Come ti cambio idea senza tanti perché. L’Azione di un Calenda furioso
Dall’acclamazione del governatore al futuro in bilico nella maggioranza. «Bisogna programmare, le regionali sono una scommessa»

LAMEZIA TERME Lo scorso 7 luglio, il Sole 24 Ore pubblicava i risultati relativi ai consensi dei governatori regionali al termine di una indagine commissionata all’Istituto demoscopico Noto Sondaggi. Il presidente Roberto Occhiuto si piazzava nella top five dei governatori più amati del Sud con il 58% di consensi: in aumento del 3,5% rispetto al 2021. Immediate le reazioni degli alleati, tutti impegnati a celebrare il risultato certificato dal quotidiano economico con note di acclamazione e sostegno all’operato del presidente. Anche Azione Calabria, che in Consiglio regionale sostiene la maggioranza, aveva sottolineato come la crescita del consenso fosse legata alle capacità di Occhiuto di «dare voce e soluzioni ai problemi».
A distanza di 24 giorni cosa è cambiato? Questa mattina, dopo i sorrisi dispensati a cronisti e fotografi durante il taglio del nastro della nuova sede della segreteria regionale di Azione a Lamezia Terme, Carlo Calenda – leader nazionale del partito – ha riservato parole durissime nei confronti del presidente regionale calabrese, “colpevole” di «non aver risposto al telefono senza neanche degnarsi di richiamare». L’assenza di rapporti diretti con il presidente, certifica una frattura al centro di recenti rumors che va ben oltre alla semplice chiamata senza risposta. «Non è il Papa, non è un monarca e nemmeno Steve Jobs», questi gli affondi del senatore che richiama il governatore ad una maggiore attenzione sui temi scottanti della sanità e del trasporto pubblico locale lanciando un chiaro segnale per il futuro: «Spero che Occhiuto abbia recepito chiaro il messaggio». Ipse dixit.
Tocca al segretario regionale Francesco De Nisi rincarare la dose. «Carlo Calenda ha detto con chiarezza quello che si aspetta dalla Calabria, ed è giusto che sia così, perché la regione ha bisogno di crescere e migliorare». La domanda sorge spontanea suggerirebbe qualcuno, l’alleanza è a rischio? «Non ci siamo seduti ad un tavolo per discutere di futuro. Siamo stati eletti con il consigliere Graziano in questa maggioranza e stiamo sostenendo lealmente, oltre ogni limite, il governo Occhiuto. Il futuro bisogna programmarlo. Ad oggi non c’è stata nessuna interlocuzione, questo è quello che emerge dai fatti, non lo diciamo noi».
I fallimenti delle regioni
La nuova casa di Azione a Lamezia Terme è affollata, l’unico condizionatore non riesce a smorzare le temperature roventi di fine luglio. Calenda sventola fogli A4 per resistere al caldo, poi quando prende la parola – senza utilizzare il microfono – si libera del ventaglio improvvisato ed inizia un lungo intervento dedicato ai tanti mali che affliggono il Mezzogiorno. «Non è possibile pensare che il sistema del regionalismo determini che chi nasce in Calabria abbia un’aspettativa di vita inferiore rispetto a chi risiede al Nord». Calenda rintraccia i colpevoli. «I fallimenti continui delle regioni sono sotto gli occhi di tutti, fino a quando non arriva lo Stato centrale come fece con il primo intervento straordinario del Mezzogiorno. E noi dobbiamo entrare nella logica che succederà questo, perché non possiamo perdere tempo a giocare a racchettoni con i direttori delle Asl». Il mondo va in pezzi – urla il segretario di Azione – «La situazione è talmente esplosiva per cui qualunque cosa sia dibattito demenziale, va tirato fuori. Agli italiani in questo momento interessano due cose: Temptation Island e quello che ha detto Raul Bova, ma vorrei chiedervi di reagire perché è così che ci vogliono, rincoglioniti davanti alla televisione a guardare reality ed a mangiare il cornetto Algida». Mancano solo il Festivalbar e lo Schiacciasette con il Super Santos per concludere la lista nostalgica dei tempi che furono.
Il presente, il futuro
Accantonato per un attimo il passato, Calenda torna ad occuparsi dei temi strettamente attuali. Il pensiero è rivolto alle prossime competizioni regionali ed anche in questo caso il messaggio è privo di inutili giri di parole. «E‘ responsabilità nostra cercare di scegliere le persone e le coalizioni che siano migliori. Non scegliamo chi dice no a infrastrutture, industrie e termovalorizzatori. Questa roba qui non la scegliamo. La nostra scommessa domani sono le regionali, ma dopodomani la scommessa è politica».
Ed ancora, «ci sarà una nuova legge elettorale, perché la faranno, e per la seconda volta consentirà l’indicazione del Presidente del Consiglio che avrà uno spazio centrale». Sul ruolo di Azione, «dobbiamo ricostruire un centro liberale, repubblicano, riformista, popolare, contro gli estremismi. Questo deve essere il nostro obiettivo di lungo periodo, gli influencer non vanno più bene né di destra né di sinistra». La chiosa è una promessa. «Tornerò in Calabria, verrò nelle università, da settembre. La vostra non è una terra perduta. Non è vero che non cambia niente, è già tutto cambiato intorno a noi». (f.benincasa@corrierecal.it)
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