Via libera romani e voglia di non farsi logorare. Così Occhiuto terremota la politica calabrese
I retroscena dietro la decisione del presidente della Regione di dimettersi e di ricandidarsi. Un “gioco di anticipo” che punta anche a creare problemi a un centrosinistra ancora impreparato

LAMEZIA TERME La prima a uscire allo scoperto è stata la Lega di Matteo Salvini, che in una nota e in una dichiarazione di un plenipotenziario del Carroccio come Claudio Durigon in pratica plaude alla decisione di Roberto Occhiuto di dimettersi da presidente della Regione Calabria per ricandidarsi comunque alla guida della Calabria. E secondo gli analisti politici sarebbe il segnale che la mossa con cui Occhiuto terremota la Cittadella e Palazzo Campanella abbia una copertura nazionale, al punto che fonti qualificate del centrodestra parlano di un recentissimo passaggio romano del governatore con i massimi leader della coalizione – si vocifera con la stessa Giorgia Meloni per Fratelli d’Italia, di Salvini e di Lupi per Noi Moderati, oltre che ovviamente con Antonio Tajani per Forza Italia – e un conseguenziale via libera alla decisione di far terminare la legislatura regionale in netto anticipo rispetto alla scadenza naturale, prevista a ottobre 2026. Del resto, per un politico accorto e navigato qual è Occhiuto, con un ruolo anche nazionale essendo vice di Forza Italia, è evidente che l’avallo romano sia fondamentale anche e soprattutto per tenere insieme lo schieramento di centrodestra e sterilizzare i prevedibili mugugni di gran parte dei consiglieri regionali che adesso si vedono costretti a rientrare anzitempo nei ranghi prima di rituffarsi in una nuova competizione elettorale (si ipotizza ottobre come possibile range temporale del voto per le prossime Regionali). Ovviamente fioccano i retroscena, che legano questo clamoroso “strappo” di Occhiuto anche alla vicenda giudiziaria nella quale è rimasto coinvolto con l’accusa di corruzione nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Catanzaro, ma il dato politico è che Occhiuto in ogni caso – spiegano gli analisti – non avrebbe avuto alcuna intenzione di farsi logorare da nessuno e per nessun motivo con l’andare del tempo, legando la sua parabola politica anche a un quadro nazionale che vedrà andare al voto diverse Regioni in autunno e che per uno come lui, già capogruppo di Forza Italia alla Camera, è in realtà quello più congeniale. Il “gioco d’anticipo” di Occhiuto, consumato poi – altro elemento molto significativo sul piano politico – alla vigilia degli Stati generali del Sud di Forza Italia a Reggio, nascerebbe anche da queste considerazioni e probabilmente anche dalla consapevolezza di aver visto un po’ scemare, nelle ultime settimane, la spinta propulsiva che nei primi due anni e mezzo di legislatura regionale ha portato a diverse e anche forti riforme, alcune delle quali davvero dirompenti. Negli ultimi tempi i segnali, provenienti dalla sua maggioranza, di un certo sfilacciamento e di malumore nei confronti di un presidente spesso accusato di eccessivo “decisionismo” – segnali come lo “strappo” dei calendiani di Azione e il rinvio per mancanza del numero legale dell’ultima seduta della commissione Bilancio del Consiglio regionale che doveva licenziare la legge sul Policlinico di Cosenza – non sarebbero sfuggiti a Occhiuto, che adesso prende tutti in contropiede con una scelta che rivoluziona l’intero orizzonte politico in Calabria, con chiari risvolti anche sul livello nazionale. Anzitutto rivoluziona l’orizzonte del centrosinistra e del Pd, che solo qualche giorno fa hanno iniziato a ragionare di Regionali e dunque al momento sono sicuramente impreparati a una sfida elettorale che è comunque in salita. Ma rivoluziona l’orizzonte elettorale calabrese da qui al prossimo anno, rimettendo in discussione ambizioni, assetti, equilibri e prospettive. (redazione@corrierecal.it)
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