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L’estate di “fuoco” della Calabria: auto e terreni bruciati in una escalation di intimidazioni

L’ultimo episodio è quello del sindaco di San Nicola Arcella, ma la criminalità non si è mai fermata. La Valle del Marro simbolo di resistenza

Pubblicato il: 19/07/2025 – 19:30
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L’estate di “fuoco” della Calabria: auto e terreni bruciati in una escalation di intimidazioni

LAMEZIA TERME Un’estate di “fuoco” per la Calabria e questa volta non a causa degli incendi scaturiti dal caldo o da piromani occasionali: negli ultimi mesi il territorio calabrese ha assistito a una escalation di atti intimidatori nei confronti di amministratori, politici, imprenditori ed associazioni. Tutti “vittime” della violenza e della criminalità che è tornata a farsi sentire e a rendersi, soprattutto, visibile: auto in fiamme, terreni e uliveti completamente rasi al suolo da incendi dolosi. Che ci sia la ‘ndrangheta o meno (questo solo eventuali inchieste future potranno dircelo) dietro la crescita delle intimidazioni rende evidente la “fragilità” di un contesto che, nonostante le numerose operazioni della magistratura, convive ancora con la mentalità di chi considera la violenza come unica risposta per “dirimere” ogni questione.

Auto bruciate ad amministratori e professionisti

L’ultimo episodio, in ordine cronologico, è quello del sindaco di San Nicola Arcella Eugenio Madeo. La sua auto, la notte del 16 luglio, è stata distrutta dalle fiamme causate da un incendio probabilmente doloso. Stessa sorte capitata a Claudia Santoro, dirigente del Comune di Vibo Valentia e responsabile del settore finanziario che ha visto il proprio veicolo essere avvolto dalle fiamme a Bivona. Non sono gli unici amministratori o professionisti presi di mira negli ultimi mesi: sempre a Vibo l’assessore Marco Talarico ha subito un incendio a terreni di sua proprietà, a San Giovanni di Gerace nel mirino è finito il veicolo di un candidato al Consiglio comunale, a Campo Calabro è andato in fiamme lo scuolabus di proprietà del Comune. L’episodio più emblematico sono i reiterati incendi nel cantiere del nuovo Ospedale della Sibaritide. D’altronde, i dati emersi dall’ultimo rapporto di Avviso Pubblico sono allarmanti e confermano la tendenza di queste settimane: la Calabria è la seconda regione per intimidazioni a rappresentanti di enti pubblici, con circa 844 episodi censiti dal 2010 al 2024. A questi si aggiungono numerosi episodi inquietanti, con veicoli dati alle fiamme anche a cittadini che non ricoprono ruoli nelle istituzioni. A Maida, pochi giorni fa, tre auto sono state distrutte da un incendio, anche in questo caso probabilmente doloso, mentre la stessa notte dell’auto della dirigente Santoro, a Vibo le fiamme hanno avvolto anche l’auto di una docente del luogo.

Gli incendi alla Cooperativa Valle del Marro

Vittima più volte di atti intimidatori anche la cooperativa Valle del Marro legata a Libera Terra, che opera su beni confiscati alla ‘ndrangheta: nel giro di poche settimane ignoti hanno bruciato il raccolto di grano della stagione e l’uliveto con oltre 830 alberi assegnato nel comune di Oppido Mamertina. Due episodi che si aggiungono a quelli già subiti negli scorsi mesi, con l’associazione antimafia che nel suo esprimere solidarietà alla cooperativa ha parlato di «strategia intimidatoria sistematica». L’obiettivo, in apparenza, sembra quello di provocare danni economici ingenti e non consentire di lavorare a un’azienda, oltre che pienamente legale, divenuta simbolo della lotta alla ‘ndrangheta nel territorio calabrese. Non solo politica e istituzioni, dunque, ma le intimidazioni diventano strumento anche per provare a “inquinare” l’economia, soprattutto quella che opera nella legalità. Segno di una criminalità sempre presente che continua a “minacciare” la libertà dei calabresi. (ma.ru.)

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