La Calabria diventerà «terra nel cuore del Mediterraneo o un deserto come il Meridione d’Italia?»
La riflessione dell’antropologo Vito Teti ospite di Felici & Conflenti. «Non corrisponde a realtà l’immagine di una Calabria negativa»

CONFLENTI Dopo una apertura fatta di laboratori, incontri e primi momenti musicali condivisi, l’undicesima edizione di Felici & Conflenti entra nel vivo del programma con tre giornate dense di cammini, laboratori, ritualità e festa collettiva. Un evento che negli anni ha trasformato Conflenti in un organismo vivo dove la cultura popolare è spazio di relazione e possibilità.
Paesi oggi
Venerdì 25 luglio, Piazza Pontano, ha ospitato uno dei momenti centrali di riflessione collettiva: l’incontro con Vito Teti, tra gli antropologi più significativi nel pensiero sulle aree interne, con l’intervento “Paesi oggi. Geografie del possibile tra spopolamento, rigenerazione e nuove frontiere”. Un’occasione di dialogo tra comunità locali, istituzioni e studiosi per ripensare il futuro dei luoghi a partire da chi li vive e li attraversa. A Conflenti, la restanza non ha nulla di malinconico e nulla di eroico. «Non è una scelta che deve portare indietro, ma deve guardare avanti. Non è una scelta di rassegnazione, ma di azione, di fare le cose, di cambiare il mondo. Non deve essere associata a staticità. Chi resta nei paesi è quello che viaggia, che si muove, che accoglie», racconta Teti al Corriere della Calabria. Questi giovani, oltre a fare cultura, a portare arte, musica nei loro paesi riescono ad innovare. E lo fanno «attraverso discorsi stilistici e linguistici nuovi. Chiedono che questi paesi abbiano il lavoro, gli ospedali, le scuole, le buone strade, tutto ciò che è necessario a mettere in condizione le persone di poter restare quando hanno voglia di farlo. È chiaro che poi c’è chi vuole partire, ed è giusto che parta».
Il problema è demografico, economico, culturale. Lo spopolamento potrebbe non essere inarrestabile, magari puntando su iniziative e con politiche in controtendenza rispetto alle proposte fino ad oggi avanzate.
Immaginare il futuro è ancora possibile?
«Occorre conoscere davvero i paesi, sono profondamente mutati rispetto al passato. Quelle immagini dei borghi edulcorati, dove tutto è possibile, dove tutto è facile, non corrisponde alla realtà, ma non corrisponde nemmeno alla realtà quell’immagine di una Calabria negativa, angusta. Bisogna avere uno sguardo realistico per vedere dove sono i problemi e per capire cosa fare per risolverli non nascondendoli, non occultandoli». Insomma, il cammino futuro non è segnato a patto che venga «sostenuto dalla politica, dalle istituzioni, dalle persone, da chi è andato via, da chi resta. In questo momento si decide una partita grossa per la Calabria, potrebbe diventare una terra nel cuore del Mediterraneo o un deserto come il Meridione d’Italia. Noi speriamo che avvenga la prima cosa e che questi giovani si adoperino in questa direzione».
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La Calabria del lavoro e dell’accoglienza
«Il calabrese ha un cuore grande, ha una grande generosità e certe volte un suo lato ombroso lo porta ad essere negativo nei confronti degli altri», aggiunge Teti. «Credo che in questi momenti di difficoltà, di passaggio epocale, possa ritornare prepotente la figura del contadino che faticava da mattina a sera, delle braccianti che lavoravano la terra, dell’emigrato che andava all’estero per fare studiare i figli, delle donne che allevavano i figli in condizione di grandi difficoltà. C’è una Calabria del lavoro e dell’accoglienza che deve essere riscoperta, mentre quella più angusta, più marginale, a volte più rancorosa, bisogna metterla da parte». (redazione@corrierecal.it)
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