scicchitano e l’infermiera Procopio. (g.curcio@corrierecal.it)
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