Dulbecco, le accuse al cardiologo con lo studio a Pizzo: oltre 3 mila «visite in nero» e «false prenotazioni»
Da dirigente medico, secondo l’accusa, avrebbe «riscosso e omesso di versare» all’azienda oltre 319 mila euro in cinque anni

CATANZARO Avrebbe svolto in nero oltre 3100 visite «riscuotendo ed omettendo di versare all’Azienda ospedaliera» circa 319 mila euro. È l’accusa rivolta a Giampiero Maglia, all’epoca dei fatti dirigente medico del reparto di Cardiologia-Utic del Pugliese Ciaccio, coinvolto nell’inchiesta che il 15 luglio ha portato all’arresto altre 10 persone, accusate di aver creato un sistema illecito di visite private, fatture false e peculato. Il cardiologo, secondo l’accusa, avrebbe usufruito del suo studio a Pizzo Calabro per effettuare «visite in nero», violando – secondo gli inquirenti – sia le norme fiscali che il vincolo di esclusività con l’Azienda. Un modus operandi simile a quello di Marco Scicchitano, oculista e dirigente medico della Dulbecco.
L’attività con vincolo di esclusività e pagamenti tracciabili
Maglia, premettono gli inquirenti, era autorizzato dall’azienda a svolgere attività professionale in regime di intramoenia “allargata”, ovvero operando anche all’infuori della sede ospedaliera ma mantenendo comunque un vincolo di esclusività. In questi casi avrebbe dovuto «accettare solo pagamenti tracciabili e con l’utilizzo di Pos intestato all’azienda ospedaliera di appartenenza». Il cardiologo, secondo la ricostruzione, avrebbe invece svolto visite «in nero» nel suo studio privato di Pizzo anche «applicando spesso tariffe diverse da quelle che si era impegnato per iscritto a rispettare al momento della richiesta di autorizzazione all’Azienda Ospedaliera». A Maglia vengono contestate in meno di 4 mesi (dal 30 giugno 2022 al 12 dicembre) «270 visite mediche in nero» per un totale complessivo di 29.425 euro. Dal 2017 al 2022 avrebbe «eseguito ulteriori 3.193 prestazioni sanitarie, con le stesse modalità, riscuotendo ed omettendo di versare all’AO l’importo dei compensi professionali, complessivamente accertato in 319.320 euro».
La gestione in «autonomia» e il Pos guasto
Il cardiologo avrebbe gestito «in totale autonomia» le richieste di visita dei pazienti, «senza quindi interessare in alcun modo il competente ufficio Alpi». All’ufficio dell’Azienda, Maglia si sarebbe recato solo per «versare parte del contante ricevuto» con i dipendenti che avrebbero effettuato «false prenotazioni» sul registro elettronico successive alle visite. In aggiunta, secondo l’accusa, in gran parte delle visite il cardiologo «non rilasciava ricevuta fiscale ai pazienti», impossibilitati anche al pagamento elettronico in quanto «Maglia stesso riferiva di volta in volta, preordinatamente, che il Pos era guasto». I pazienti privi di contante li avrebbe indirizzati «verso lo sportello bancomat più vicino per effettuare il prelievo».
Il ruolo di Mafalda Candigliota
Anche Mafalda Candigliota, operante nel reparto di Cardiologia della Dulbecco, avrebbe svolto la sua attività nello studio di Pizzo, seppur legata da vincolo di esclusività all’azienda e autorizzata al solo svolgimento dell’attività libero professionale intramuraria. «Pertanto – scrivono gli inquirenti – non avrebbe potuto svolgere visite a pagamento al di fuori delle mura ospedaliere». Candigliota avrebbe invece svolto «un’attività consistente in prestazioni di ausilio a quella del Maglia o interamente autonoma». In aggiunta, dalle conversazioni captate degli inquirenti sarebbe emerso come la stessa, insieme a due infermieri, avrebbe «trafugato materiale sanitario dall’AOU “Renato Dulbecco” al fine di utilizzarlo nello studio privato di Pizzo». (ma.ru.)
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