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Sinistra Italiana: «No allo smantellamento del Dipartimento di Oncologia  del “Ciaccio – De Lellis”»

Tallarico: era una eccellenza, oggi è ridotto a un caso emblematico di disattenzione istituzionale

Pubblicato il: 25/07/2025 – 10:15
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Sinistra Italiana: «No allo smantellamento del Dipartimento di Oncologia  del “Ciaccio – De Lellis”»

CATANZARO «Sinistra Italiana ritiene fondamentale rappresentare la storia di modello d’eccellenza che ha garantito un servizio per centinaia di pazienti. Un tempo fiore all’occhiello della sanità calabrese, oggi ridotto a un caso emblematico di disattenzione istituzionale. È la parabola del Dipartimento onco-ematologico dell’ospedale “Ciaccio-De Lellis”, struttura storicamente di riferimento per i malati oncologici dell’intera regione e oltre». Lo afferma Francesco Tallarico, coordinamento Provinciale Sinistra Italiana – Catanzaro. «Sorto oltre 25 anni fa come modello avanzato di assistenza integrata – sostiene Tallarico – il Dipartimento – nato sotto l’egida dell’Azienda ospedaliera Pugliese-Ciaccio e oggi inglobato nell’Azienda Ospedaliera-Universitaria “Dulbecco” – ha rappresentato per decenni un punto fermo per la cura dei tumori. Fondamentale il contributo degli allievi del professor Antonio Alberti, luminare dell’oncoematologia italiana, e di un personale infermieristico altamente specializzato e motivato. Il modello adottato – basato sull’“intensità di cura” – prevedeva percorsi assistenziali differenziati per tipologia e gravità del paziente, integrando in modo funzionale day hospital, ambulatori e degenze. L’umanizzazione delle cure, supportata anche da associazioni di volontariato e club service, aveva reso il reparto un esempio raro di accoglienza e dignità per chi affronta malattie spesso devastanti. Centrale in questa organizzazione era l’Unità Farmaci Antiblastici (UFA), laboratorio ad atmosfera controllata per la preparazione sterile delle terapie chemioterapiche e biologiche. Realizzata secondo standard innovativi per l’epoca – la prima in Calabria – l’UFA è stata riconosciuta a livello nazionale per la qualità e la sicurezza, come sottolineato anche dalla Commissione ministeriale Serra-Riccio. A garantirne la corretta gestione, per anni, è stato il gruppo dirigente dell’ex AO “Pugliese – Ciaccio, oggi AUO “R. Dulbecco”, punto di riferimento per la tutela della salute dei lavoratori esposti a farmaci ad alto rischio. Ma oggi quel modello virtuoso rischia di dissolversi nel silenzio generale. Da anni, infatti, l’attenzione del management sanitario si è via via affievolita, lasciando in sospeso gli indispensabili aggiornamenti normativi e strutturali della UFA. Una struttura che ogni giorno gestiva le terapie di oltre 100 pazienti – adulti e pediatrici – e che ora si vede depotenziata da un decentramento che molti definiscono incomprensibile.Le preparazioni terapeutiche – osserva Tallarico – sono state trasferite al Policlinico di Germaneto, creando non pochi disagi a una vasta utenza, spesso proveniente da fuori provincia. Per ogni ciclo di terapia, i pazienti devono affrontare fino a tre accessi, tra prelievi, esami e infusione. Ma ciò che preoccupa di più è la gestione delle urgenze: nel nuovo assetto, nel fine settimana non viene garantita l’erogazione tempestiva delle terapie, con rischi drammatici in casi acuti come quelli delle leucemie.

Le risposte della dirigenza aziendale, che si rifugia dietro la mancanza di “bacchette magiche”, non bastano a placare la frustrazione dei pazienti e dei loro familiari. La sensazione è quella di un progressivo smantellamento di un centro che, con orgoglio e fatica, era riuscito a ritagliarsi un ruolo di eccellenza nella martoriata sanità calabrese.

Le domande restano inevase: perché depotenziare una struttura che funzionava? Perché non investire nel suo adeguamento anziché spostarne le funzioni? E soprattutto: chi si assume la responsabilità dei disagi – e dei rischi clinici – a cui sono esposti ogni giorno decine di pazienti oncologici? Ora, la speranza è che le istituzioni regionali e locali rompano il silenzio, allo scopo di mettere in atto le opportune azioni correttive per definire un concetto basilare: non si parla di efficienza burocratica, ma della vita – e della dignità – di chi lotta contro il cancro».

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