La cocaina a «30mila euro al chilo» dalla Calabria in barca fino a Messina
I racconti del pentito Settimo Corritore, appartenente al clan dei Mangialupi. «La droga la prendevo a Sant’Eufemia d’Aspromonte»

LAMEZIA TERME Gli ingredienti ci sono tutti: un clan in ascesa, il traffico di droga, un pentito che racconta tutti i retroscena. C’è questo e molto altro nell’inchiesta “Gerarchia” della Distrettuale antimafia di Messina che ha portato – su ordine del gip – all’arresto per mano della Polizia di Stato di 14 persone tra la provincia siciliana e la Calabria. Tra loro, Rocco Raco (cl. ’98) di Scilla; Raffaele Giorgio Raco (cl. ’69) di Seminara; Filippo Raso (cl. ’69) di Taurianova, tutti finiti in carcere e tutti, a vario titolo, gravemente indiziati dei delitti di associazione finalizzata al traffico di sostanza stupefacente, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi.
Le dichiarazioni del pentito
Sono proprio le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia ad aver dato avvio alle indagini. Parliamo di Settimo Corritore, classe 1980, detto “cucca nira”, considerato appartenente al clan dei Mangialupi, le cui dichiarazioni – insieme agli elementi emersi delle indagini – hanno consentito di accertare la riorganizzazione del clan che trae il nome dall’omonimo rione di Messina. Per sua stessa ammissione, Corritore è stato il corriere del clan per l’attività di narcotraffico.
È lui che, parlando con gli inquirenti, ha riferito dell’operatività di un gruppo criminale dedito al narcotraffico sul territorio siculo ma anche con rapporti con l’ambiente criminale calabrese. Un gruppo promosso e diretto da Santino Di Pietro (cl. ’98) di Messina finito in carcere e che, nonostante la detenzione nel carcere di Siracusa, avrebbe continuato ad operare insieme ai propri familiari.
L’acquisto di cocaina dalla Calabria
Dettagli di rilievo, emersi peraltro già nel corso del primo interrogatorio. «Ho fatto parte di un gruppo di narcotraffico guidato da Santino Di Pietro che dava ordini dal carcere di Siracusa, dove si trova detenuto, attraverso telefoni cellulari. Questo gruppo, in particolare, acquistava droga dalla Calabria ed io mi sono occupato in molte occasioni di prendere contatti con i calabresi e di trasportare la droga dalla Calabria a Messina», racconta. È il 2 novembre 2022 quando Corritore parla ancora di Di Pietro, del traffico di droga messo in piedi e dei contatti con i fornitori calabresi per trasportare e smerciare la droga sull’Isola. E ancora: «Per quanto riguarda il gruppo di narcotraffico – preciso che ho operato per questo gruppo sino a circa otto mesi fa – la droga, come ho detto, veniva acquistata da noi messinesi e da un gruppo di catanesi, sulla base degli accordi che Santino Di Pietro aveva preso in carcere». Il detenuto in questione sarebbe un tale Fabio, il cui cognato si troverebbe al 41bis.
30mila euro al chilo
Poi i primi spunti raccontati ai pm sul traffico dalla Calabria. «Ho trasportato nel corso di varie trasferte in Calabria, complessivamente, circa otto chili cli cocaina ma non ho guadagnato molto da questi traffici perché Santino Di Pietro prometteva di darmi dei soldi, ma poi non manteneva le promesse», ha raccontato il pentito. Poi i dettagli. «Attraverso i contatti che ho preso in Calabria, la droga fornita dai calabresi al prezzo di 30.000 euro al chilo veniva trasportata con una barca pilotata da Peppe Astuto (anche lui finito in carcere). Preciso che la droga in Calabria la prendevo a Sant’Eufemia di Aspromonte e avevo preso contatti con dei fornitori a Bianco», racconta ancora Corritore ai pm. Il collaboratore ha spiegato che la barca impiegata per il trasporto dello stupefacente dalle coste calabre a Messina era di proprietà del padre di Santino Di Pietro, Nunzio, che la teneva nella zona di Maregrosso, anche lui finito in carcere nel blitz della Polizia.
Il primo viaggio in Calabria: 2 chili di prova
A proposito di Calabria e dei rapporti tra questo gruppo messinese e i calabresi, il pentito Corritore ha fornito ulteriori dettagli nel successivo interrogatorio, quello del 24 novembre 2022. «Fu Santino Di Pietro a darmi le prime indicazioni per acquistare le sostanze stupefacenti in Calabra, in particolare nelle zone di Sant’Eufemia d’Aspromonte» e «ricordo di aver fatto un primo viaggio in Calabria, per procurare lo stupefacente, all’incirca l’inizio del 2021». I fatti, secondo il pentito, andarono così: «Tramite Santino Di Pietro, incontrai due soggetti catanesi, uno di essi era cugino di un tale Fabio, detenuto con Santino e con il quale entrambi avevano preso accordi per rifornirsi di cocaina dai calabresi (…) ci recammo con una Peugeot a Sant’Eufemia d’Aspromonte, e ci fermammo nei pressi un bar. Fummo raggiunti da alcuni calabresi e portati in una casa di campagna, dove ci furono forniti 2 kg di cocaina, divisi in due panetti. Dopo averla collocala nella nostra macchina, senza particolari cautele, io ed il catanese ci recammo nei pressi di Villa San Giovanni, sul litorale, dove ad attenderci c’erano Nunzio Di Pietro e l’altro catanese, cugino del detenuto Fabio». Poi il trasporto via mare, a Messina, con la barca del papà di Santino Di Pietro. Corritore, invece, in auto sul traghetto. (g.curcio@corrierecal.it)
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