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il ricordo

Rosetta, un’eroina dimenticata

L’agente di custodia di Torano Castello morta nel 1989 a causa di un incendio nel carcere di Torino

Pubblicato il: 17/07/2025 – 9:27
di Bruno Gemelli
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Rosetta, un’eroina dimenticata

La Casa circondariale di Castrovillari è dedicata a Rosetta Sisca. Chi era costei? Era un’agente di custodia o vigilatrice penitenziaria che dir si voglia, morta il 3 giugno 1989 nella sezione femminile del carcere delle Vallette di Torino a seguito di un incendio originato da un cumulo di materassi di poliuretano che sprigionarono fumi tossici che provocarono la morte per asfissia.
Morirono undici donne: nove detenute (che si chiamavano: Ivana, Rosa, Paola, Lauretta, Lidia, Morsula, Ediita, Beatrice e Radica) e due agenti di custodia. Queste ultime erano la calabrese Rosetta Sisca e la genovese Maria Grazia Casazza. Entrambe si distinsero per il loro coraggio, rientrando nella sezione per aiutare le detenute a uscire dalle celle. Le due donne sono state riconosciute “Vittime del Dovere” e decorate con Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria.
Rosetta Sisca era di Torano Castello, circa quattromila anime in provincia di Cosenza, ed aveva 37 anni.

Su quell’evento tragico scrisse un pamphlet Susanna Ronconi che allora era lì detenuta a seguito della sua esperienza di lotta armata prima nelle Brigate rosse, per un breve periodo, e poi nell’organizzazione Prima linea. Ancora la Ronconi dirà nella sua autobiografia: «Tutta la mia buona sorte, tutta è stata ormai spesa, quella notte. Quella notte, io ero in permesso, insieme a Liviana e a Sonia. Ventiquattrore ore di permesso. Solo ventiquattrore ore. Eravamo a casa di Mimmo Calopresti, allora giovane videomaker, ancora lontano dai successi romani di Cinecittà. Eravamo da lui per pensare insieme a un video, a una storia. Noi a raccontare, lui a inventarsi un film. Avevamo tirato tardi, la sera, qualche bicchiere, e parlare, parlare, parlare. Un breve sonno. Lui doveva alzarsi presto, la mattina. Aveva acceso il telegiornale delle sette. Piazza Tienanmen, un ragazzo con le mani alzate davanti a un carrarmato. E poi un incendio: carcere femminile di Torino, undici donne morte. Ci chiama con il viso teso, alzatevi, dice, è successa una cosa terribile. Ci precipitiamo sul televisore mentre passano di nuovo le immagini della piazza, pensiamo che quello lo abbia sconvolto … no, non è questo, e di nuovo la notizia del carcere. Le immagini ci serrano la gola. Sono le nostre celle, è il nostro braccio. Le riprese mostrano lingue di fumo nero stampate sui muri, uscite dalle finestre delle celle. Anche dalle nostre, e sbarre di ferro accartocciate come fuscelli. Non si fanno ancora i nomi delle donne morte. Telefoniamo ai nostri avvocati, diciamo loro di venirci a trovare subito, nel pomeriggio. Noi, rientriamo immediatamente […]».
La Calabria ha 10 case circondariali con un affollamento di circa tremila detenuti, inoltre ci sono due case di reclusione (Rossano e Laureana di Borrello), due Rems – Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (Santa Sofia d’Epiro e Girifalco) e un Istituto Penale per i Minorenni – Ipm di Catanzaro.

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