I tentacoli dei clan sugli appalti nella Locride, la denuncia di un imprenditore: «Furti e mezzi distrutti per anni»
Caulonia, Tropea, Ardore, Natile di Careri, Gioiosa Ionica. I territori in cui l’imprenditore ha dichiarato di aver lavorato e di aver subìto danneggiamenti e intimidazioni

LOCRI Per un imprenditore che per paura ha negato di essere stato minacciato, ce n’è uno i cui racconti di anni di intimidazioni sono contenuti nelle pagine dell’inchiesta “Dilemma” della Dda di Reggio Calabria che ha fatto luce su una serie di atti estorsivi messe in atto dagli indagati legati – secondo l’accusa – ad alcune famiglie ‘ndranghetistiche locali, ai danni degli imprenditori operanti nella Locride. Un imprenditore – si legge nell’ordinanza – “determinato a denunciare le pressioni subite nell’ambito dell’esercizio della sua attività lavorativa, così consentendo agli inquirenti una ricostruzione effettiva della vicenda”.
I “segnali”
Caulonia, Tropea, Ardore, Natile di Careri, Gioiosa Ionica. I territori in cui l’imprenditore ha dichiarato di aver lavorato e di aver subìto danneggiamenti e intimidazioni, “segnali” che lasciano poco spazio all’immaginazione. A Caulonia l’uomo racconta di aver trovato delle croci poste sui mezzi parcheggiati: “Ho chiaramente percepito si trattasse di un alto intimidatorio. Mi sono recato presso il comando carabinieri competente per denunciare i fatti”. A Tropea, dopo aver subìto il danneggiamento di una macchina per effettuare del movimento terra, l’imprenditore racconta di essersi trovato costretto a spostare i mezzi nei pressi della caserma. E ancora, nei lavori successivi, furti di mezzi e tubi incendiati.
Leggi anche: I clan e gli appalti nella Locride. La “tavola rotonda” e le minacce agli imprenditori: «Si meritava sparato»
“Avvicinamenti” e richieste
In riferimento all’inchiesta l’uomo racconta del tentativo di una estorsione da parte di due indagati, I.D. e R. A.. L’imprenditore ricostruisce la vicenda parlando dell’appalto del rifacimento del campo da calcio a Natile Nuovo di Careri, per un importo che si aggirava sui 150mila euro. Avvicinamenti e richieste di prendere parte ai lavori, l’uomo si rifiuta, ma continua a ricevere visite anche a casa che ricollega a quanto accaduto prima. In termini temporali, sei mesi dopo, l’uomo afferma di aver subìto furti in un deposito a Siderno: camion, attrezzature e martelli.
«Temo per la mia incolumità»
Ma nonostante la paura l’uomo dichiara di aver sempre denunciato tutti gli episodi sospetti: «Temo per l’incolumità mia, della mia famiglia e delle proprietà a me riconducibili. Il timore deriva dalle ultime cose patite in questi anni e nello specifico dai soggetti che mi si sono avvicinati in questi giorni». (m.ripolo@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato