«Bonifica di Crotone ferma per anni. E il commissario ha speso 2 milioni per una sede a Roma»
L’audizione dell’ex presidente della Regione Oliverio in Commissione Ecomafie. Critiche all’indirizzo di Eni e “stoccate” anche a Errigo

LAMEZIA TERME «Come mai sono passati cinque anni senza che la bonifica sia stata attivata? Perché nessuno ha richiamato Eni al rispetto della legge? Perché non è stata imputata a Eni la responsabilità di omessa bonifica?». Sono alcuni degli interrogativi posti oggi davanti la Commissione Ecomafie dall’ex presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, audito nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla bonifica del Sin di Crotone. Oliverio ha ripercorso le varie fasi della vicenda, con riferimento a quelle sotto la sua presidenza ma anche a quelle successive, specificando anzitutto di aver trovato al suo insediamento, a dicembre 2014, «la bonifica completamente ferma, benché fosse stata disposta fin dal 2001. Per questo – ha proseguito l’ex governatore – promossi tramite il Ministero dell’Ambiente l’apertura di un tavolo tecnico per avviare un confronto. Da questo confronto emerse la decisione di procedere con la bonifica, articolata in due fasi. La fase 1 prevedeva la demolizione dei capannoni industriali ormai fatiscenti e abbandonati nell’area. La fase 2 riguardava la bonifica vera e propria del terreno nell’area classificata come Sin (Sito di interesse nazionale). La prima fase fu realizzata con risultati significativi. Durante la Conferenza dei Servizi del 27 aprile 2017, convocata per esaminare lo stato dei lavori, la società illustrò il progetto di fattibilità per la bonifica di due discariche fronte mare. In quell’occasione, dichiarò che tutti i materiali derivanti dagli scavi sarebbero stati classificati secondo protocolli specifici e smaltiti presso impianti autorizzati, con destinazioni differenziate: 25% al Centro Italia, 25% al Nord-Est, 25% al Nord-Ovest, 25% all’estero».
Il punto “nodale” del Paur
Oliverio ha focalizzato la sua attenzione in particolare sul punto “nodale” della vicenda, il Paur (Programma autorizzatorio regionale) dell’agosto 2019 che vieta il conferimento dei rifiuti pericolosi prodotti nel sito di Crotone in impianti ubicati all’interno della Calabria: «Tale piano – ha osservato l’ex presidente della Regione – fu confermato dalla Conferenza dei Servizi del 24 ottobre 2019 e formalizzato con il Decreto Ministeriale n. 7 del 3 marzo 2020. Fino a quel momento, Eni Rewind non sollevò alcuna osservazione né opposizione formale. I problemi iniziarono dopo il 2020, quando Eni Rewind cominciò a chiedere la revisione del piano e la rimozione del Paur), già approvato con decreto. Si tennero almeno tre conferenze dei servizi in cui le richieste di modifica da parte di Eni furono respinte. Nel 2024, su richiesta di Eni, fu convocata una nuova conferenza dei servizi per rimettere in discussione il piano. Nonostante l’opposizione di enti locali e Regione – ha proseguito Oliverio – ad agosto il direttore generale del Ministero, Proietti, emise un decreto dirigenziale con cui intimava alla Regione di modificare il Paur entro 30 giorni. Tuttavia, il potere centrale non può ordinare modifiche a provvedimenti di competenza esclusiva regionale. La Regione, giustamente, non intervenne. A settembre, il Ministero diffidò Eni ad avviare la bonifica, indicando come deposito temporaneo dei materiali contaminati il cosiddetto “D15”, previsto nel Paur. Tuttavia, tale deposito può essere realizzato solo se esiste già una destinazione finale per i rifiuti, per evitare – ha spiegato Oliverio – che si trasformi in un deposito definitivo, con gravi conseguenze ambientali e sanitarie». Oliverio ha quindi aggiunto: «Durante i lavori della Commissione è stata sollevata una questione rilevante, e cioè perché i rifiuti pericolosi provenienti dalla bonifica di Crotone non possono essere conferiti nella discarica di Columbra, che si trova a soli quattro chilometri, mentre nella stessa discarica arrivano rifiuti simili da tutta Italia e perfino dall’estero? Questa osservazione è stata avanzata anche da rappresentanti istituzionali, come il commissario nominato dal Governo, Errigo, che ha più volte ribadito questo punto. Tuttavia, è importante chiarire che se i rifiuti in questione contengono radionuclidi o tracce di radioattività, il Paur impone all’Eni di smaltirli fuori dalla Calabria. Non si possono dunque trattare come altri rifiuti pericolosi, poiché esistono precisi codici e prescrizioni. Se invece gli stessi codici autorizzati fuori regione vengono ammessi nella discarica di Columbra, sarebbe un fatto gravissimo e da verificare immediatamente accertando eventuali responsabilità».

Le critiche al commissario Errigo
Altra questione su cui Oliverio ha espresso critiche è stata la gestione della bonifica, che per l’ex presidente della Regione «è iniziata con forte ritardo e per una quantità di soli 40.000 tonnellate, quando invece i rifiuti presenti sono presumibilmente centinaia di migliaia di tonnellate. La bonifica va pianificata su scala più ampia e in tempi certi, con trasparenza sulle tappe e sugli obiettivi. Inoltre, secondo le informazioni a disposizione, i lavori di bonifica attualmente in corso non stanno rispettando le normative previste dal decreto legislativo 101 e dal Paur. I controlli affidati ad Arpacal e Spisal – ha dichiarato Oliverio – risultano insufficienti anche per via della carenza di personale. È quindi necessario potenziare le strutture di vigilanza per garantire sicurezza ambientale e tutela dei lavoratori». Un’altra critica dell’ex presidente della Regione ha riguardato la gestione dei fondi da parte del commissario per la bonifica Errigo: «Lo apprezzo e lo stimo per la storia che ha alle spalle, però – ha rimarcato Oliverio – questo non può esimermi dal fare alcuni alcuni rilievi. Il commissario Errigo, naturalmente pensando di essere più realista del re, si è prodigato nelle settimane scorse a sottoscrivere un’ordinanza di cui non aveva e non ha la legittimità, perché come è noto il potere del commissario è circoscritto nell’ambito di quanto previsto dal decreto di nomina. In secondo luogo, al posto del commissario, dei 3 milioni che gli sono stati destinati dal governo per la sua attività non ne avrei spesi circa 2 per una sede a Roma, li avrei spesi piuttosto per contribuire a rafforzare la funzione di Arpacal e delle strutture preposte alla vigilanza e al controllo sulle attività. sulle attività di bonifica. Io ritengo che la bonifica deve andare avanti, deve essere anzi accelerata: bisogna chiedere a Eni conto delle proprie responsabilità. Il commissario ha questa funzione perché è il rappresentante dello Stato in questo caso e deve far rispettare la legalità affinché si possano realizzare gli obiettivi di bonifica che sono stati per oltre vent’anni elusi da parte di Eni. La città di Crotone – ha concluso Oliverio – ha pagato un prezzo altissimo e attende giustizia: Eni ha tratto profitti enormi da quel territorio e ha un debito da saldare, che si chiama bonifica, una bonifica reale, non simbolica o parziale». Oliverio infine ha precisato che «sotto la mia presidenza nessun aumento di volumetria è stato autorizzato a Sovreco». (a. c.)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato