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l’analisi

L’auto elettrica e il nervo scoperto del petrolio

Perché fa così paura ai colossi del greggio?

Pubblicato il: 21/07/2025 – 10:45
di Daniele Menniti*
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L’auto elettrica e il nervo scoperto del petrolio

L’articolo analizza le conseguenze economiche della transizione verso la mobilità elettrica sul settore petrolifero globale, con particolare riferimento a colossi come Saudi Aramco. Partendo da un estratto dell’articolo pubblicato su ‘Italia nel Futuro’, si evidenzia come l’elettrificazione dei trasporti minacci il cuore della domanda petrolifera, ovvero i carburanti per veicoli. Viene illustrato come, in un contesto energetico dove il petrolio non serve più alla produzione elettrica, le compagnie petrolifere abbiano un interesse diretto a rallentare la transizione energetica. Si sottolinea infine la probabile ostilità del settore verso le FER e la mobilità elettrica attraverso lobbying, disinformazione e campagne coordinate. Fonte iniziale: Italia nel Futuro – Articolo su Saudi Aramco e il potere economico del petrolio.

Introduzione

Con una valutazione di mercato che sfiora l’inverosimile — 1.670 miliardi di dollari — Saudi Aramco non è solo la più grande compagnia petrolifera del pianeta, ma la più potente macchina economica a servizio di uno Stato sovrano. Aramco opera su tutta la filiera dell’idrocarburo, dalla trivella al distributore. Molto sommessamente mi permetto di aggiungere qualche considerazione. Immaginiamo per un attimo che tutti i veicoli a combustione interna diventino elettrici (con ovvi benefici dal “pozzo alla ruota”).

L’importanza del petrolio nei trasporti

1. Attualmente, oltre il 50% della domanda globale di petrolio è assorbita dal settore dei trasporti su gomma (automobili, camion, autobus).

2. Se tutti i veicoli a combustione interna venissero sostituiti da veicoli elettrici, si avrebbe una drastica riduzione della domanda di benzina e gasolio, ovvero dei derivati leggeri del greggio, quelli più remunerativi per le compagnie petrolifere.

3. Il petrolio non è usato per generare elettricità e, quindi, non utile a generare l’elettricità per i veicoli elettrici.

4. Nei paesi industrializzati, l’elettricità non viene più prodotta da derivati petroliferi, ma da:
   a. Gas naturale (cicli combinati, alta efficienza)
   b. Carbone (in alcuni paesi ancora presente, ma in forte declino)
   c. Fonti rinnovabili e nucleare (in crescita o presenti a seconda del mix nazionale)

Petrolio e generazione elettrica

Il petrolio è quindi quasi inutile nel settore elettrico se non per usi marginali o d’emergenza (gruppi elettrogeni) e inutile per la mobilità elettrica.

L’impatto economico sull’industria petrolifera

L’impatto economico su colossi come Saudi Aramco e simili è quindi importante, se non del tutto destabilizzante o devastante. Un’azienda come Saudi Aramco ha una marginalità elevatissima proprio su prodotti raffinati per i trasporti. Se l’elettrificazione della mobilità si diffondesse su larga scala, anche mantenendo la domanda industriale e petrolchimica, crollerebbero ricavi e profitti. Le compagnie come Aramco hanno sì una filiera integrata, ma hanno una parte non preponderante del mercato nel mondo dell’energia elettrica da gas e la rete di distribuzione del gas per autotrazione non è nemmeno lontanamente paragonabile a quella della benzina (e ancora a quella del diesel).

Il ruolo residuale della petrolchimica

Rimarrebbero leader della petrolchimica, ma non dell’energia.
La petrolchimica continuerà a esistere per produrre:

– plastiche
– fertilizzanti
– bitumi
– lubrificanti
– solventi industriali

Ma questo comparto non è sufficiente a sostenere la scala economica del settore petrolifero globale senza la domanda per i trasporti.

La reazione delle compagnie petrolifere

Conseguenza logica: ostilità verso l’elettrico. È dunque logico e plausibile supporre che le compagnie petrolifere (direttamente o tramite terzi) sostengano narrazioni ostili alla mobilità elettrica, utilizzando:

1. lobbying politico
2. disinformazione o propaganda nei media
3. campagne orchestrate online (heaters da tastiera sui social)

Gli argomenti comuni: “emissioni nella produzione delle batterie”, “blackout”, “estrazione del litio”, “non c’è abbastanza energia”… sono i soliti falsi argomenti per difendere posizioni che oggi non sono più ammissibili.

Conclusione

In conclusione, se il trasporto globale diventasse elettrico e l’elettricità fosse prodotta da gas o rinnovabili/nucleare, le compagnie petrolifere perderebbero il cuore della loro domanda. Ciò spiega l’accanimento contro rinnovabili e mobilità elettrica e, in definitiva, l’interesse diretto e strutturale di queste imprese a ritardare la transizione elettrica.

*Ordinario di Sistemi Elettrici per l’Energia Università della Calabria

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