Sotto processo il malcostume del “così fan tutti”, «per fortuna c’è il contradditorio»
Nel caso dell’assoluzione di Carlo Guccione, «bene hanno fatto i giudici ad entrare nel merito. Ci saremmo opposti alla prescrizione»

COSENZA L’avvocato Luca Acciardi sistema i faldoni con cura maniacale, seduto accanto a Carlo Guccione – difeso con successo nel processo scaturito dall’inchiesta “Rimborsopoli” insieme al collega Paolo Greco – attende l’arrivo dei giornalisti per la conferenza stampa convocata dall’esponente del direttivo nazionale del Pd coinvolto in un procedimento lungo 13 anni. La lunga attesa è valsa, almeno, l’assoluzione ma come è ovvio e scontato immaginare gli effetti dell’indagine della procura di Reggio Calabria prima, e il dibattimento poi, sono stati devastanti. Il legale, in una intervista al Corriere della Calabria, ripercorre le tappe giudiziarie di una vicenda che ha sollevato numerose e roventi reazioni, (ri)aperto il dibattito sul senso autentico di giustizia e sulle garanzie offerte agli indagati e agli imputati.
Un processo lungo, un’assoluzione che ha il sapore di condanna?
Qualcuno ha recentemente sostenuto che un processo lungo oltre dieci anni – sebbene concluso con una assoluzione – valga quasi quanto una condanna per chi è costretto ad affrontarlo con l’obbligo di dimostrare la propria innocenza. «Ritengo non sia così, è meglio ricevere una assoluzione, ma tutto il processo poteva essere meglio gestito sin dall’inizio».
Si spieghi meglio…
«La Procura è partita da un’ipotesi, poi ha fatto ricerche di prova per formare una tesi, per portarla dinanzi all’accusa. In quel periodo l’ipotesi era del “così fan tutti”, perché il processo “Rimborsopoli” in Calabria è stato l’ultimo in ordine di tempo rispetto a tutte le altre regioni d’Italia. In quel periodo, la Procura di Reggio Calabria credo abbia ritenuto la sussistenza di un malcostume anche in riferimento ai consiglieri regionali calabresi. Ma poi, alla fine dei conti, abbiamo dimostrato l’inconferenza – mi scusi il termine appropriato – rispetto alle contestazioni dell’ipotesi accusatoria».
Si sarebbe potuto risolvere già in fase preliminare?
«Abbiamo accertato che Carlo Guccione, in particolare, e tutto il gruppo Pd avessero dimostrato la liceità delle delle spese sostenute e la documentazione delle stesse. Ricordiamo che Carlo Guccione è stato per oltre dieci anni sotto processo, perché vi era una duplice contestazione. I capi di imputazione contestavano l’inconferenza di spese pari a 255 euro. Gli anni analizzati sono stati il 2010, 2011 e 2012: in tre anni non sono riusciti a trovare spese inconferenti per soli 255 euro. E poi, contestavano la mancata documentazione di spese sostenute nel 2011, pari a 27.000 euro, documentazione che il commercialista Gianello, che era il custode delle spese del gruppo Pd, aveva prontamente rappresentato agli agenti della Guardia di Finanza depositando più di 19.000 pagine di documentazione afferenti le spese dei consiglieri regionali»
È finita?!
«Speriamo sia definitivamente finita. Ritengo di sì, non solo perché l’assoluzione è stata pronunciata nel merito, ma anche qualora la procura dovesse ritenere di proporre appello, i reati sono già prescritti, sostanzialmente, per tutti gli imputati».
“Reset“, “Rimborsopoli“, “Malarintha” sono processi che vedono coinvolti, a vario titolo, professioni e politici. Molti sono stati assolti (in primo grado). Che idea si è fatto?
«Non credo alle coincidenze, anche perché sono le cose più difficili da difendere. Un problema però c’è, ed è sostanzialmente un problema generale sulla proclività dell’ufficio di Procura nel formare, come dicevo all’inizio, ipotesi. Per fortuna c’è il contraddittorio. Noi facciamo il nostro lavoro, i giudici, in questo caso, hanno fatto brillantemente il loro perché avrebbero potuto scegliere la via più breve e più facile, che era quella della dichiarazione della prescrizione del reato, per quanto riguarda Carlo Guccione, ma hanno ritenuto di entrare nel merito. In ogni caso, noi difensori – in accordo con Guccione – avremmo rinunciato alla prescrizione». (f.benincasa@corrierecal.it)
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